Kobe e i Warriors, la notte dei marziani

Solo il Grande Regista (alias il Padreterno) poteva costruire la sceneggiatura perfetta per consegnare agli annali l’ultima giornata della regular season che ha decretato trionfo delle due ragioni dello sport moderno, quella del record e dello spettacolo che hanno raggiunto la sublimazione con gli show di Oakland e Los Angeles. Due fatti che riscrivono la storia, le 73 vittorie dei Warriors che cancellano neintepopodimeno i Bulls ’95-96, la stagione del rientro di Sua Altezza Michael Jordan, e l’addio al basket di Kobe Bryant trasformatosi in un recital collettivo  in fondo più divertente della gara di Oakland onorata dal meglio da Stephen Curry (46 punti, 30 da 3) perchè non s’era mai visto un giocatore lasciare il palcoscenico segnando 60 punti.
 
 Fra i due fatti, il filo rosso è un passaggio di consegne epocale: Kobe esce di scena da vera star, come il giocatore più pagato (25 milioni di dollari) ma reciterà sempre un ruolo importante, probabilmente sarà il mentore della squadra USA a Rio,  e lascia la sua eredità Curry, il funambolo  a dimensione d’uomo col suo metro e 90 che una volta non sarebbe sfuggito agli Harlem Globetrotters  e da varie stagioni tira da 3 quasi con l’incredibile 45 per cento. Fra parentesi 8-9 punti in più del rivale al proscenio.
 
Nessuno meglio di Steve Kerr che giocava nei grandi Bulls di Jordan poteva mettere la cornice a questo momento, perchè – ribadiamo il concetto- scendere sotto le 10 sconfitte ha un significato pari al 9″9 dei 100 metri, evento-limite di quella scienza che si chiama fenomenologia: piace molto ai giovani e cattura l’attenzione anche di coloro che non sono della parrocchia.
 
Come corollario è arrivato un altro fanta-record,  con 10 triple contro Memphis che aveva tentato la provocazione con Matt Barnes (punito con un inglorioso 2/11 Curry ha chiuso con 402 triple, cioè il primo (e unico?) Curry ha superato i muro dei 400 canestri  da3 ( media di 3 a gara) che significano da soli 1200 punti  nell’economia di squadra, senza trascurare che l’extraterrestre è stato il top-scorer della stagione con 29,8 di media e il migliore nei recuperi (2,14), per non parlare delle sue percentuali di tiro di cui s’è detto riuscendo a semplificare tiri ad altri impossibili.
 
“Abbiamo scelto il miglior modo per far risaltare quanto abbiano fatto fin ad ora. Ho sempre detto ai miei giocatori che quel record non sarebbe mai stato battuto per milioni di anni. Era come quello di Joe Di Maggio nel baseball. Mi sbagliavo, ripeterò però adesso quello che pensavo 20 anni fa, che non sarà possibile batterlo ma qualcuno un giorno farà 74-8. Io non lo vedo, e spero che i nostri tifosi non se l’aspettino per il prossimo anno…”.
 
Con una  folla  dove non si contavano le celebrità, tutta in piedi ad applaudirlo,  Kobe ha segnato 60 punti regalando come un grande attore  un ultimo atto trionfale: i suoi 23 punti del quarto tempo hanno ribaltato anche le sorti di una gara che i Lakers stavano perdendo di 15 punti.
 
“E’ difficile credere a quello che è capitato, sono il primo a essere scioccato”, questo il commento a caldo di un incredulo Kobe il quale ha lasciato ai posteri a ricordo  di questo  inatteso “showcase” un dichiarazione che può passare come l’elogi del minimalismo: “Cosa posso dire? Mamba è fuori”.
 
Era dal 2009 che Kobe non segnava oltre 50 punti, solo a Hollywood sono possibili certi spettacoli da cinema. Appena 15 giorni fa Kobe toccava il fondo della sua carriera in due occasioni, con borse di ghiaccio sulla spalla e i ginocchi, per questo non s’aspettava un congedo dal basket da marziano.
 
