Undici anni senza Marco Simoncelli: la commovente lettera aperta di papà Paolo

Paolo Simoncelli ha ricordato su Repubblica il figlio scomparso 11 anni fa dopo un tragico incidente sul tracciato di Sepang

Paolo Simoncelli ha ricordato con una commovente lettera aperta il figlio Marco Simoncelli, scomparso il 23 ottobre 2011, esattamente 11 anni fa, dopo un tragico incidente nella gara di MotoGp sul tracciato di Sepang.

“Cercare di raccontarvi Marco in poche parole è come chiedere a Reinhold Messner di scalare tutti i quattordici Ottomila, le montagne da ottomila metri del mondo, in un giorno solo – sono le parole pubblicate su Repubblica -. Vi scrivo da un circuito che si chiama SIC, che ironia della sorte, non porta questo nome così perché è stato dedicato a mio figlio ma perché è l’abbreviativo di Sepang International Circuit, da molti anni tappa fissa del motomondiale“. 

“Io vi scrivo proprio dalla Malesia perché, come i più appassionati sapranno, dal 2012 gestisco un team in Moto3. Per molti la Malesia è terra di sole e di mare, dove il clima umido sprigiona questo inconfondibile odore di vacanze. Per me è inconfondibile tanto quanto lo sono le emozioni che mi legano a questo posto, a questo circuito che tanto mi ha regalato e tanto tolto”.

“Il bello che mi ha dato questo circuito: correva l’anno 2008 e il 19 ottobre un ricciolone tagliava il traguardo e si laureava Campione del mondo nella classe 250. Il brutto è storia nota. Quest’anno il 23 ottobre cade di nuovo di domenica e la gara si disputa su questa stessa pista. La Sic58 squadra corse, così si chiama il nostro team, sfilerà come sempre, con orgoglio, con i colori che erano di Marco. Se sono ancora in questo mondo nonostante sia una faticaccia, tra le più belle per carità, è perché il suo ricordo sia più forte del tempo che passa. Se sono ancora qui dopo undici anni, nonostante tutte le difficoltà, è perché lui è vivo dentro di noi, che lo ricordiamo come meglio sappiamo fare: correndo. Mi è stato chiesto: Paolo ha voglia di scrivere di Marco per Repubblica? Mi sarebbero bastate nove semplici parole: manchi come l’aria Marco, no anzi di più”.

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