Froome e il telefonino della discordia

Quello del 2016 non è stato un Tour come gli altri due vinti nel 2013 e nel 2015. Meno dominatore, ma più supportato dalla squadra, il keniano bianco, che a Rio cercherà una medaglia nella prova a cronometro, si è fatto notare anche per alcuni avvenimenti extra-ciclistici.

Come l’ormai già storica scalata a piedi per qualche decina di metro verso il Ventoux, dopo essere rimasto senza bicicletta a causa dello scontro a catena dovuto alla caduta di una motocicletta scontratasi contro tifosi troppo invadenti, o come in precedenza il pugno rifliato al volto di un altro tifoso durante la prima tappa pirenaica con arrivo a Bagneres de Luchon.

Graziato dalla giuria nella prima occasione con l’insolito azzeramento dei tempi, Froome è stato solo multato in occasione del gesto violento, a differenza di quanto accadde nel 2001 a Wladimir Belli, espulso da un Giro d’Italia che avrebbe potuto vincere proprio per un atto analogo.

Come se non bastasse, ora spunta pure l’immagine del telefonino. Philippe Maertens, capoufficio stampa della Katusha, ha infatti scattato una foto che inchioderebbe nuovamente il trionfatore della Grande Boucle, intento a maneggiare uno strumento tecnologico che assomiglia molto a un cellulare durante l’ultima tappa.

Peccato che tutto questo sarebbe proibito dall’organizzazione. Non è successo e non succederà nulla, del resto analoga infrazione fu condonata nel 2014 a Luca Paolini, punito con una multa. In proporzione agli altri “misfatti”, Froome non dovrebbe sborsare neppure quella.

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