Crollo dei Clippers, Irving salva i Cavs

Ancora senza  il Gallo fermo da 3 gare per lo  stiramento alla coscia, problema nuovo rispetto ai guai del passato che avevano “colto” ginocchio e  caviglie dell’azzurro, Denver è tornata al successo a Phoenix (120-114) e con un record di 7/10 è al 10° posto assieme a Sacramento  all’Ovest  e davanti  ha i Lakers (9/10)  che hanno rallentato con due sconfitte, Portland (9/9) e Utah (9/8) e Oklahoma (10/8).

La situazione di classifica è fluida e bastano un paio di vittorie per agganciare le squadre dell’area playoff, anche se oltre a Gallinari che vale la bella di 16,9 punti di media sull’economia di squadra, sono fuori al momento anche Harris, Barton e Hernangomez. Però in Arizona la squadra ha trovato la forza per allungare con un parziale di 34-15 nel secondo quarto e con l’esperienza e i canestri di Chandler, pienamente recuperato dopo una stagione persa, e Jameer Nelson ha gestito il vantaggio.  Ogni volta che Phoenix si è fatta sotto con le sue due formidabili guardie Eric Bledsoe (35 punti, record in carriera) e  il baby-killer Devin Booker è arrivato puntuale il canestro dei due veterani di Denver: per Chandler 25 punti, 8/17 3/6 da3 tl 6/6 8 rimbalzi e  21 per l'”ammiraglio Nelson ” con 4 triple su 7. Hanno risposto Mudiay  (19 punti ) che sta lavorando per affinare la tecnica di regia  e contenere l’esuberanza e ed è sulla buona strada (37 minuti, 8 liberi su 10, 5/13 al tiro e 6 assist) e Jokic (11 rimbalzi) che ha retto assieme a Faried il confronto con l’imponente Tyson Chandler, miglior Difensore dell’anno coi Knicks, 15 rimbalzi. Il super-rookie Jamal Murray dopo due ottime partite è stato invece meno efficace con 9 punti (e 1/4 da 3) giocando però 22 minuti.

Earl Watson  ha messo in panchina il  suo interessante rookie Marqueese Chris (2 unti) reo di un fallo tecnico stupido per proteste, ma il sostituto Alex Len’, gigante ucraino di scuola americana (Maryland), ha tamponato il problema portando 10 rimbalzi. La gara è stata  caratterizzata da un continuo ping pong alla linea del tiro libero, ben 68 in totale, con percentuali moto alte: 31/36 per la squadra di casa, e 29/32 per quella ospite.

Merito di Denver è aver portato a casa una vittoria preziosa in questo momento delicato, specie dopo la sconfitta casalinga con Oklahoma, senza aver brillato  domenica in Arizona nel tiro in area per la potenza fisica dei rivali, tant’è che la percentuale dall’arco è stata migliore (13/29, 44,0 contro il 39/89, 43,00 del tiro corto) . Il problema di Phoenix in questa stagione è la poca cattiveria nel finale, Denver ha fatto invece valere l’esperienza di Wilson Chandler sempre impeccabile con la sua calma olimpica quando aumenta la tensione della gara. “Sono rimasto sempre lucido, fa parte del mio carattere mantenere il controllo e non sto  a pensare se un canestro è importate o no, sia che segni o no è soltanto un altro tiro”, ha spiegato.

I Clippers che fino alla settimana scorsa erano la squadra più brillante hanno perso le ultime due gare, pesantissima quella di domenica a Indiana senza la sua star Paul George per un problema alla schiena  ma ben guidata da Jeff Teague uno dei migliori play emergenti della NBA che non ha avuto la minima difficoltà nel duello col carismatico Chris Paul.  O meglio al suo brutto sosia a giudicare dalla prestazione del match-winner della finale olimpica di Londra contro la Spagna: 3/11, 0/6 da 3, 13 punti, 4 assist e 4 perse.  I 70 punti finali dei Clippers  sono 38  meno della brillantissima media  che sembrava il miglior biglietto da visita per lottare finalmente per il titolo. Una vergogna, questa doccia fredda provocherà un brusco risveglio e qualche anatema. Sotto tono anche Griffin (6/15) e Reddik (1/1, 1/5 da3) e Jordan passabile  solo per i 14 rimbalzi. Tiro disastroso, si commenta da se il 16,07 per cento (4/24, solo Jamal Crawford ha segnato due volte) contro il 31,4 in totale, e lo sbandamento di gioco totale che risalta negli 11 assist appena contro 26 della Teague-band.

Col questo crollo verticale i Clippers (14/4) non tengono il passo de Warriors (15/2) e vengono scavalcati al 2° posto dagli Spurs (14/3, 10 vittorie consecutive in trasferta!) mentre all’Est i campioni di Cleveland hanno salvato a ghirba contro Filadelfia l’ultima del ranking  he però in questa fase di ricostruzione è almeno quest’anno sostenuta dal suo pubblico. La squadra che negli ultimi anni ha offeso il suo grande passato fa leva su ben tre europei, il play spagnolo Sergio Rodriguez tornato nella NBA con un contratto da 8 milioni di dollari che lui sta onorando a suon di assist (7,2 di media), il turco  Ersan Ilyasova che gira come un pacco postale nei giri di mercato e può garantire punti e rimbalzi e il gioiello croato Dario Saric che tiene il campo nella sua prima stagione NBA e forse deve definire meglio il suo ruolo magari giocare small forward come Gallinari.

I Cavs, reduci da due partite con il record di più di 20 triple, hanno inseguito  gli ultimi della classe per tre tempi  (77-81) e si sono scatenati 35 punti (contro 27) nell’ultimo, di cui ben 19 firmati da Kyrie Irving (totale 39 punti). E meno male che LeBron ha chiuso la settimana con una doppia tripla-doppia (la 45esima in carriera, 26 punti, 10 rimbalzi, 13 assist) facendo gli straordinari (42 minuti)  per non voler essere da meno di Westbrook in questa sfida stellare col play dei Thunder e Kevin Love ha confermato la sua smagliante forma segnando a sua volta 25 punti più 12 rimbalzi. Ne ha  presi 10 anche Tristan Thompson, armadio canadese solido come il legno di quercia, ma è bastato poco che i danni  causati da JR Smith compromettessero la vittoria e la partita delle altre individualità. Per il dandy amante della vita notturna 0/11, 0/7 da 3, nessun punto! L’aventiniano non sta onorando il contrattone strappato poche ore alla vigilia della stagione che grava sulla tassa del lusso e ottenuto grazie anche alle pressioni di LeBron sui propri dirigenti. Nelle ultime  due gare JR  ha segnato 1 solo canestro su 21 tiri,  la sua media è però di 4 punti nelle ultime 5 gare: 1,4 punti di media, il 21,9 nel tiro, nessun tiro libero, 2 rimbalzi, 1 assist. Avrebbero forse dovuto pagarlo a tassametro.

A cura di ENRICO CAMPANA

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