Bryant vince e saluta, Westbrook MVP

Nel primo All Star Game al di fuori del suolo statunitense le emozioni non sono mancate. Il definitivo saluto di Kobe Bryant che lascia il testimone alle nuove leve e lo fa perdendo anche lo scettro di miglior marcatore della storia di questa partita a favore di LeBron James e il nuovo record di punti realizzati con 396, ben 48 in più del precedente record, prodotto 12 mesi fa, sono solo due dei momenti magici di questa serata.
 
Come ormai sempre più spesso succede non ci sono neanche le minime parvenze di difese, infatti i giocatori volano da una parte all’altra per schiacciare tonanti canestri su pregevoli assists. Il proscenio arriva subito nelle mani di Russell Westbrook che chiuderà con 31 punti e il primo back to back MVP dell’All Star Game, se escludiamo quello di Baylor che ne vinse uno e ne ebbe in condivisione un altro nel 1958-59. La guardia dei Thunder fa piovere triple soprattutto nel secondo tempo, ma non è il miglior marcatore, perché Paul George attenta al record di Wilt con 41 punti, fermandosi esattamente dove Russ si era arrestato dodici mesi fa.
 
L’accoppiata Wade-James fornisce un paio di giocate spettacolari e di confidenza ricordando i bei tempi di quando erano compagni, ma dall’altra parte Anthony Davis si toglie forse uno dei primi sfizi stagionali segnando 24 punti con 12-13 dal campo e un paio di viaggi sopra il ferro davvero ammirevoli.
 
La realtà è che, indipendentemente da punti o MVP, la festa è tutta per Kobe Bryant. Il videomessaggio di Naismith, gli onori di casa di Nash e Drake, assieme all’inno nazionale di Nelly Furtado sono il preludio a due video celebrativi per i 18 All Star Game disputati dal Mamba, prestazione seconda solo a quella di Kareem Abdul Jabbar: “E’ stato divertente -ha detto Bryant- ho passato una splendida serata capendo quanto sono stato fortunato a calcare questi parquet e farlo con e contro splendidi giocatori che anche questa sera mi hanno fatto stare bene. Ringrazio tutti i miei fans che hanno voluto fossi qui”.
 
Nonostante fosse sostanzialmente la sua festa ha chiesto ai compagni di non forzare passaggi o far si che lui fosse obbligatoriamente l’MVP: “Ne ho già quattro all’attivo -ha detto- tocca a voi”.
 
Dopo questa esperienza l’All Star Game tornerà negli Stati Uniti, e più precisamente a Charlotte. A ricevere il testimone dai canadesi c’era il futuro padrone di casa, Michael Jordan, che in uno dei più bei casi di greatness recognize greatness è stato presente all’ultimo saluto del giocatore che più di tutti ha segnato il basket dopo di lui.
 
Ora inizia una nuova epoca di All Star Game senza Kobe e sarà parecchio particolare non vederlo con la sua solita maglia dell’ovest, evoluire tra le stelle di metà stagione.
 
In collaborazione con basketissimo.com

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