Warriors, sospiro di sollievo per Durant

Sospiro di sollievo per i Golden State Warriors: la presenza di Kevin Durant ai playoff non è a rischio. L’esito degli esami a cui è stato sottoposto il n° 35, dopo l’infortunio della scorsa notte, hanno evidenziato una distorsione al collaterale mediale del ginocchio sinistro e una contusione alla tibia. Dovrà stare fermo almeno quattro settimane, dopo le quali sarà rivalutato. Ma potrebbe tornare per la fine della stagione regolare.

L’ infortunio di Durant occorso dopo non appena due minuti del match contro i Wizards, nel 700° episodio di una carriera che già ha subito un grave stop qualche anno fa, non poteva arrivare in un momento più problematico per i Warriors. Thompson non è certo al top della condizione, Green è impegnato nelle polemiche twitter contro Pierce, Curry è reduce da un serata da 0/11 al tiro pesante: Golden State è pur sempre prima ad ovest ma non può certo indugiare troppo.

Il finale di stagione è pur sempre però quel momento in cui le certezze di una franchigia vanno consolidandosi e soprattutto quello in cui KD poteva cementare il suo talento nell’ambito del sistema run and gun tanto caro a Steve Kerr. Durant stava diventando un pezzo imprescindibile con la sua fisicità sia in attacco ma anche e soprattutto in difesa e rodare le batterie e le sinergie del motore poco prima della post season è di sicuro la chiave importante per approcciarsi alla polveriera playoff in cui è vietato prendere pause.

Certo, rispetto allo stop poco ottimistico delle prime ore, 4 settimane sono un autentico “affare” con la possibilità di avere qualche partita di backup tra le ultime di regular season che possa far ritrovare all’ex Thunder la giusta condizione in vista del rush finale. Con il giocatore scelto al draft da Seattle, tutte le precauzione del caso dovranno essere prese, così come già avvenuto in passato. Quando fra un mese ci sarà la rivalutazione della sua situazione clinica, si potrà avere un quadro più chiaro di quando effettivamente ci sarà il ritorno del go to guy della franchigia di Oakland.

Nelle difficoltà, però, anche una visione ottimistica non va scartata. I Warriors che vinsero il tiolo due stagioni fa avevano una responsabilizzazione che prescindeva spesso e volentieri anche dalle prestazioni delle proprie stelle. L’impatto di giocatori come Iguodala, Livingston, ora Pachulia, McCaw, Looney, Clark e McAdoo sarà ora un discrimine fondamentale per proseguire bene la stagione e arricchire il roster di quelle punte “nascoste” che possono fare la differenza quando sono chiamate in causa in uscita dalla panchina. Solo con un roster ben allungato si può raggiungere un obiettivo di pallacanestro creativa e al tempo stesso vincente.

Non è un caso, infatti, che i Warriors abbiano rinunciato a Calderon (giocatore di fantasia ma non uno scacchista) per prendere Matt Barnes, in un clamoroso ritorno nella Baia a 10 anni dall’ultima volta. L’ex Lakers è uno di quei ragazzi che ti garantiscono sostanza, specie nel pacchetto arretrato e che non hanno timore se la palla finisce nelle proprie mani. Bello il contrappunto che si viene a creare tra la squadra di 10 anni fa di Don Nelson, che non avrebbe mai potuto fare a meno di un soggetto come Durant e quella attuale di Steve Kerr che, partendo dai principi di quella pallacanestro, ha costruito le sue fortune sul ritmo e su un campo aperto a 360°.

Non è dato sapere ancora quale sarà l’effetto psicologico che l’infortunio occorso a KD potrà avere sulla franchigia, eppure la sensazione è che Golden State potrebbe riceverne uno schiaffo morale non indifferente che vada anche a sopperire a quel gap tecnico che si sta venendo a creare con le altre squadre che stanno rimpolpando il proprio forziere, e chiaro è il riferimento a Cleveland che ha tesserato Williams e Bogut. Sta di fatto che Steve Kerr e soci non possono battere la fiacca, perché se il vantaggio in classifica è importante, sarebbe fondamentale mantenerlo per concedere a Durant di poter rientrare senza fretta, farsi una messa a punto in qualche gara non importante, nonché soprattutto garantirsi un primo turno di playoff più agevole in cui dosare le energie della propria superstar in vista del rush finale. Come sempre, anche nelle avversità si può trovare lo spiraglio di luce, ed è questa la speranza di una squadra che ha fatto innamorare gli appassionati per il suo gioco leggero e la sua semplicità nelle situazioni complesse: non solo talento ma collaborazione e lavoro sinergico.

In collaborazione con basketissimo.com

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