Rossi-Lorenzo: Pernat ha la soluzione

Carlo Pernat ha la soluzione per la difficile convivenza futura tra Valentino Rossi e Jorge Lorenzo
 
“La scelta migliore potrebbe essere quella di farli correre in due team separati, con uno sponsor diverso: io l’ho fatto nel 1998, nelle 250, con Rossi, Harada e Capirossi”, dice il manager genovese ai microfoni di Sky Sport.
 
“A Valencia il momento più bello è arrivato quando alla fine tutti i meccanici e i tecnici dei team presenti, compresi quelli di Moto2 e Moto3, hanno applaudito Valentino che rientrava nel suo box: è stata la più grossa testimonianza di quello che Rossi ha subìto e non ha potuto fare”, aggiunge il manager di Iannone.
 
Il centauro abruzzese, in un’intervista al settimanale ‘Chi’, intanto si è detto dispiaciuto per l’epilogo della stagione: “La situazione del nostro sport oggi è difficile, imbarazzante. Mi spiace che Valentino Rossi non abbia portato a casa il campionato. Ha corso in maniera incredibile. Meritava, era suo”.
 
“Ho visto e rivisto la gara di Valencia e la cosa che trovo assurda, e lo dico da pilota, era che si correva a un ritmo elevato, ma non c’è stato nemmeno un sorpasso. Questo può succedere in alcuni Gran Premi di F1 non nel Motomondiale. C’è un enorme dispiacere a prescindere. Il nostro sport non è mai stato al centro di polemiche di questo tipo. E ora lo hanno trascinato in un vortice. Quando ho sentito le parole di Jorge, che ha dichiarato: ‘I miei colleghi spagnoli hanno aiutato uno spagnolo’ sono rimasto scioccato. Ho pensato: ‘Ma dove siamo arrivati?’. Non ci volevo credere. Questo è uno sport individuale, sia chiaro”.
 
“Se c’è stato un complotto? Non voglio neppure immaginarlo. sarebbe un dispiacere per tutti. Il paddock non è un luogo di amici, di abbracci o di sorrisi. Io, come del resto Valentino Rossi, ho sempre evitato le feste del dopo gara. Può succedere che se ti vedono con una bibita in mano, dicono poi che ci hai messo del rum e il giorno dopo sei l’alcolizzato della pista. Questa è la ‘fratellanza’ della MotoGp. E’ ora di raccontare le cose come stanno”.

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