LeBron squalifica Draymond Green

Draymond Green il “bad boy ” della NBA, pilastro dei successi dei Warriors dentro il quale convivono due nature, “la bella e la bestia” usando un’iperbole senza offesa per la sua bravura, potrebbe saltare gara 5 e nella peggiore ipotesi anche gara 6 della finale nel caso di “Flagrant Foul” 1 o 2. Si tratta dei due gradi di gravità del fallo antisportivo o intenzionale che nella migliori delle ipotesi costa una multa i 25 mila dollari e che ha pagato per aver scalciato Steve Adams alle parti basse  in un saltello scendendo da rimbalzo nella serie con Oklahoma. La gravità potrebbe essere determinata, in questo caso, dalle parole “irreferibili”  secondo LeBron che si è detto molto toccato e invitando il responsabile della  giustizia sportiva a rivedere i filmati. Questa figura assimilabile al Giudice Sportivo del disciplinare italiano ha ascoltato sabato i due protagonisti dell’episodio accaduto a 3 minuti dalla fine della gara vinta venerdì notte dai Warriors (107-98, 38 punti di Curry)  e che vale il 3/1 e il primo match ball che i campioni tentano di sfruttare lunedì notte (in Italia le 3 di mattina i martedì, diretta Sky Sport Tv).

Con i Warriors in vantaggio, nella concitazione del momento James si è trovato a cavalcioni sulla schiena di Green, un’immagine più buffa che violenta. Rialzatosi  Green ha agganciato il braccio di James per il braccio, si sono toccati di petto e dalle loro bocche sono uscite parole di fuoco.  LeBron in conferenza stampa ha tirato in ballo questo episodio invitando la NBA a  fare luce sul comportamento del MVP di gara2 con 28 punti citando anche altri episodi del genere nel quale è incorso durante la stagione. I rapporti  fra loro sono sempre stati ottimi, un paio di volte LeBron l’ha indicato come il giocatore più importante dei Lakers, forse con un retropensiero, quello di non enfatizzare i meriti di Curry, il rivale della star di Cleveland. Una caduta di fair play, ma non l’unica, peggiore quella di coach Tyronn Lue il quale ha puntato il dito sull’arbitraggio sottolineando la cifra superiore di tiri liberi accordata ai vincitori, peccato che abbia dimenticato di ricordare che 10 tiri liberi fischiati nell’ultimo minuto a favore erano il frutto dei falli sistematici da lui ordinati. Una caduta di stile senza precedenti attaccarsi a questi aspetti poco sportivi.

James ha spiegato che il solo ripetere in pubblico quello che le sue orecchie hanno udito sarebbe stato  offensivo per la gente, ma chi era vicino avrebbe sentito un insulto pesante di LeBron, forse “gran bastardo…”. “Dalla sua bocca sono uscite parole che non condivido, ma non è la prima volta che usa questo vocabolario inaccettabile. E’ una persona orgogliosa,  quelle frasi poteva risparmiarsele perché fuori luogo se dette da un padre di famiglia con tre figli”.

C’è stato poi un secondo episodio per la contesa di un rimbalzo, e si è provveduto a separarli per evitare una zuffa, bravi gli arbitri a spegnere scintille pericolose con un fallo tecnico ad entrambi.

Nel suo diario giornalistico che tiene sul Web,  Green ha scritto che “LeBron mi è passato sopra, in pratica si è seduto sulla mia schiena, un gesto irrispettoso e se mi si manca di rispetto io dò battaglia, chiunque sia”.  “Non ho intenzione di sedermi a discutere,  nello scambio di parole gli ho detto come la pensavo”, ha chiosato Draymond che collabora alla piattaforma social di LeBron e ha in comune anche l’appartenenza alla scuderia Nike.

Magic Johnson ha chiesto ai Lakers di non apparire più come vicepresidente del club che ha rilasciato un comunicato nel quale si legge che rimarrà per sempre un membro della famiglia amato e rispettato, non ha nessuna posizione operativa nello staff e che ogni dichiarazione riflette una sua opinione personale. I twitter di Magic sono spesso pepati, a volte riguardano la famiglia dei Lakers, ma è stato il conduttore dell’addio di Kobe Bryant al basket, presentato come vice-presidente. E’ stato azionista fin al 2010 e venduto il suo pacchetto di minoranza prima della morte del presidente e amico Jerry Buss.  La somma gli è servita per acquistare uno studio teatrale dove produce  e manda in scena spettacoli e commedie.

A cura di ENRICO CAMPANA

Articoli correlati