Gallinari e Denver da record

Vittoria che incoraggia a sperare quella casalinga di Denver con Portland, la seconda stagionale contro  la squadra rivelazione dell’ultimo campionato, e con una serie di utili indicazioni per entrare nelle prime otto.  Denver  salita al 9° posto (10/16, 38,5 per cento) lasciandosi alle spalle i Kings (9/16) e i Lakers (10/18)  e Portland (13/15), squadra che per bocca di Damien Lillard  si era autocandidata a lottare per il titolo, e adesso il punto di riferimento per i Nuggets , anche se 4 lunghezze separano le due squadre. E non sono poche e da dietro sta salendo New Orleans che giovedì notte ha battuto Indiana.

Le indicazioni non si riferiscono tanto alla classifica quanto alla scintillante prestazione. I Nuggets hanno vinto col maggior punteggio (132 punti) della stagione, Gallinari ha stabilito a sua volta il suo high (27 punti di cui 20 all’intervallo, 8/13, 3/6 da 3, 8/8 liberi, 4 rimbalzi, 3 assist) e il rientro di Harris (18 punti, 7/11, 3/4 da 3)  ha dato penetrazione e vivacità all’attacco ma soprattutto Gary è stato il collante della difesa e la grande serata di Lillard (40 punti, 10 assist) non ha fatto danni.

Proprio Harris è il portavoce di una ritrovata fiducia la cui riprova è attesa per questo sabato quando Denver ospiterà i Knicks dell’ex Melo Anthony che non ha giocato ieri sera a Oakland  e tornata una squadra rispettabile, comodamente in area playoff, e con Porzingis in crescita e un gruppo di giovani fra i quali si fa strada Willie Hernangomez che in un paio di occasioni ha preso una decina di rimbalzi e si troverà di fronte al fratello minore, Juancho, che coach Malone usa nelle rotazioni e dice di non voler tornare in Europa. “Questa è la squadra che dovremmo essere, non solo episodicamente ma tutte la sere”,  ha ammonito la grintosa guardia. Denver ha vinto il duello ai rimbalzi (41-37) e Portland negli assist (27/22).

I Knicks (14-12)  che in questo giro all’Ovest sono sotto esame per capire se possono salire ancora  e hanno la grinta che ci vuole in trasferta non sono giudicabili per l’assenza di Anthony e di Derrick Rose, ma nessun giocatore tranne Brandon Jenning (10 punti) ha finito in doppia cifra, Porzingis che veniva da una serie di ottime gare ha sbagliato troppo (4/13, 0/2 d 3) e hanno lavorato bene ai rimbalzi Noah (10 e 6 punti) e Hernangomez (10 e 8 punti) per evitare una disfatta perchè sotto i tabelloni è finita 57-41.  I Warriors hanno riproposto Javale McGee  in quintetto per i problemi al polso di di Pachulia, il centro titolare, il più beneficiato dei 41 assist (da qui 17 punti) ma al solito sfarfalleggiante in difesa (2 rimbalzi). Comunque ha segnato il doppio di Steph Curry (3/14, 2/8 da 3, 21% totale 8 punti, 8 assist, 10 rimbalzi) che da due anni e mezzo non tirava così male come fece a Chicago con 2/10. Durant si applica per la squadra e ha mancato  la tripla per 2 assist (15 punti, 14 rimbalzi 8 assist) e, Draymond Green sempre sul pezzo (5 punti, 7 rimbalzi, 7 assist), top scorer Klay Thompson che segna quanto l’anno passato nonostante l’arrivo di Kevin. I Warriors sono la squadra che ha vinto più partite (23) e ne ha perse meno (4), soltanto gli Spurs hanno fatto meglio in trasferta (13-1 contro 13-2) rafforzando il loro primato  a Phoenix (107-92). Vittoria importante di Milwaukee (108-97) con Chicago, devo emendarmi perchè in questo momento Antotoukompo segna più di Durant e quindi The Greek Freak non è solo la sua copia.

Mike D’Antoni, con il suo immutabile candore, ha aperto un dibattito sulle troppe assenze delle star, un fenomeno che sta crescendo e che ha raggiunto l’apice con un turno di riposo ai bigs dei Cavs (James, Leve, Irving) a Memphis, osservando che è forte la delusione per un ragazzo che si fa due ore di viaggio e non vede in campo il suo campione preferito. Cuban ha dato ragione ai Cavs, è saltata fuori la ragione delle scienza, Mike ha fatto un passo indietro inchinandosi a questa testa spiegando che voleva soltanto dire la sua e di non voler dare una ricetta per risolvere il problema. Forse doveva essere un tema da dibattere negli incontri fra NBA e Sindacato Giocatori che ha toccato invece questioni salariali, i contratti TV hanno portato tanti soldi che finiranno quasi tutti nelle tasche dei giocatori, specie le star che potrebbero essente fuori dal salary-cap. Curry passerà a fine stagione da 12 milioni a 36,9, e cioè guadagnerà oltre 200 milioni. E James non vorrà essere da meno e a catena tutti gli altri. Intanto i Rockets dopo aver pareggiato l’offerta dei Nets, hanno fatto marcia indietro dopo le visite fiscali e rinunciano a Donatas Motijeunas, ex Benetton, che potrà andare sul mercato. Ma se davvero ha problemi alla schiena troverà un club disposto a dargli un contratto da 37 milioni. E magari tornerà in Europa per questa stagione, per rimettersi sul mercato NBA e giugno. Potrebbe essere una buona opzione per l’Armani ma il club (e Repesa) accetteranno questo rischio?

Ieri notte c’è stato un minuto di raccoglimento su tutti i campi per la scomparsa di Craig Sager. Aveva 65 anni, da  due anni lottava con un linfoma, lavorava per la Tv di Ted Turner, era il volto di bordo-campo più popolare per l’approccio , microfono in mano, pronto a cogliere una battuta dei campioni dello sport. Una star della Tv, un mito nel basket salutato come un campione quando faceva l’ingresso in campo. L’avevo conosciuto giovanissimo a Los Angeles nell’Olimpiade del debutto di Michael Jordan per la Gazzetta e poi a Milwaukee per Italia-Usa di Coppa Davis dove ero il responsabile della comunicazione e stampa della Federtennis .Una figura magnetica, che era se stesso, permettendosi ormai personaggio giacche-patchwork coloratisissime e messe solo agli uomini di spettacolo. Aveva il colore dentro, una forza che è molto di più dell’ottimismo.

A cura di Enrico Campana

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