Westbrook stop al record, ripartono i Warriors

Fallito il record per 4 assist, Russell Westbrook il re della tripla-doppia del Terzo Millennio ha voluto fortissimamente la vittoria in una gara che si era messa male per i Thunder che sono riusciti a  battere Boston in casa recuperando 13 punti. La squadra di Brad Stevens senza Isiah Tomas è stata avanti per tre quarti, era 67-71 quando è suonato il gong degli ultimi 12 minuti emozionantissimi. Agli sgoccioli, Westbrook ha dato il primo vantaggio alla sua squadra a 30″ con un’entrata di sinistro e poi ha costretto Bradley a forzare l’ultimo tiro perchè non si dicesse che non cura la difesa. Risultato finale 99-96, totale di 15 vittorie per Oklahoma nel dopo-Durant con 9 sconfitte, e il 5° posto all’Ovest dietro la sorprendente Memphis, mentre Boston perde terreno (13/11)  rispetto ai Knicks (14/10)  all’Est con la bella vittoria (112-118) allo Staples Center dove il suo presidente non ha visto la gara nel parterre assieme alla sua fidanzata Jeanie Buss, proprietaria dei Lakers, ma sulla panchina. Significa uscire da un incubo, è  la miglior classifica degli ultimi anni, a vincere con i Lakers in un momento di risveglio (10/16) con 15  punti su 19 (high stagionale) nell’ultimo quarto di Brandon Jennings, l’ex romano quando 18enne giocò alla Virtus in Serie A lasciandola con un bel gesto, i 50 mila dollari donati per il terremoto dell’Aquila.

Westbrook (37 punti in 36 minuti, 14/26 al tiro, 2/5 da3, 7/12 liberi, 12 rimbalzi, 6 assist e 7 perse) nella gara precedente contro Memphis aveva eguagliato Michael Jordan con la sua settima tripla-doppia consecutiva, ma senza festeggiare  o fissarsi sul record assoluto delle 10 triple-doppie di Wilt Chamberlain del ’68. La corsa finisce qui, ha già migliorato il suo primato di 4 gare consecutive stabilito nel 2014-15 e certamente ricomincerà fin dalla prossima gara con uno spirito diverso. “Onestamente, sono contento per la vittoria, la cosa più importante. Come giocatore guardo sempre avanti, adesso penso a Portland, magari riparliamone più in là. La stagione è lunga..”. “Lo ammiro – gli fa eco Enes Kanter – perchè il suo modo di giocare ci sprona, crea occasioni per i compagni. Comunque come volume di gioco, non ha eguali e domenica ha segnato il 38% dei punti totali della squadra e con questa incidenza mostruosa però i Thunder hanno vinto 6 gare su 7 con le sue triple-doppie e a certi livelli queste imprese hanno una connotazione simile alle pennellate di un artista e non bisogna andare sul sottile.

Sei vittorie su 7 anche per i Knicks che oltre a Jennings in una sera opaca di Melo Anthony (4/16)  hanno evidenziato gli altri colpi di mercato di Phil Jackson, alias il coach Zen dei Lakers e dei Bulls, oltre a quello dell’anno passato di Kristaps Porzingins, ormai il vero pilastro  della squadra (26 punti, 8/15, 3/4, 7/9 liberi, 12 rimbalzi e un festival della stoppata con 7 prodezze). Derrick Rose che aveva saltato due gare per il mal di schiena ha segnato 25 punti  con grande precisione (12/16) e Willie Hernangomez, fratello maggiore di Juancho, il vice-Gallinari che sabato era aveva segnato 14 punti nella vittoria di Denver, l’unica di tutta la giornata, ha lasciato il segno con 12 rimbalzi ed è un’altra carta sicura per rivede i Knicks lottare per il titolo se il tasso di crescita e di fiducia non diminuirà.

Nel suo giro di 5 gare esterne che si concluderà domani notte a New Orleans, i Warriors dopo la bruttissima sconfitta di Memphis (89 punti, 21 di scarto, solo 46 dei Tre Tenori), hanno vinto  per 116-100 a Minnesota e il bilancio è  3-1 (21/4, con 12/2 on the road)  prima di arrivare agli incontri natalizi con l’atteso match di Cleveland con un sapore speciale di festa più che di rivincita che Santa Klaus porterà nelle case degli americani il 25 dicembre. Dopo una sconfitta, i Warriors si rialzano sempre, nelle ultime 114 gare non hanno perso mai due volte di seguito. A Minneapolis giovani e talentuosi Wolwes hanno tirato fuori le unghie, a livello di quintetto hanno segnato solamente 2 punti in meno dei rivali, 94-96, terribilmente superiori al rimbalzo (51/37, +14)  avendo Kerr abbassato il quintetto iniziale togliendo Varejao e mancandogli Pachulia inserendo il ventenne Kevon Loney, small forward, n.30 del draft due anni fa, ma non è bastato. I Warriors sono tornati ai 30 assist, la soglia sotto la quale non perdono mai, senza migliorare  la precisione (45%, 38/83 ma con un Thompson ben diverso da quello “sbroccato” di Memphis è arrivata una vittoria tonda(16 punti). Spettacolare duello degli starter: 25 punti di Wiggins (8/14), di Towns (9/15 e 18 rimbalzi) e Zach LaVine, l’ex allievo di UCLA  dove giocava con Looney) lanciato da Thibodeau quesa stagione.  Per i trio dei Warriors, 30 di Klay “Nasone” Thompson (11/21, 4/12 da 3), 22 Durant (6/21 1/4 da3 9/9 liberi 8 ribalzi e 5 assist) e 22 di Curry (6/13, 2/5 da 38/8 liberi e 9 assist). E a dargli rinforzo dall’arco un precisissimo Draymond Green con 18 punti (6/9 e 5 triple su 8, 5 rimbalzi e 4 assist).

La vittoria di Oklahoma è stata l’unica dell’Happy Sunday, hanno vinto in trasferta  anche New Orleans  a Phoenx 120-119 ai supplementari e il 76 working in progress  hanno vinto di 18 a Detroit, forse la vera sorpresa della giornata. E senza due pedine importanti, il play titolare Sergio Rodriguez per una gastroenterite e  il gigante Joel Embiid.

 A cura di ENRICO CAMPANA.

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