Morata: “E Buffon mi disse: ‘Piangi a casa’”

L’attaccante della Juventus Alvaro Morata in un’intervista al Guardian racconta un aneddoto sulla sua seconda stagione in bianconero, un anno fa: “La gente pensa che siamo macchine, non si rende conto che dietro una brutta striscia c’è sempre un problema personale o una questione familiare. Abbiamo sentimenti, commettiamo errori, siamo persone. Alla Juve mi sentivo un po’ perso, stavo discutendo con gente che era importante per me, c’era questa clausola di recompra a favore del Real che non dipendeva da me e non conoscevo il mio futuro. E tutto questo mi ha condizionato e distratto”. 

“Un giorno avevo finito di allenarmi, era stata una delle peggiori sedute della mia vita, non riuscivo nemmeno a controllare la palla. Il preparatore mi chiese cosa non andava e gli risposi che ero triste. Piangevo e accanto a me c’era Buffon, che mi disse che se volevo piangere, dovevo farlo a casa. Mi disse che, se mi avessero visto piangere, le persone che mi volevano male sarebbero state felici e quelle che mi volevano bene si sarebbero rattristate”.

Poi Morata lancia un segnale ad Antonio Conte, ora al Chelsea: “Conte è stato l’allenatore che più ha puntato su di me anche se non mi ha mai allenato. Ha scommesso su di me alla Juve ma andò via prima che arrivassi. Mi conosce meglio di quanto immagini e questo è importante, è una cosa che ti spinge a lavorare duro. Mi sento in debito con Conte e sono sicuro che prima o poi avrò la fortuna di essere allenato da lui”.

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