Berlusconi, il ‘no’ alla presidenza: ecco perchè

L’era Berlusconi al Milan si è definitivamente chiusa. Dopo 31 anni di presidenza, l’ormai ex patron rossonero ha ceduto la società meneghina al cinese Li Yonghong.

A tornare sull’infinita trattativa, conclusasi solo un paio di settimane fa, è stato Paolo Berlusconi, il fratello di Silvio, in una lunga intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’: “Mio fratello è molto addolorato. Il Milan è sempre stato una questione di cuore e non di affari. Sapevamo che prima o poi il closing si sarebbe concretizzato, ma in realtà non si può ritenere di essere mai davvero preparati di fronte a uno scenario del genere. Non dopo 31 anni. I giorni dell’intervento al cuore hanno giocato un ruolo importante. Dopo l’operazione ci ha mandato un videomessaggio in cui diceva che da quel momento avrebbe avuto più tempo per la famiglia: lì abbiamo capito”, le sue parole.

La cessione, però, è stata particolarmente dolorosa: “E’ stato un rammarico non aver consegnato il club a un imprenditore milanese, o quantomeno italiano. Non si è fatto avanti nessuno ed è un peccato perché in quel caso credo avrebbero potuto esserci delle agevolazioni nell’acquisto”, ha poi aggiunto.

Paolo Berlusconi ha spiegato anche il motivo del rifiuto del fratello alla presidenza onoraria: “Si è informato per capire se avrebbe potuto dialogare con l’allenatore, magari dare indicazioni, e gli è stato risposto di no. Allora ha preferito dare un taglio netto. Una cosa, però, alla nuova proprietà vorrei chiederla: mi piacerebbe che tenessero in vita il Trofeo Berlusconi, sarebbe un bell’omaggio”.

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