Lillard fa tremare la sua Oakland

Duello da Far West, un botta e risposta spettacolare, a suon di bombe, 8 per parte, fra Dinamite Lillard e Draymond Green e il piacere nel vedere una matricola dar del filo da torcere alla squadra del momento, non ritenersi paga  del successo contro i Clippers e sul quale la fortuna ha posato il suo bacio fatale aiutandola a incontrare rivali senza giocatori illustri. E adesso per i Warriors è meno facile qualificarsi, col punto interrogativo riguardante il rientro di Curry.
 
Riduttivo definire Portlad  una rivelazione . Prima e l’unica in questa stagione ad aver battuto due volte i Warriors, alle prese in questo momento col recupero di Stephen Curry  sul quale Steve Kerry va molto prudente perchè l’extraterrestre, colui he trasformato un’ottima squadra in una invincidibile, è incappato in due infortuni conseutivi e un terzo potrebbe pregiudicare la stagione e l’epopea dei record diventerebbe un ricordo.  La vittoria di 12  e 120 punti totali dei Trail Blazers non è per niente platonica, intanto mette qualche dubbio ai campioni alla vigilia di gara 3 dove dovranno guardarsi dal non perdere per la prima volta ue volte di seguito (back to back), e poi è la dimostrazione lampante della rapida crescita negli ultimi quattro mesi della squadra  di Terry Stotts. Parliamo del coach of The Year più votato dopo Steve Kerr, il quale non si è strappatato le vesti per la partenza di Aldridge, giocatore superbo ma un pò legnoso,  e dato la possibiltà di salire alla ribalta a giocatori giovani, di talento,   come Damien Lillard, uno dei primi 5-6 top- scorer della  NBA col dente avvelenato per essere stato trascurato per l’All Sar Game e trovato un altro protagonista, negli ultimi tempi, in Al Farouq Aminou, che vestirà la maglia nigeriana ai Giochi Olimpici ma è nato negli Stati Uniti, e che Lillard ha elogiato per il suo contributo dopo aver messo nuovamente  sotto i campioni sul proprio campo.
 
Il Lillard-show (40 punti e 10 assist)  ha fatto passare anche in secondo piano la notevolissima serata di Draymond Green e Klay Thompson, 37 punti  e tripla doppia sfiorata per l’aitante e camaleontico lungo oltre i 35 punti per  Klay Thmpson alter ego di Curry, quindi 72 punti che signica disporre di una coppia a livello delle migliori serate di Durant e Westbrook. 
 
Al suo primo playoff, questa è una sfida personale biblica per Lillard:  è nato a Oakland, la città dei Warriors che ha occhi solamente per Curry, viene da una piccola e poco titolata università (Weber), è stato scelto  n.6  dai Trail Blazersal nel draft,  fra i più piccoli giocatori della NBA. La sua statura e la scuola universitaria senza tradizioni hanno creato scetticismo sulla possibilità di diventare una star, come sostenevano i soloni della critica. Sarà per questo che  ha dovuto forzatamente essere eccezionale, come nelle tre partite casalinghe  segnando 43 punti di media con cifre che lo accostano alle celebrità della NBA, Jabbar, LeBron, West, Robertson e Clye Drexer la storica star della franchigia dell’Oregon che recentemente Kobe Bryant ha indicato nel suo quintetto ideale.  Inoltre nessuno dai tempi di Arvydas Sabonis superava i 25 punti di media per tre gare consecutive.
 
Damny, abbreviazione di “dannato” nel senso buono del termine, sembra la perfetta l’incarnazione del David mitologico, non ha limiti come personalità e  il suo super-ego si declina però col rispetto per i compagni e al ferreo concetto di autodisciplina necessaria per arrivare allo scopo. Per la prima volta quest’anno ha superato il 40 per cento da 3 e da un 21,4 è passato a 25,6 punti di media nel momento in cui l’asticella della difficolta si è alzata. Per Terry Stotts non ci sono aggettivi che possono descrivere il suo talento: è un competitor nato, nella sfida si esalta. “Non ho fatto nulla di speciale, ma solo il mio lavoro. Il mio compito era essere aggressivo, non volevo andare sotto per 3-0. Col solito far play, Steve Kerr ha fatto i complimenti ai vincitori: “Per il suo gioco, la squadra è fra le mie favorite ogni volta che va in campo”.
 
Una partita fra le più belle della sua carriera, con 40 punti che  hanno permesso a Wade di diventare il 14 top-scorer dei playoff e superare Dirk Nowitzki, non  è stata sufficiente per bilanciare i diversi problemi incontrati dagli Heat. A parte il 22 per cento da 3 con Dragic,protagonista della prima vittoria , Deng e Joe Johnson a secco (0/6 totale, di Wade gli unici  4 canestri dei 18 totali), il problema  principale – che potrebbe costare i playoff –  è stata la distorsione al ginocchio destro di Hassan Whiteside. Questo non gli ha consentito di giocare più di 8 minuti. Haslem Udonis, il suo cambio, nell’agonismo è ammirevole, ma Hassan, la novità della stagione, col suo atletismo “spaziale” è un attaccante pericolosissimo. Sulle condizioni del molleggiato che sarà il free-agent del mercato più in vista e passerà da uno stipendio da 900 mila dollari a 15-16 milioni se non di più,  si saprà qualcosa di più dopo la risonanza magnetica di oggi. “Nessuno può sostituirlo, ma dobbiamo reagire e figurare al meglio, trovare una via d’uscita” così Wade sprona la squadra  ammettendo anche che i canestri di Kyle Lowry sono state “pugnalate mortali”.
 
