Torna Gallinari, Denver cicala

Torna Gallinari dopo 3 gare e, guarito dallo stiramento alla coscia destra, porta 17 punti (come  Chandler, Nelson, Jokic) ma ne porta 22 Wayne Ellington che fuori 16 gare e rientrato lunedì per un problema analogo a quello del Gallo ispira la rimonta di 11-0  nel quarto finale dove segna 14 unti)  e assieme al supermolleggiato Whiteside MVP della gara con una doppia pesante (25 punti, 16 rimbalzi)  fa pendere la bilancia per Miami. La squadra di Goran Dragic, leggermente inferiore in classifica delle Pepite  ma  simile, giovane e ribelle non è però lontanamente parente dagli Heat dei titoli di LeBron e Wade che hanno preso strade diverse.

Denver ha fatto il suo dovere a rimbalzi (55/48) e negli assist (28/26)  ma non ha tirato bene, ha avuto quel passaggio a vuoto all’inizio dell’ultimo quarto fatale ma soprattutto è stata una cicala generosa, questione di self control. E coach Malone sentendosi tradito per le 19 palle perse ha sputato il rospo: “Nel pre-partita avevamo messo l’accento sull’importanza di gestire bene ogni pallone e  invece abbiamo concesso 28 punti per tutte quelle palle perse”.

Può aver influito in questa scofitta (98-106) che scava un solco meno facile da rimarginare per risalire verso la zona playoff, dove Portland e Utah guadagnano terreno, anche la stanchezza perchè era la sesta partita negli ultimi 10 giorni. Quasi tutti i giocatori, tranne Jokic e Nelson, pur impegnandosi sono stati sotto il loro standard e il peso di ben quattro assenze fra cui quelli di Harris e Barton si è sentito. Gallinari ha onorato la sua media (17 contro 19,5 della stagione scorsa) con 6/16 che contiene l’1/5 nel tiro da 3 che funziona a intermittenza e con le attuali percentuali e la spada di Damocle del guaio muscolare il proposito di giocare il suo primo All Stare Game non sarà facile da raggiungere, anche se da un fighter del suo calibro  ci si attende la zampata improvvisa. Come andare oltre il suo high stagionale di 21 punti, e la prima doppia doppia. Così così Jamal Murray, è sceso come vigore il centro titolare Jusuf Nurkic.

Detroit dopo aver vinto a Charlotte nonostante l’espulsione di Drummond, ha colpito anche a Boston (114-121)   al di sotto delle attese e perplessi per la decisione di Horford di saltare un turno per festeggiare il compleanno della figliola. Hanno colpito in trasferta anche i giovani Lakers a Chicago (90-96) che ha poco ritmo con i veterani Wade e Rondo e perde terreno prezioso, New York a Minnesota (104-106)  con Anthony più disposto a far circolare la palla dopo le due sconfitte casalinghe, e San Antonio dopo l’ennesimo inopinato scivolone casalingo con Orlando ha allungato la striscia vincente in trasferta a Dallas per il derby texano  e con 19 punti dell’australiano Patty Mills gli Spurs sono arrivati a 11 vittorie.Fra le vittorie casalighe Toronto  rafforza il suo 2° posto all’Est dietro i Cavaliers allungando la striscia vincente (4/0) e conferma la posizione della scorsa stagione. I Knicks (9/9) tornano all’8° posto al 50% come Milwaukee (8/8) che però ha giocato due gare in meno  di New York che al Madison  lascia punti preziosi.

L’exploit del giorno, scontato, richiama  ancora a Russell Westbrook sulle orme di uno degli eroi mitologici della NBA, Oscar Robertson che dopo aver vinto l’Olimpiade di Roma nelle stagioni successive divenne il re della tripla-doppia. Ebbene il missile terra aria di Oklahoma è il degno successore con la quarta tripla consecutiva  grazie alla quale conduce per 46/45 nella sfida con LeBron avvantaggiato anche dall’età  rispetto a King James: Curry ne ha collezionate 7 la scorsa stagione, Russel è arrivato alla nona  propiziata dall’overtime. Segnata la tripla finale del pareggio, si è poi scatenato con 14 punti e i Thunder hanno vinto 126-115 con Washington di Scott Brooks il coach della scalata alle vette della franchigia bene accolto dal suo ex pubblico. E pensare che Westbrook non aveva tirato bene,  35 punti con 12/35 al tiro e 1/6 da 3, a 10/10 dalla lunetta e 14 rimbalzi e 11 assist in 41 minuti.  Raramente si era visto una play dare scacco ai giganti a rimbalzo, il basket sta cambiando negli ultimi due anni con Curry e Westy. La NBA senza lo spettacolo non sarebbe la NBA.

A cura di Enrico Campana

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