L’ex di lusso giustizia Denver

Alla stretta finale, dopo sei mesi e più di 70 partite, la NBA offre colpi di scena impensabili. Meno di un mese fa dopo una corsa folle, con una serie di sconfitte per un sola notte i Warriors con l’infortunio di Kevin Durant e un quintetto con un buon lavoratore georgiano al posto di un vero centro, e si erano trovati dietro gli Spurs ma poi avevano sapere riprende prontamente la situazione e ieri notte hanno superato in trasferta l’ultimo avversario spinoso, Houston, con le polveri annacquate . Nel tiro da 3 1/9 di Harden che si è salvato con un tripla-doppia di 24 punti, 13/13 tiri liberi 11 rimbalzi e 13 assist, anche se nella corsa al titolo di MVP è più incisivo Russell Westbrook 1/6 Ariza, 0/5 Lou Williams, l’indicatore del rendimento, e 1/4 di Detter.  Hanno segnato 57 punti  di Splash Brothers in attesa del rientro di Durant: 32 punti con 8/11 di Stephen Curry da sotto e 3/11 da fuori più 10 rimbalzi 10 assist e 28 di Klay Thompson con 5/12  dall’arco e 5 rimbalzi. Per la verità la squadra di Kerr non è stata perfetta, ma di fronte al 26,8 (11/41) i Rockets hanno lanciato missili spuntati (5/31, 16,1, una delle peggiori giornate della terza forza della stagione) e nel gioco l’orchestra della Baia ha offerto miglior musica, con i 33 assist contro 20. Alla vigilia dei playoff buone indicazioni invece da Clint Capela, il moro franco-svizzero che ha approfittato della debolezze a centro area della miglior squadra della stagione, 9 canestri su 10, 21 rimbalzi e 7 rimbalzi.

A 24 ore dal sorpasso di Boston all’Est con la pesante sconfitta dei Cavs a San Antonio (-29) e l’uscita nel terzo tempo di LeBron per un colpo alla nuca che gli ha fatto perdere i sensi per qualche secondo e ha dato la misura dei tormenti che sta passando il giocatore-icona della NBA  per non riuscire a convincere i neghittosi compagni a usare la baionetta in difesa, s’è concretizzato anche il clamoroso sorpasso di Portland (36/38) su Denver, ormai nell’aria, frutto di due fattori, la partita stratosferica di McCollun (39 punti,15 canestri da posizione), più incisivo di Lillard, e la partita polemica del bosnico Jussuf Nurkic, 33 punti e 16 rimbalzi, il nuovo idolo di Portland. Aveva chiesto di essere ceduto sentendosi trascurato da coach Malone Denver incautamente cosa ha fatto? Con una pensata da Nobel l’ha dato proprio alla diretta concorrente per l’ottavo posto dei playoff, un episodio che fa venire alla mente la famosa battuta di Lenin: gli americani ci regaleranno la corda con la quale gli impiccheremo.

Non solo.  Per completare l’affare del secolo, la cessione di Nurkic, un fighter indomabile che ha messo sotto anche il serbo slavo Jurkic, col quale divideva il ruolo in Colorado, è stata resa possibile grazia allo scambio con Mason Plumlee, il centro titolare, arrivato demotivato a Denver e martedì sera inutile, se non dannoso: nessun canestro su quatto tentativi 2 rimbalzi, 3 assist, per cui Faried (14 rimbalzi e 8 punti) ha lottato da solo. Un altro fattore  riguarda invece Gallinari che nell’ultima parte di stagione è stato per due volte fermo per un’infiammazione all’inguine e una botta al ginocchio proprio nel momento migliore della stagione. E qui parlano le cifre: 13 punti, poca sicurezza nel tiro (3/5 con  sola tripla su 8), 13 punti 6 rimbalzi, 3 assist e 4/6 dalla lunetta in 32 minuti molto sofferti. Jokic ha stretto i denti , è andato vicino a una tripla-doppia con 17 punti ma 1/6 da 3, 8 rimbalzi, 8 assist in 36 minuti.  I migliori sono state le due guardie 23 punti per Nelson (8/11 4/7 3) e 9 per Gary Harris (8/14) ma nel loro ruolo Portland ha un coppi d 50-60 punti. Il calendario è tremendo con altre 4 trasferte  fin 7 giorni (31 marzo Charlotte, 2 aprile Miami, 4 New Orleans, 5 Houston). Ritorno  Denver per le gare del 7 e 9 aprile, con i Pelicans e Oklahoma poi le ultime due a Dallas e Oklahoma. Contro 3 trasferte e 5 gare casalinghe di Portland,  maledetto destino.

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