Bargnani, foglio di via dai Nets!

Una parabola che andava declinando è arrivata alla fine della decima stagione, è ormai lontano il  ricordo  di  un 20enne Andrea Bargnani che lasciata la Benetton, il giorno del draft 2006  va sul palco come n.1, primo europeo di sempre, col cappellino dei Raptors.
Era chiaro che l’assenza di venerdì sera contro i Nets significava già qualcosa, difatti dietro le quinte stava trattando l’uscita con Sean Marks, il nuovo general manager, il cui primo atto è stato dunque il  taglio  dell’Incompiuto non avendo trovato acquirenti. Teoricamente l’azzurro potrebbe tuttavia trovare un posto  in una delle squadre che giocheranno i playoff,  ma è molto difficile. I tempi sono stretti però anche per trovare in questo momento un posto in Europa dove ai primi giorni di questa settimana  riprendono le coppe con la stretta finale. L’Armani avrebbe un’opzione per la prossima stagione. Potrebbe fermarsi per il tagliando e riprendere per il preolimpico.
 
Questo Marks ha il compito di tracciare una crocetta blu sui pessimi affari del suo predecessore, e comincia dai contratti meno onerosi. Billy King aveva fatto al Mago un biennale al minimo da veterano NBA (fra 1,3 e 1,4 milioni)  che prevedeva  un’opzione per il secondo anno. Un matrimonio breve, rato ma non consumato come si dice in questi casi nel diritto matrimoniale. Bargnani voleva restare a New York, per questo aveva rinunciato a un allettante biennale coi Kings già annunciato e poi smentito nell’estate scorsa dal club.
Arrivato a Brooklyn stanco e acciaccato dall’europeo, con il cronico problema al polpaccio, si è trovato  a partire come riserva in una squadra con  molti problemi, primo fra tutti la sfiducia ai vertici del club per la coppia Hollins-King, il peso del contratto da 24 milioni di Joe Johnson da portare a termine senza più  il minimo riscontro tecnico. Mettiamoci  anche gli impegni onerosissimi di Miklhail Prokhorov, il proprietario russo,  per rastrellare le azioni  per  diventare l’unico proprietario del club e della Barclays Arena. Un bagno di sangue da 1,6 bilioni di dollari dopo speso 500 milioni  nelle ultime tre stagioni per rafforzare la squadra senza un adeguato ritorno di risultati.
 
Il giorno dopo la presentazione alla stampa di Marks, il gigantesco gm neozelandese che ha giocato 11 anni nella NBA, arrivato dagli Spurs dove era il braccio destro del direttore generale Buford  che gli aveva affidato gli Austin Toros, la squadra satellite – sabato mattina la pratica del divorzio è stata  velocemente definita e annunciata dietamente da Bargnani su Twitter, in inglese: “The Nets and I agreed to part ways this afternoon. Ready for the next challenge. Mago”.
 
Per Espn ” a Brooklyn Bargnani ha dimostrato di essere una delusione”.  Meglio parlare di un concorso di cause. Saltata tutta la preseason per recuperare la condizione post-Europei,  senza una vera rispettiva accettando il ruolo di riserva, si è però  presentato con una buona partita ma dopo poche giornate coach Hollins l’ha sfiduciato mentre il suo proprietario stava sfiduciando lo stesso allenatore e il general manager. E in una squadra in ricostruzione, un trentenne anche se ex n1, non è più un investimento utile. Meglio chiudere il rapporto e sperare di recuperare la spesa in un altro affare. Questa è la logica della NBA, una logica di un  brand mondiale  di successo.
 
Bargnani per 9 stagioni ha mantenuto almeno a livello di statistiche un profilo accettabile, compreso le ultime due annate ai Knicks, ma dai 14 punti di media è passato ai 6,6 punti in 46 partire comunque col 45% (quindi migliore di Gallinari e Belinelli) segnando 191 punti in 634 minuti, quasi 10 ore di gioco. Nel frattempo ha accumulato una notevole fortuna, dicono che abbia il dono degli affari e sembra abbia investito anche a New York e in farmacie in Italia.
 
Quando un n.1 viene trattato in questo modo, i media ci sguazzano, ma sabato la notizia è stata superata dal tagliato di un giocatore di maggior fama del romano e con un contratto ben più oneroso (15 milioni di dollari). Si tratta di quel David Lee che, pur già “panchinizzato” dai  Warriors la stagione scorsa, Boston era sicura di trasformare in chioccia e  leader di una squadra giovane che corre e difende molto. Oggi nella NBA  può essere però solo un buon cambio per chi ha bisogno di una panchina forte per i  playoff. Escluso un ritorno ai Warriors, per regolamento, ma anche per logica perchè la chiave del titolo di Golden State è l’ aver trovato nel suo ruolo un giocatore formidabile, giovane, esplosivo quale Draymond Green  che sabato notte ha aiutato i Warriors a rialzarsi dopo la brutta sconfitta di Portland (32 punti) con l’11esima tripla doppia stagionale persino  più produttivo di Stephen Curry negli assist come accade sempre più frequentemente nella squadra che sta dominando la NBA.
 
