Sardara, bordata al Governo

“Se mi sono sentito tutelato dal governo e dal Ministero dello Sport? Sufficientemente tutelato non rende l’idea, dovrei dire per niente tutelato”. Non le manda a dire Stefano Sardara, presidente della Dinamo Sassari, intervenuto nel corso della trasmissione ‘Stadio Aperto’ su TMW Radio.

Quello di Sardara è un vero e proprio affondo alle decisioni del Governo il cui impatto, a suo dire, rende cupo il futuro della pallacanestro italiana: “Siamo razionali ed oggettivi: abbiamo avuto zero sul lato delle imposte, sul lato del contributo alla sanitarizzazione idem. Di contribuzione per mancati ricavi nemmeno, il credito d’imposta non potrebbe essere più complesso ed inutilizzabile. Se siamo vivi, non è certamente per loro. Non ci hanno dato neanche un mignolo cui aggrapparci”.

Il patron della Dinamo è critico anche con la possibilità di un’interruzione del campionato, qualora l’esecutivo dovesse propendere per un altro lockdown come quello della primavera: “Credo che stoppare oggi il campionato, laddove il governo lo chiedesse per ragioni che per ora per fortuna non sussistono, sarebbe una mossa strategicamente sbagliata. Non è facile per niente, ma anche la discussione sul centinaio di tifosi da mettere nei palazzetti la trovo stupida, così le cose non si risolvono. Dobbiamo trovare la soluzione col Governo per ammortizzare su più anni le perdite del basket”.

Perdite pesanti, anche se per quanto riguarda il suo club Sardara specifica: “Il conto è salato. Come Dinamo abbiamo la fortuna di affrontare questa crisi senza nessuna situazione debitoria alle spalle. Per fortuna siamo in salute, ma non grazie al Governo. Confronto con il calcio? C’è una differenza sostanziale tra noi e loro: vivono con un contratto da 1 miliardo di euro, basta che facciano una bolla come successo per la NBA e il loro spettacolo va avanti. Noi, se andiamo in bolla, contiamo morti e feriti”.

La soluzione, per Sardara, è quindi quella di “continuare a martellare il Governo finché non se ne farà una ragione. Ci sono dei rappresentanti, e questi devono essere bravi ed ostici. Dobbiamo rompere tutti i porcellini che abbiamo, serve mantenere acceso il motore e tenere botta. Dopo, come in ogni grande crisi, ci saranno nuove opportunità: sarà come un nuovo Dopoguerra. Non dimentichiamoci che c’è chi non arriva a fine mese”.

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