Zandalasini: presente, futuro e… Kobe

E’ passata una settimana dalla scarica d’adrenalina con cui la Nazionale femminile Under 20 ha ‘travolto’ il movimento cestistico italiano. I fan si sono progressivamente innamorati di una Nazionale che ha fatto della tenacia, del desiderio e della capacità di non arrendersi ma i tratti distintivi di un team forse mai così compatto, che ha sfiorato l’oro cedendo alle campionesse della Spagna solo ad un secondo dalla fine. Una medaglia d’argento impreziosita dal titolo di Mvp attribuito a Cecilia Zandalasini, che è esplosa con tutto il suo talento innato e la passione contagiosa, irrefrenabile, confermando di essere uno dei più grandi talenti espressi dalla pallacanestro italiana ed europea negli ultimi anni. Nata a Broni nel marzo 1996, rappresentata da Roberto Galli e Virginio Bernardi di SPORT lab agency, Cecilia è ormai pronta a spiccare il volo. Dopo due stagioni a Schio ricche di successi, con gli scudetti e i quarti di finale in Eurolega ottenuti con la Beretta Famila, per l’ala di 182 centimetri in forza alle campionesse d’Italia adesso è tempo di guardare oltre. Con la stessa forza, la stessa determinazione e la grazia nei movimenti e nel tiro che ne hanno fatto- per fan e tifosi- ‘la Principessa’.

E’ passata una settimana dall’argento in Portogallo: cosa hai provato in quell’ultimo secondo di gioco?

Anzitutto conservo dei bellissimi ricordi nel mio cuore, sia  della partita che pure del finale;  la ‘tripla’ del pareggio me la sentivo, già nell’ultimo quarto mi ero presa molti tiri delicati, per questa ragione sono esplosa in una grande esultanza. Il clima era molto caldo (anche per l’assenza di aria condizionata nel palazzo…): ricordo il  time out,  la stoppata e poi il fischio del fallo che ha mandato le spagnole in lunetta.

Hai dei rimpianti?

Difficile dirlo. Volevo e volevamo vincere, specie dopo una così grande rimonta; senza dubbio perdere così fa molto male, anche ora che è passato del tempo. Però l’argento ci e mi gratifica, sono grandi riconoscimenti. Peraltro sapevo che era la mia ultima partita con le selezioni giovanili azzurre, ero spinta a dare il massimo anche per questa ragione.

Smaltita la delusione cosa resta? La grande prestazione di squadra, il titolo di Mvp.. 

L’unione del nostro gruppo è sempre apparsa straordinaria, e lo era nei fatti, nello spogliatoio, ogni giorno. E’ stata la vera chiave vincente, anche delle rimonte.  Eravamo così  straordinariamente unite che posso serenamente dire di non aver mai visto un gruppo così. Abbiamo  subito una grave perdita con l’infortunio di Marzia Tagliamento, ci è crollato il mondo addosso dal momento che lei era una delle nostre migliori realizzatrici e ci avrebbe guidato con grande autorevolezza.  E invece, nella partita successiva al suo infortunio, ci siamo unite ancora di più. Emotivamente ci siamo sentite investite di una grande responsabilità, cercando di andare ciascuna oltre i propri limiti.

Nei momenti più concitati della finale hai realizzato canestri sensazionali. Come ti sentivi, in quei frangenti? 

Sicuramente, dopo 7 partite all’Europeo,  arrivi in finale essendo molto stanca. Tuttavia, quando sono entrata in trance agonistica nell’ultimo quarto, non ho più sentito nessuna fatica. Ero fresca, come se fossi appena entrata. Ho trovato energie che neppure pensavo di avere. In quei momenti sai di poter fare l’impossibile, sei a meno 18 e ti ritrovi nuovamente punto a punto. E’ qualcosa di inconscio. Un’esperienza straordinaria, sotto il profilo sportivo ma non solo.

Ad agosto ricomincerai la preparazione con Schio, dovei reduce da due stagioni di successi.  Quali sono i tuoi obiettivi individuali e di squadra per il 2016-17? 

Sì, cominceremo la preparazione il 28 agosto. Il mio principale obiettivo sarà quello di avere più una maggiore consapevolezza: gioco nella squadra più forte e con le giocatrici più forti, non nego di aver avuto dei passaggi difficili, come d’altro canto è naturale che sia. Cercherò di crescere, di avere spazio e minuti, ma soprattutto cercherò la fiducia delle mie compagne, della squadra e del coach. Mi metterò a disposizione del team. In Italia partiamo da campionesse, in Eurolega la scorsa stagione siamo arrivate ai quarti, quindi ora puntiamo a  fare qualcosa di più. 

Parlavi del livello di agonismo in Eurolega, che tu hai definito elevatissimo . Quali sono i tuoi margini di crescita e gli ambiti del gioco su cui credi di dover lavorare maggiormente? 

Si parte sempre  dai fondamentali,  è necessario che sia così. Penso al palleggio nella mano debole, penso al fatto che quanto alle letture devo aumentare la frazione di secondo in cui vanno lette le azioni. In difesa, invece, devo essere sempre più concentrata e pronta a rispondere ai  bisogni della squadra.

Qual è il giocatore o la giocatrice cui ti ispiri maggiormente?

Senza dubbio Kobe Bryant, che ho sempre ammirato per la sua mentalità, la cosiddetta ‘mamba mentality’.  Come lui, in quel senso nessuno mai; mi ha ispirato moltissimo, c’è soltanto da imparare. Sul campo, poi, è sempre stato uno la cui attitudine vincente è soltanto da prendere ad esempio.

Cominciamo a conoscere Cecilia Zandalasini fuori dal parquet: cosa ti piace fare, quando sei libera?

Sicuramente uscire con gli amici. Cerco e ho sempre cercato di mantenere i rapporti. Ogni tanto  mi diverto disegnando, una cosa che mi libera la mente; l’ho sempre fatto, fin da bambina. La musica mi piace molto, come del resto viaggiare: conoscere culture diverse mi fa crescere parecchio.

L’America cosa rappresenta per Cecilia Zandalasini, oggi? 

L’America significa e rappresenta tanto. E’ la cosa cui ambiscono tutti i giocatori e le giocatrici di pallacanestro, un altro mondo per quanto riguarda il nostro sport.  Posso dire che è un sogno che negli anni spero possa diventare realtà, pur sapendo che non è qualcosa di così prossimo o vicino. E’ uno dei miei grandi obiettivi, diciamo  che se la chiamata un giorno arrivasse   ne sarei strafelice.  Quanto a carattere, del resto, sono una persona che tende a porsi degli obiettivi e a realizzarli.

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