La tormentatissima stagione dei Rockets  si conclude con l’ingresso nei playoff, sfortunata Utah che senza Rudy Gobert  saputo del risultato si è inchinata a Kobe.  Nonostante la sconfitta di Boston, all’Est Miami  ha preceduto nell’ordine Hawks, Celtics e Charlotte tutte a 48/34. Nell’anticipo del quarto di finale, i Pistons hanno vinto a Cleveland che ha risparmiato Lebron: Tyrron Lue è un genio o un pazzo.
 
 I Wizard quest’anno hanno mancato i playoff di un soffio e col 50% di vttorie (41/41) coach Rady Wittman è stato immediatamente licenziato, idem George Karl (Sacramento) al ritorno da Huston, mentre a New York potrebbe arrivare David Blatt vittima del killer-coach (LeBron)  anche se l’anima black he fa capo a Superbone Anthony  vorrebbe “bro” Jackson cui si deve l’impasto riuscitissimo dei Warriors che poi Steve Kerr ha esaltato col titolo, al suo primo anno in panchina e a questo nuovo traguardo-limite, per lui particolarmente caro perchè a sua volta  gli riserva un posto nella storia. unico a essere stato protagonista dei due record di vittorie assolute stagionali, nel ’95-99 come giocatore dei Bulls (72-10) e oggi coach della “golden franchise” (73-9) acchiapparecord. Una storia incredibile quella  dell’ex commentatore TV, ma non sempre felicissima nel privato.
 
A Dallas senza quattro titolari gli Spurs rimontano a vincono con una serata di gloria del  gigantesco Boban Marjanovic miglior realizzatore della sua squadra, un anno fa era in Europa quasi un fenomeno di baraccone, ennesimo colpo di “Crippino”, il responsabile europeo della franchigia, ex giocatore amatissimo di Pistoia e poi assistente di Ettore Messina a Mosca e al quale ha aperto le porte per la NBA come primo assistente di Gregg Popovich. Stagione favolosa anche per il team vintage, per due ragioni:1)  il miglior record di regular season (67-15)  anche rispetto a quelle dei 5 titoli; 2) il record eguagliato di vittorie casalinghe stagionali (40/1) che apparteneva ai Celtics e immortalato in una foto di gruppo nella quale compare per la prima volta un italiano.
 
Tripla-doppia stiracchiata di Jimmy Butler che non basta ai Bulls con 42/40 per giocare i playoff nella prima stagione del dopo-Thibodeau molto tribolata per gli infortuni  e gli intoppi, i condizionamenti di Derrick Rose, adesso la parola ai vertici del club se saranno confermati o meno: eroico Pau Gasol dopo le fatiche dell’europeo, scade il contratto e si parla di un rinnovo vicino ai 20 milioni di dollari. Scatta anche l’opzione per Dirk Nowitzki  a Dallas: il tedesco è il primo europeo fra i cannonieri (27°, 18,3 in 74 partite), in realtà il primo è Danilo Gallinari cn 19,5, il suo top in carriera che lo colloca fra i primi 20 ma è stato cancellato dal ranking per aver giocato tre quarti di stagione per gli infortuni che questa stagione hanno colpito per ben due volte le sue caviglie he a sentire gli esperti non reggerebbero cotal potenza fisica. Riferiamo, non sottoscriviamo.
 
Maglia nera Filadelfia (solo 10 vittorie, 72 sconfitte) e licenziamento per Sam Hinkie il gm col  pallino delle statistiche che ha costruito la sua fama al draft, ma poi l’ha distrutta abbondantemente quando le sue squadre sono andate al giudizio del campo. A meno di sorprese nel playoff dove sfida i Warriors, Dwight Howard che intanto ha licenziato il suo agente cercando in proprio di rifarsi un’immagine, come per una raccolta di sangue da lui lanciata in questi giorni, lascerà Houston per rimanere in Texas dove Dallas è pronto a firmargli un quadriennale da 90 milioni. Il cambio di squadra conviene più a lui che a Mark Cuban che ama le situazioni rognose e cerca sempre a sfida, anche in ambiti tecnici, vedi la proposta di arretrate di 12-15  centimetri la linea dei 3 punti per migliorare il gioco. Ai posteri e a…Curry l’ardua sentenza.
 