La metamorfosi di Lowry, un play fondamentale per le 55 vittore stagionali che hanno consentito ai Raptors di conquistare il secondo posto dietro ai Cavs all’Est, il miglior risultato dell’ex franchigia di Andrea Bargnani, ha pareggiato  il duello con Wade. Un duello curiosamente speculare nel primo tempo che ha consetito ai canadesi un vantaggio di 9 punti ben gestito in seguito nonostante una distorsione alla caviglia di Valanciunas  sembrasse un cattivo presagio: 29 punti per Kyle  con 9/13, 5/5 da3 contro il 4/21 dei compagni e lo 0/5 da3 e i 29 di Dwayne con 9/16 3/5 da3 e 6/22 dei compagni con 0/4 al tiro.  
 
Come contro Indiana nei quarti, forte di una mentalità vincente ormai solida  Toronto è andata a prendersi il successo in trasferta e Dwane Casey  era sicuro che Lowry, il match winner con i 5 punti finali, superasse la crisi psicologica che gli aveva fatto toccare il fondo, con 8 triple su 50 dall’inizio dei playoff. “Non ho mai perso la fiducia in lui, l’ho solo esortato a credere sempre in se stesso e così è stato, nel momento giusto”, ha confessato il coach dell’escalation dei Raptors che ha avuto poco dalla panchina e da Carroll, il protagonista di gara2, messo in quintetto Pstterson al poston di Powell il quale non ha segnato. Idem Luis Scola mandato in campo per la prima volta sbagliando due occasioni. L’ago della bilancia, alla fine è stato ancora Goran Dragic: a parte le 3 triple sbagliate, la filiforme guardia slovena ha perso 5 palle e chiuso con un solo assist, la voce statistica oltre al tiro da 3 più penalizzante, perchè i soli 11 assist totali sono il segno che non c’è stata fluidità di gioco di Miami.
 
Lowry non si accontenta: “Ne abbiamo vinta una ma non basta”, afferma il play che ai Rockets avea perso il posto per l’esplosione di Dragic  e che ai Raptors è assurto ad all star, un play completo che porta il contropiede, sa dare il ritmo e se è in serata di tiro  ai livello dei migliori della NBA nel suo ruolo.
 
Stanotte contro gli Hawks  i Cavaliers hanno la possibiità di essere la prima finalista di conference.  Vengono da 7 vittorie consecutive nei playoff con un bombardamento che non ha eguali , 20 triple di media, quando avevano finito tremebondi la reguar season (3 sconfitte nelle ultime 4 gare). Non è più la stessa squadra tentennante. Più equilibrato il duello fra Oklahoma e Spurs. I texani si sono ripresi il vantaggio del campo vincendo gara3, Oklahoma non può perdere una seconda volta sul proprio campo. Le voci dei mercato riguardanti Durant, fra le quali anche circola quella di un suo passaggio a San Antonio, disturba la squadra di Billy Donovan sotto la lente d’ingrandimento della critica alla sua prima stagione nella NBA.
 
L’aver ripetuto i playoff nonostante una catena d’infortuni e contrattempi senza precedenti che ha costretto la dirigenza a mettere sotto contratto 28 giocatori, un record per la NBA,  non ha salvato il posto a David Joerger a Memphis. Adesso sarebbe il favorito per i Kings che hanno una lista di candidati al posto di George Karl, ma ESPN parla anche dei due assisenti di  Popovich, Ettore Messina e Jones Borrego.
PLAYOFF Semifinali 7 maggio, G3. Est: Miami-TORONTO 91-95 (1/2; 19-23, 21-26; 28-19, 23-27; 38 D.Wade 13/25 4/6 da3 tl8/8 8r 4a, 12 G.Dragic 5/14  0/3 da3 3r 1a 5pe, 10 J.Johnson 4/1 0/2 a3, 6 H.Whiteside 2/2 8′ 4 L.Denf 2/6 0/2 4pe; 33 K.Lowry 11/19 5/8 da3 tl6/6, 19 D.DeRoza 6/17 tl7/8 6r 5a, 16 J.Valanciunas 7/12 tl2/5 12r). Ovest  PORTLAND-Golden State 120-108 (1/2M 22-28, 36-18; 35-34 27-28; 40 D.Lillard 14/27 8/13 da3 tl4/4 10a 23 A.Aminou 8/9 4/5 da3 tl3/3 10r, 22 CJ McCollum 8/18 1/5 da3 tl5/5, 10 A.Cabbe, 8 E.Davis 3/5 10r; 37 D.Green12/23 8/12 da3 tl3/6 9r 8a, 35 K.Thompson 14/28  5/9 da3 tl2/2, 5 S.ivnstob 2/4 10a)
SKY TV –  G3 di Miami-Raptors, differita domenica 8 ore 13 SS 3HD; diretta G4 Hawks-Cavaliers ore 21.30 (Tranquillo-Pessina), differita lunedì ore 23.14 SS 3 HD)
 
STANOTTE – Est: sfG4, Hawks-Cavaliers 0/3 (93-104, 98-123, 108-121). Ovest: sf G4, Thunder-Spurs 1/2 (92-124, 98-97, 96-100)
 
LA SITUAZIONE – Est: CAVALIERS-Hawks 3/0, RAPTORS-Heat 2/1. Ovest:  WARRIORS-Portland 2/1; SPURS-Thunder 2/1.
 
A cura di ENRICO CAMPANA

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