L’Italia riparte dalla lezione di Conte

“Nessuno si ricorderà di noi”. Le parole che riassumono il malumore dell’Italia, a caldo dopo la sconfitta ai rigori contro la Germania, escono dalla bocca di Andrea Barzagli, scoppiato in lacrime nel post partita. 

Nessuno, probabilmente, si ricorderà dell’impresa della Nazionale di Antonio Conte, capace di superare Belgio, Svezia e Spagna e di accarezzare il sogno di beffare di nuovo i tedeschi, che consumano la propria vendetta, spezzando la maledizione italiana.

Il cammino degli Azzurri è stato costellato di consensi, complice la sicurezza con cui l’allenatore salentino ha preso le sue decisioni, senza mai assecondare l’emotività del momento. Una rinuncia complessiva alla qualità per favorire l’equilibrio e l’ordine: Conte ha normalizzato l’Italia, dandole un’indole operaia e rovesciando le convinzioni di chi pensava a una squadra con Insigne ed El Shaarawy, che in Serie A hanno fatto la differenza. Privilegiando una squadra che qualcuno, biasimandola, avrebbe definito “di soldatini”.

E’ stata l’Italia di Eder e Pellé, di Giaccherini e Parolo ed è stata soprattutto l’Italia di Buffon e dei tre fenomeni della difesa. Chiellini, Bonucci e Barzagli sono i fuoriclasse della Nazionale, al pari dei centrocampisti tedeschi e degli attaccanti francesi.

I rigori hanno premiato la Germania, sempre uguale a sé stessa col passare del tempo: forte e spietata, ma stavolta premiata dalla buona sorte.

Probabilmente, le parole di Barzagli sono profetiche: è chi vince a restare nella memoria della gente, ma non è nel passato che si vive, soprattutto nel calcio.

Quello che conta da oggi è il futuro, nelle mani di Giampiero Ventura, il cui compito sarà quello di dare continuità a un ciclo, ripartendo da ciò che ha maledettamente funzionato: l’orgoglio, la dignità e l’amore per la maglia. Questa è la lezione che l’Italia ci ha dato. Anche se nessuno se ne ricorderà.

 

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