Con 28-22 nell’ultimo quarto, senza Blake Griffin che deve scontare una squalifica per aver tirato un pugno a un collaboratore  e con la mano in via di guarigione, i Clippers  e sono arrivati a una corta incollatura  dai campioni che ci tenevano troppo a vincere il derby ma soprattutto a non perdere il primo back-to-back della stagione dopo il tonfo di Portland.  Il compito non era per niente facile col centro Bogut indisponibile per uno stiramento al tendine d’Achille, Steve Kerr ha ovviato con un’ala piccola (Brandon Rush) ma con 32 punti di Klay Thompson, 23 di Curry, 18 di Draymond Green e Harrison Barnes, quindi 91 punti in quattro sui 115 totali, i Warriors si sono cavati dall’impiccio e con 5 sconfitte su 54 gare riprende la corsa al record dei Bulls  ’65-66  di Jordan che chiusero la stagione con 72 vittorie e 10 sconfitte.
 
Nel back to back Miami ha portato a casa due vittorie, la prima ad Atlanta senza Chris Bosh e la seconda sabato notte in casa priva anche di Wade e  con le doppie doppie di Luol Deng  (27 punti, 10 rimbalzi), quella ancor più esplosiva di Whiteside (25 punti, 23 rimbalzi) e la personalità in regia dello sloveno Goran Dragic (24 punti, 8 assist, 7 rimbalzi) dhe veniva da un infortunio. E  con 31/24  gli Heat hanno preso il comando (31/24) nella Southeast Division grazie alla doppia sconfitta casalinga degli Hawks in 24 ore , l’ultima  dopo due supplementari contro i Bucks devastanti ai rimbalzi (65).
 
Brutta serata nel tiro pesante per i Falchi, soprattutto per Kent Bazemore, Jeeff Teague e Al Horford.  Si è superato la libellula Dennis Scroder, il tedeschino della Sassonia di pelle nera, mancando la tripla-doppia (24 punti, 8 rimbalzi, 10 assist)  e l’All Star Paul Millsap ha fatto il suo (27 punti e 11 rimbalzi) ma Atlanta (31/26) non è più quella del primo posto della scorsa stagione all’Est.
I Knicks hanno interrotto la serie di 7 sconfitte a Minneapolis con 30 punti di Melo Anthony e una gara brillantissima di Robin Lopez (26 punti e 16 rimbalzi) uno dei centri più migliorati della stagione, acquisto indovinatissimo. Kristaps Porzingins ha sentito troppo la sfida con Karl Anthony Town  per  la palma di miglior rookie della stagionale; per colpa dei falli ha giocato solo 12 minuti , con 2 canestri su 6 e 6 punti. Anthony è passato al 30° posto fra i marcatori della NBA superando i 22.000 punti.
 
Oggi turno domenicale con 10 gare, nel matinè di Denver  Gallinari contro Boston che aveva provato ad aprire una trattativa di mercato saltata per un’offerta che probabilmente verrà ripresa in estate. Per la cessione di Foye ai Thunder i Nuggets hanno avuto Dj Augustin e Steve Novak e 2 “seconde scelte”. Ma il 33enne Novak, specialista del tiro da 3, potrebbe essere ceduto ai Bucks perchè piace a coach Jason Kidd suo ex compagno di squadra a New York.
 
SKY TV – Su Sky Sports 2  domenica 21,  ore 21.30 Oklahoma-Cleveland (differita lunedì ore 14 e 23.30, ore 18 SS 3HD); martedì 24 ore 2 di mattina (differita ore 14 e 21.30); giovedì 26 ore 2 Chicago-Washington (differita ore 14, ore 23 SS 3HD); 28 febbraio ore 2 Oklahoma-Golden State (differit 10.30 e 17).
 
RISULTATI sabato 20 febbraio –  MIAMI-Washigton 114-94 (27 L.Deng +10 r, 25 H.Whiteside +23 r 11/15 tl3/7 2st 29′, 24 G.Dragic 9/20 0/3 da3 8a 7r; 19 B.Beal 8/20 2/8 da3 1/4yl, 14 M.Gortat +13r, 12 J.Wall 5/17 0/3 4a);  Minnesota-NEW YORK 95-103 (24 C.A.Towns 10/23 0/1 da3 8r, 24 A.Wiggins 5r 0a, 20 H.Muhammad, 9 R.Rubio +16a  2/6 1/1 da3 1r;  30 C.Anthony +11r 12/23 0/3 da3  tl6/7 4a, 26 R.Lopez +16r 11/14 3st, 9 Porzinis 2/6 12′); Atlanta-MIWAUKEE 109-117 dopo 2ts (27 P.Millsap +11r 10/24 2/7 da3 6a, 25 D.Schroder + 10a 8r 10/19 3/8 da3; 28 J.Parker +13r, 24 G.Monroe +12r, 19 G.Antetokounmpo + 12r); LA Clippers-GOLDEN STATE 112-115 (25 J.Crawford  3/8 da3 tl8/8, 24 C.Paul 3/7 da3 6a, 16 D.Jordan + 21r 3a; 32 K.Thompson 11/22 4/9 da3 7r, 23 S.Curry 5/15 3/8 da3 tl10/12 3r 9a, 18 DraGreen + 11r 10a 9/14 0/3 da3, 18 H.Barnes 6/8 3/4 da3);
 
A cura di ENRICO CAMPANA

 

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