Warriors, la vittoria del gruppo

Nella partita delle superstars Golden State ha vinto con la sua straordinaria panchina, la difesa e  la testa di Steve Kerr il quale possiede una dote eccezionale per un allenatore, non perde mai il controllo della situazione e sa capovolgere situazioni difficili come in gara1  l’incredibile serata-no di tiro degli Splash Brother, perchè con  Curry e Thompson  che segnano 20 punti (in 2) e soltanto 8 canestri su 27 riesce difficile pensare che i campioni abbiano vinto di 15 punti. 
 
L’invidiabile arte del Coach of The Year, buttato nell’agone due anni fa, dopo aver fatto il commentatore televisivo,  con l’esperienza di aver fatto parte come giocatore dei Bulls di Jordan e che in Italia, con la sua burocrazia,  non avrebbe mai potuto avere il patentino,  è quella  che di fronte a un problema riesce a non complicarlo, come fanno molti colleghi. Usando il buon senso, lui  lo semplifica attingendo a quel capitale meraviglioso che sono le risorse umane. E quindi  la vittoria porta la firma della panchina, e non solo per i 45 punti totali contro i 10 dei rivali ma per l’apporto in termine tecnico, di sostanza, di spinta, di impegno che richiama alla prestazione di Shaun Livingston , già protagonista all’inizio dei playoff  contro Huston nei giorni difficili per i problemi di Curry alla caviglia e al ginocchio, e  Andre Iguodala che  ha iniziato questa serie come l’aveva finita la stagione scorsa  meritandosi il titolo di MVP della finale. Andre, l’errore più tragico commesso dai 76ers negli ultimi anni, il dreamer dell’oro di Londra, il collante della miglior stagione dei Nuggets degli ultimi anni, è certamente il tratto di unione delle quattro vittorie finali con le quali i Warriors ribaltarono la situazione e quella di giovedì notte, una gara delicata , col terrore di ripetere il passo falso della semifinale con Oklahoma  costata uno sforzo tremendo  che Curry e Thompson, i superbi protagonisti di gara 7 e 6, hanno scontato nella gara d’avvio di questa serie che per le agenzie di scommesse vede i campioni decisamente favoriti.
 
Anche se ha sfiorato la tripla-doppia  per un solo rimbalzo, criticato velatamente – come si è letto nei commenti tecnici via twitter – per non aver attaccato sistematicamente il canestro nella prima parte della gara,  si complica la mission di LeBron che sta giocando la sua terza finale con Cleveland,  dove è tornato un anno fa  dopo le 2 vinte con Miami  per dare il primo successo alla terra natia dopo 52 anni di delusioni.  Dopo l’enorme esposizione mediatica riguardante il duello diretto e le implicazioni sul risultato, lui e Curry hanno dato l’impressione di aver stipulato telepaticamente un patto di non belligeranza,  ma è anche vero che la difesa tecnica  dei Warrior è stata eccellente nelle saldature e nei cambi ha trovato sempre Klay Thompson pronto a sbarrargli la strada.  Irving non ha avuto abbastanza personalità, è ancora molto giovane, per prendere in mano la situazione, ma è andato in lunetta  più volte (11/12) degli avversari (9/10, nessun libero per Curry). Love ha cominciato alla grande, poi si è perso, e le oscillazioni dei Cavaliers combaciano con la sua curva di rendimento, ma  è stato il migliore ai rimbalzi (13), forse difetta nella lettura del gioco  e con  Minnesota era un top-scorer e non un vero leader. Ai rimbalzi, con i 12 di Tristan Thompson, Cleveland ha affermato la sua superiorità (47/41)  ma le 15 palle perse  hanno innescato altrettanti contropiedi, utilissimi soprattutto nel primo tempo, quando si è capito che bisognava trovare risorse differenti e non chiedere a  Curry e Thompson pericolose forzature. Gli Splash Brothers  sono stati bravi e umili a giocare per la squadra,a non forzare, e concluso la gara con le due triple della staffa da +14 a +20 mentre LeBron si dimenava come un toro scornato, ma più deluso he infuriato.
 
Come tattico, Tyronn Luee, un assistant-coach da 6 milioni di euro all’anno messo in panchina a metà stagione al posto di David Blatt la guida dell’ultima finale, ha palesato tutta la sua inesperienza. Ha subito la personalità di LeBron e quella di Steve Kerr che ha vinto la partita a scacchi con la mossa del cavallo, ha chiamato  ben tre time out all’inizio dell’ultimo quarto  con l’effetto di una spersonalizzazione definitiva della squadra,  tanto da andare sotto di ben 20 punti, senza suscitare  il benchè minimo interesse da parte dei suoi giocatori, nemmeno dal fighter Dellavedova  che ha fatto una breve e discussa apparizione per un brutto fallo.
 
