Quintieri alla conquista della Malesia

Andare in Malesia e ‘trovare l’America’: è la storia di Simone Quintieri, una storia di emigrazione e pallone. Valigia in mano, il centrocampista originario di Cosenza ha lasciato l’Italia dopo un lungo peregrinare in svariate società tra serie D e la vecchia C2 per provare a cimentarsi con campionati esotici ‘in via di sviluppo’.
 
Prima in Indonesia, poi negli Stati Uniti, un’esperienza in Germania, una ‘capatina’ a Malta e poi la Malesia (“Dopo essere ripassato dall’Indonesia, allo Sriwijaya; ma il campionato non è partito a causa di una sorta di Calciopoli e il mio procuratore di Singapore mi ha portato al Putrayaja”, ha raccontato).
 
Il 33enne ha spiegato questi mondi calcistici così lontani in esclusiva a Sportal.it: “Il campionato malese in cui gioco ora è senza dubbio il migliore a cui abbia mai preso parte. Ho avuto la fortuna di conoscere e giocare contro talenti come Ivan Fatic (nazionale montenegrino dal passato in Italia, ndr), l’ex genoano Luciano Figueroa e addirittura l’ex Liverpool nonché giocatore africano dell’anno nel 2002, il senegalese El Hadji Diouf che ha anche disputato i Mondiali del 2002″.
 
Un calcio, quello malese, che si sta facendo strada a suon di investimenti e tanta fame di pallone: “A differenza dell’Indonesia, qui il calcio è differente, sembra di essere in Europa. E’ il riflesso dell’economia del Paese: mediamente la popolazione vive bene, tutti hanno la macchina, non ci sono persone in difficoltà per le strade – ha proseguito Quintieri -. Prima erano le cordate ad acquistare i club, ora sono i singoli. Alcuni dei quali poi comprano squadre europee, come Tony Fernandes al Qpr. Succede perché le entrate legate al calcio in Malesia sono davvero enormi, tra diritti tv, biglietti allo stadio (sempre pieno, con 90mila tifosi dentro e altri 90mila fuori) e amichevoli di lusso come quella della selezione nazionale con il Liverpool (terminata 1-1)”.
 
In una realtà così lontana da quella della ‘Penisola’ la rigidità nell’alimentazione è del tutto simile a quella occidentale: “Ti seguono personalmente. Si mangia tanto riso, è come la pasta da noi. In generale comunque qui a Kuala Lumpur si mangia benissimo. Sembra di stare davvero in Europa, oppure a Singapore. Tutt’altra storia è in Indonesia: per viverci devi esserci abituato, si sente davvero di essere in Asia”.
 
E per quanto riguarda il rapporto con i tifosi? “Qui se vinci un campionato o una coppa nazionale ti venerano come un dio. Per il resto essere calciatore in Malesia è come in Italia: foto, autografi, domande. Poi dipende anche dalla città: a Selangor, per esempio, non puoi stare tranquillo un attimo, ti assalgono. Qui a Putrajaya meno. E’ come paragonare il Torino e l’AlbinoLeffe in serie B”.
 
Quintieri può vantare anche di aver conosciuto allenatori di esperienza. Se in Malesia si è scontrato con Mike Mulvey, vincitore del campionato australiano con il Brisbane Roar nel secondo anno di Alessandro Del Piero nella ‘terra dei canguri’, a Malta, nel Qormi, ha imparato tanto da un figlio d’arte: “Un grande, mister Karel Zeman, figlio di Zdenek. Con lui abbiamo sfiorato l’ingresso in Europa League”.
 
Prima ancora c’era stata l’esperienza al Miami United, che tra l’altro ha appena ingaggiato Alessandro Nesta come allenatore e che già da due stagioni conta su Donato Curci come preparatore atletico: “Quella è stata un’avventura diversa, più legata alla mia volontà di visitare gli Stati Uniti piuttosto che al calcio. Inoltre ho voluto trasferirmi lì per imparare meglio l’inglese. Ci avevo visto giusto – ha scherzato Quintieri -, con l’ingaggio di Nesta dimostrano quanta voglia abbiano di crescere a Miami”.
 
Pioniere del calcio indocinese, il centrocampista è in contatto con tantissimi giocatori di serie B e Lega Pro, qualcuno dei quali può anche vantare qualche gettone di presenza in serie A. Le loro richieste sono insapettate quanto incredibili: “Mi chiedono di poter venire qui a giocare, sono stanchi dell’Italia”.
 
E per quanto riguarda il futuro? Il 33enne cosentino non si nasconde: “Ho avuto la fortuna di vivere più di 3 anni in Asia, vorrei rimanerci. Il Putrayaja, per la prossima stagione, mi ha proposto di diventare assistente allenatore, ma prendo tempo – ha raccontato Quintieri -: penso di poter dire la mia come calciatore ancora per 2 o 3 anni almeno… e poi quando comincerò a fare il mister (cosa che mi piacerebbe molto) dovrò aver imparato bene l’inglese e lo spagnolo. E’ importante arrivare a quel giorno preparato e pronto per confrontarmi con giocatori di diverse culture, diverse lingue e diverse esperienze”.
 
Infine la domande fatidica: qual è il gol che questo calciatore giramondo si ricorda con più piacere? Quintieri ha risposto senza esitare: “Il primo gol segnato con la maglia del Semarang United, in Indonesia, nonché mia prima rete asiatica: sponda di testa di un mio compagno, io arrivo da dietro, controllo di destro, calcio di sinistro sul secondo palo, il pallone impatta sul palo interno e poi entra in rete… proprio un bel gol”.

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