Alla ribalta Houston formula Mike D’Antoni

Casa dolce casa, ma non per la NBA. E se il teatro di tutte le cinque sconfitte  (contro una striscia vincente di 11 vittorie) degli Spurs è stato il suo AT&T Centre, il giorno dopo aver appena  riconsacrato la Oracle Arena con 12 vittorie consecutive (serie record fino a questo momento) arrivando per la prima volta in cima al ranking grazie anche agli scivoloni dei compagni di viaggio (Cavs e Clippers)  i Warriors ci hanno lasciato nuovamente le penne.  Il gran colpo è riuscito agli Houston Rockets  di  Mike D’Antoni: quando trova la situzione giusta per lavorare, il coach che ha vinto titoli a Milano e Treviso e indossato la magia azzurra,  ripaga con le vittorie e lo spettacolo. E’ stato il colpo del mercato degli allenatori, col suo senso pratico e semplificato portato al piacere del gioco e non della tattica, ha fatto pure risparmiare al suo proprietario un sacco di quattrini con le cessione di Dwight Howard, parte delle sue disillusioni nel suo viaggio nella NBA ai tempi dei Lakers, recuperato tutte le potenzialità sommerse o inespresse della squadra texana. Per prima quella di James Harden giovedì notte un titano nella battaglia coi titani dei Warriors. Sua l’unica tripla-doppia (29 punti, 15 rimbalzi, 13 assist) che ha incrinato con lo scorrere della gara le sicurezze dei più titolati rivali, senza dimenticare però  i 29  punti di Ryan Anderson e i 23 di Eric Gordon, due acquisti azzeccati della gestione di “Like-Be-Mike”  che a Milano diventò popolare col soprannome di Arsenio Lupin che nemmeno sapeva chi fosse “fino a quando – ha raccontato alla Festa degli 80 anni al Forum –  mi chiamò così sulla Gazzetta  Enrico Campana“.

I Rockets (12/7 e 8 vittorie esterne)  hanno vinto 132-127 alla distanza, dopo un doppio overtime,  e la casistica  punisce i Warriors che in situazioni del genere  manifestano fragilità massima vinto soltanto una volta e perso 11, ma questo non toglie che Joe Lacob, azionista di maggioranza  dei Warriors, fosse adirato – perdendo pure lui in stile  e lucidità – dando voce al sentore generale, compreso qualche suo giocatore (“troppi flagrant fouls non sono stati fischiati”, ha detto Draymond Green dimenticando la gomitata alla nuca di Harden..) prendendosela con la terna arbitrale.

La vera ragione del crollo a sasso nella coda del super-match riguarda la metamorfosi di  Durant:  dopo aver segnato 37 punti al termine dei quattro tempi è sparito del campo nei due supplementari, come dimostrato dalla comparazione delle cifre delle sue due partite, dalle stelle alla polvere: 37 punti/2 punti, canestri segnati-tentati  11/21 e 1/7, percentuale 62,4/14,3, tiri da 3/8 e 0/3, Tiri lieri 12/12 e 0/0. Ragionando sempre per cifre, c’è stato un sostanziale equilibrio: 54/56 i rimbalzi a favore dei Rockets, e 31/26 per i Warriors.  Nello scontro dei due supertridenti   82 punti per i Warriors (39 Durant, 28 Curry, 15 Klay Thompson) contro  81 dei Rockets (29 Harden, 29 Anderson, 23 Eric Gordon, ma la maggior precisione nel tiro da 3, con 88 tentativi e 26 realizzati  ha premiato i texani: 14/44 per il 31,8 contro 12/44 e 27,3. E nel 3 contro 3, 10/37 (4/3 Curry, 3/11 Durant, 3/13 Thompson) contro 11/30 (2/11 Harden, 5/10 Anderson, 4/9 Gordon).

