Malori, il miracolo è compiuto

Il gran giorno è arrivato: Adriano Malori torna a parlare e soprattutto torna in bicicletta. A Salsomaggiore Terme (PR) alla presenza della vicepresidente della FCI Daniela Isetti, del presidente ACCPI Cristian Salvato e della stampa intervenuta ha raccontato con emozione la sua storia.

“Il 22 gennaio ero in testa al gruppo al Tour de San Luis e stavo parlando con Vincenzo Nibali per attaccare, quando mi sono risvegliato ero in un letto di ospedale e non riuscivo a muovermi. Mi hanno detto subito: “il tuo cervello si è sconnesso completamente dalla parte destra del tuo corpo. Con tanto lavoro e un po’ di fortuna potrai tornare ad essere una persona normale”. Di tornare in bici manco a parlarne. Mi sono trovato dalla gioia di essere vicecampione del mondo al dover dipendere dagli altri per tutto, per mangiare e per andare in bagno. Con la forza e la determinazione, e soprattutto con l’aiuto di una fantastica squadra di medici e di specialisti, a fine marzo ho iniziato a fare i rulli, un’ora al giorno. Ho fatto fino a sei ore di riabilitazione al giorno. Lo confesso, l’obiettivo all’inizio era quello di tornare ad essere una persona normale, capace di bere con la mano destra e tagliarsi la bistecca. Il 28 aprile abbiamo fatto una prova in bicicletta nel magazzino della squadra e lì ho cominciato a sperare di poter tornare a correre. Ma fino a quel giorno non ci pensavo, anzi ero convinto di dovermi cercare un altro lavoro. A quel punto sono tornato a casa, ho cominciato ad andare in bici continuando a fare fisioterapia. Ma dopo un’ora, un’ora e mezza la mano diventava dura, non riusciva a governare la bici e sono nuovamente caduto nel baratro. Per un mese il mio futuro è tornato ad essere buio. Quando sono andato a Pamplona per un semplice controllo, mi hanno detto che ero fuori strada, così sono tornato al CNAI. Ho fatto giusto una sosta a casa per sposarmi con Elisa e poi ho lavorato, lavorato e lavorato. Il 10 agosto mi hanno dato il permesso per tornare a fare il mio lavoro e ho cominciato ad allenarmi come una bestia. Chiedo scusa agli amici e ai giornalisti, se non ho risposto in questi mesi alle loro chiamate, ma volevo vivere la vicenda con la massima riservatezza, avevo detto che sarei tornato a parlare quando sarebbe arrivato il momento delle corse. Ed eccomi qui. Riparto dal Canada il 9 settembre. Ho voluto fare questa conferenza per la gente che sta male, in questi mesi ho visto persone di tutte le età che soffrono davvero. E voglio spiegare loro che c’è un ragazzo di 28 anni che in sette mesi è tornato a correre tra i professionisti. Almeno un sorriso e una speranza la voglio dare, perché se la meritano. Ho provato qualcosa che non cancellerò mai: stare nella sofferenza assieme a gente che sta male insegna cose che non avrei mai immaginato di imparare. Ringrazio lo staff dell’Università di Navarra che mi ha seguito in maniera esemplare, ringrazio la Movistar senza la quale non sarei qui oggi e così in salute, ringrazio Gabriel Curuchet e Giovanni Lombardi che mi hanno dato il cuore sin da subito in Argentina e tutti coloro che mi hanno fatto sentire in vario modo la loro vicinanza. Aspettative? È la domanda più complicata. La mia carriera è costellata di mille dubbi, non so se potrò tornare l’Adriano Malori di prima. Se mi mancherà il 10 per cento di gambe, ci arriverò con la testa. Quel che è certo è che alla partenza del GP de Quebec et Montreal una lacrima di sicuro mi scapperà, sarà bello ritrovare l’affetto dei miei compagni”.

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