Nell’utima giornata si è fatto onore il Resto d’Europa, o meglio è stata una parata dell’Armata Slava: per i serbi doppia-doppia di Marjanovic (22p 1r) e di Nikola Jokic (18-10), una delle migliori matricole dell’anno, doppia-doppia anche per il bosniaco Jussuf Nurkic (11-14, Denver)  al quale ha fatto eco il connazionale Mirza Teletovic (22p-9r) nella vittoria platonica dei Suns contro i Clippers senza Paul, Jordan, Griffin, Crawford. Ben 32 punti del montenegrino Nikola Mirotic (Chicago) che giocherà le Olimpiadi di Rio con la Spagna, preferito al congolese Sergi Ibaka  he giocò la finale di Londra, e primato stagionale per il croato Bojan Bogdanovic (Nets). In questo contesto primato stagionale del centro turco Omer Asik   a Minneapolis con i giovani  Lupi di Ricky Rubio capaci di segnare 144 punti ipotecando un ruolo di primo piano nelle prossime stagioni   e di star per KAT, acronimo di Kar Anthony Town, e del “Greek Freak” dei Buck  Antetokounmpo, sempre pià somigliante a Durant ma capace di giocare play con i suoi due metri e 6 come predica Jason Kidd il quale a sua volta dà appuntamento al prossimo anno.
 
Questa la griglia dei playoff: Ovest, Warriors-Rockets, Spurs-Grizzlies, Thunders-Mavericks, Clippers-Trail Blazers; Est: CavaliersPistons, Raptors-Pacers, Heat-Hornets, Hawks-Celtics.
 
SKY SPORT TV – Oggi differita di Lakes-Utah ore 13, 19 e 23 SS 2 HD)
 
RISULTATI ultima giornata regular season, 13 aprile –  BOSTON-Miami 98-88 (21 I.Thomas 4r 6a; 19 H.Whiteside 9r); Brooklyn-TORONTO 96-103 (29 Boj.Bogdanovic 6r; 30 N.Powell 9r 5a); CHARLOTTE-Orlando 117-103 (26 A.Jefferson 4r; 22 A.Gordon 5r); Cleveland-DETROIT 110-112(36  J.McRae 4r 7a; 15 R.Jackson 8r 4a); WASHINGTON-Atlanta 109-98 (19 I.Nene 8r 8a; 19 A.Horford 8r 2a); CHICAGO-Filadelfia 115-105 (32 N.Mirotic, 29 J.Holiday, 10 J.Butler 12 r 10a; 27 R.Covington 6/13 da3); Dallas-SAN ANTOIO 91-96 (22 R.Felton 4r; 23 B.Marjanovic 12r 1a); HOUSTON-Sacramento 116-81 (38 J.Harden 5/10 da3 4r 4a, 14 D.Howard 10r; 24 B.McLemore 4/9 da3 5r, 12 K.Koufos 10r, 10 Seth Curry 6r 5a); Milwaukee-INDIANA 92-97 (19 G.Antetokounmpo 9r 5a; 22 S.Hill 6r 3a); MINNESOTA-New Orleans 144-109 (28 KA Towns, 28 S.Muhammad, 21 A.Wiggins, 20 G.Dieng 11r, 7 R.Rubio 10a; 28 J.Ennis, 24 O.Asik 11r, 22 T.Douglas); PHOENIX-LA Clippers 114-105 (22 M.Teletovic 2/7 da3 9, 16 J.Leuer 14r; 19 W.Johnson, 14 C.Aldrich 10r 5/5); PORTLAND-Denver 107-99 (21 D.Lillard 3/8 da3 5a, 17 CJ McCollum 1/6 a3; 25 E.Mudiay, 18 N.Jokic 7/10 13r, 11 J.Nurkic 14r); GOLDEN STATE-Memphis 125-104 (46 S.Curry 15/24 10/19 d3 4r 6a 6a, 16 K.Thompsn 4/10 da3, 11 Dra.Green 9r 7a, 6 S.Livingston; 24 Z.Randolph 7r, 22 L.Stephenson, 6 :M.Barns 2/11 0/5 da3); LA LAKERS-Utah 101-96 (60 K.Bryant 4r 4a 22/50 6/21 da3 tl10/12 4r 4a 1re 1st; 18 T.Lyles 11r, 17 G.Hayward).
 
A cura di ENRICO CAMPANA

 

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