Charlotte (11/8) ha riscattato la brutta sconfitta casalinga con Detroit  battendo Dallas la squadra delusione di questa stagione (3/15) per 97-87 col minimo sforzo. Tutti hanno dato qualcosina, 18 punti Kemba Walker, il giocatore faro, 9 rimbalzi e 6 assist Batum  che ha litigato col tiro (4/12 e 1/5 da 3), la scoperta delle ultime due settimane Jaremy Lamb (12 punti e 6 rimbalzi) e anche 20 minuti di qualità di Marco Belinelli. Eccezione per l’allampanato Kaminski che ha sbagliato i suoi 4 tiri, ma stavolta in area invece di abusare nel tiro da 3 coi suoi 213 centimetri.

Se i Warriors non ridono, i Cavs piangono  (13/4) e dopo la pesante sconfitta di Milwaukee  hanno incamerato un -22 (113-91) coi Clippers (15/5) reduci dalla imbarazzante sconfitta a Brooklyn .  In uno scenario di “Ora o mai più” i Clippers hanno fatto scattare la molla dell’orgoglio, il linguaggio scurrile di Rivers  furioso con gli arbitri  contro i Nets  costatogli 15 mila dollari, l’ha rinsavito e ha scosso la squadra che con 29 punti di JJ Redick, 16 punti 9 assist e 6 rimbalzi di CP3 (Chris Paul), 13 rimbalzi di Jordan e 13 punti e 11 rimbalzi di Griffin  si è compattata dominando con 47 rimbalzi e 36 assist  i campioni (36 rimbalzi, 12 assist il minimo del turno). LeBron 16 punti, rigido al tiro (5/14 e 2 triple sbagliate) e in lunetta (6/11), 5 palle perse e 5 rimbalzi e 5 assist,  vale a dire un -20 di minus/plus che si commenta da se.  E meno male che Irving (28 punti) e Love (7/11 con 2 triple) hanno cercato di raddizzare la baracca.  Il maggior problema di questo impressionate vuoto d’aria è JR Smith che dopo un  braccio di ferro col club ha ripagato il sacrificio economico per il rinnovo del contratto (57 milioni di dollari) con ua serie di prove scandalose. Sui siti gira un video nel quale si dimentica nella gara coi Bucks del suo avversario che va a schiacciare mentre lui guarda a metà campo. Chiamato a rapporto dal suo coach, si è scusato parlando di un inspiegabile vuoto mentale ma facendo anche notare che  non c’è gioco di squadra nel colloquio coi giornalisti al quale si è presentato incappucciato, col volto coperto, tranne gli occhi. Era vergogna o un messaggio subliminale estrisecato con un gesto di protesta?

Preso invece slancio dalla vittoria coi Cavs, Milwaukee (9/8) entra fra le prime 8 dei playoff  vincendo a Brooklyn (5/13) e se continua così Antetokounmpo potrebbe essere il Miglior Giocatore della settimana.  Dopo i 34 punti, record personale eguagliato, e la tripla-doppia il 22enne greco di origini nigeriane  ha destato grande impressione anche al Barclay’s Center con 23 punti, 7/14, 2/5 da 3, tl 7/9 8 rimbalzi, 8 assist 4 recuperi, 2 stoppate. La vittoria di Charlotte ha invece dato fiducia a Miami, partita malino ha vinto anche sul difficile campo di Utah (11/9) arrivado a 7 vittorie  grazie ai 27 punti dello sloveno Goran Dragic (record stagione eguagliato), ai 17 punti di Wellington (match winner a Charlotte con uno show incredibile nel finale) e  i 24 di J.Johnson e  10 punti e 9 rimbalzi di Whiteside.

Memphis (12/8)  perso Mike Conley per un problema alla schiena ha vinto 95-94 in casa con Orlando con 25 punti di Mark Gasol (8/14) fra cui le due rituali triple e si è guadagnato stima e fiducia Troy Daniels (19 punti come nella gara precedente, acquisto di mercato indovinato di coach Fizdale che sta lavorando anche alla crescita dell 22enne Jarell Martin (10 rimbazi) ancora acerbo come attaccante  (2/11, 6 punti) prima scelta della scorsa stagione.

A cura di Enrico Campana
 

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