Gara1 ha dunque  reso onore alla squadra più completa che ad ogni difficoltà presenta nuove risorse, è imprevedibilmente camaleontica, ha un pilastro come Draymond Green e un collante come Iguodala , è capace di battere di 15 punti Cleveland, impressionante per tonnellaggio  potenziale canestri, nonostante i soli 10 punti totali nei due tempi  di Curry e Thompson. Irving non ha la mano di Curry in regia, in 9 giocatori , da JR Smith a tutta la panchina, hanno segnato 13 punti, e  forse LeBron dovrà intervenire come l’anno scorso direttamente sulla gestione del coach. Un’occasione simile difficilmente si ripresenterà un’altra volta. E perdere domenica gara2 sarebbe un handicap troppo pesante mancando la squadra dell’Ohio continuità di gioco e creatività di gioco, un fatto confermato dai soli 17 assist, di cui ben 9 di LeBron, contro i 29 della fantastica macchina di F1 dei canestri che nelle curve e nei passaggi difficili riesce sempre a prendersi vantaggi decisivi.
 
“Non vinci un titolo senza una squadra completa in grado di avere un impatto sulla ara, per questo siamo i campioni della NBA”, questo il commento lapidario di Curry che dvero leader rifiutando alla vigilia la banalità di un confronto diretto con LeBron ha stimolato la reazione dei compagni. Da parte sua, LeBron James l’ha presa così, incoronando MVP Draymond Green un giocatore del quale ha molto rispetto: “Quando sei surclassato 45-10 dalla panchina e concedi ben 25 punti per le 17 palle perse, non è il caso di discutere sulle prove dei singoli, perchè è difficile vincere, specie in trasferta, una partita di finale. Non conta niente guardare cos’hanno fatto Steph e Klay, specie per quello che ha dato Draymond”.
 
PLAYOFF, FINALE G1: GOLDEN STATE- Cleveland 104-89 (1/0; 28-24, 24-19; 22/25, 30-21;20 S.Livingston 8/10 tl4/4 4r 3a, 16 Dr.Green 5/11 2/6 da3 tl4/4 11r 7a 4re 1st, 13 H.Barnes 6/10 0/2 da3, 12 A.Iguodala 5/9 2/4 da3 7r 6a, 11 St.Curry 4/15 3/8 da3 tl0/0 5r 6a 5pe, 9 K.Thompson  4/12 1/5 da3 5r 2a 2st; 26 K.Irving 7/22 1/4 da3 tl11/12 3r 4a, 23 L.James 9/21 2/4 da3 12r 9a 2 re, 17 K.Love 7/17 2/5 da3 tl1/1 133 2a 4pe, 10 T.Thompson 5/11 12r
CALENDARIO – G2 domenica 5 giugno, OAK G3 mercoledì 8 giugno,  G4 venerdì 10 giugno, CLEVELAND; G5 lunedì 13 giugno OAK; G6 giovedì 16 giugno CLE; G7 domenica 19 giugno OAK.
LA SITUAZIONE –  Semifinali.Est: CAVALIERS-Hawks 4/0 (104-93, 123-98, 121-108, 100-99), RAPTORS-Heat 4/3 (96-102 OT; 96-92 OT; 95-91; 94-87 OT; 99-91; 91-103; 116-89) . Ovest- Semifinali: WARRIORS-Portland 4/1 (118-106; 110-99; 108-120; 132-125 OT; 125-121); SPURS-Thunder 2/4 (124-92, 97-98; 100-96, 97-111; 91-95; 99-113).Finali: Est: CAVALIERS-Raptors 4/2 (115-84, 108-89; 84-99, 99-105; 116-78; 113-87). Ovest: Warriors- Thunder 4/3 (102-108; 118-91; 105-133, 94-118; 120-111,108-101; 96-88).Finale: WARRIORS-Cavaliers 1/0
SKY SPORT TV –  Oggi venerdì,  differita ore 13 2HD, ore 16.05 1 HD; G2 lunedì 6 giugno, diretta ore 2, 2 HD;  differita ore 18 e 22.30 2 HD; G3 da Cleveland, diretta ore 3 giovedì  SS 2 HD, differita ore 14.30 1 HD, ore 18.15 e 22.45 2 HD;  G4, diretta sabato 11 giugno ore 3  (Quicken Loan Arena): 2 HD, differita ore 10.30 Mix HD, ore 14 3 HD,ore  22.45 2 HD.
Commento dagli Stati Uniti di Flavio Tranquillo e Davide Pessina, studi pre e post partita di Alessandro Mamoli che su Sky Sport24 HD proporrà ogni giorno vari servizi. Visione anche in mobilità su smartphone, tablet e pc grazie a Sky Go.New e aggiornamenti sul sito skysporthd.it, e la community social Sky, Facebook, Twitter  e Instagram.
 
A cura di ENRICO CAMPANA

 

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