Volley femminile, scontro tra club e Federazione

No alla Serie A2 a 20 squadre e a due gironi. È chiara la posizione dei Club di Serie A2 rispetto alla recente decisione del Consiglio Federale, il quale il 10 giugno scorso ha deliberato che dalla stagione 2017-18 l’organico del Campionato di Serie A2 Femminile sarà allargato a 20 squadre, divise in due gironi. Le Società di A2 hanno elaborato un documento condiviso – sottoscritto dai Presidenti di 12 delle 14 squadre che hanno partecipato all’ultimo torneo nazionale (Volley 2002 Forlì, Pro Victoria Pallavolo Monza, Volley Soverato, Robursport Pesaro, Polisportiva Filottrano Pallavolo, Trentino Rosa, Volalto Caserta, Chieri 76 Volleyball, Volley Nike Palmi, Volley Hermaea Olbia, Beng Rovigo e Polisportiva Cisterna 88) – in cui si manifesta la piena contrarietà a tale disposizione. Il documento è stato spedito oggi all’attenzione della FIPAV, del presidente Carlo Magri e dei componenti del Consiglio Federale e contiene l’invito a rivedere la decisione e a portare la valutazione e l’eventuale creazione di un progetto organico e di riforma della Serie A2 all’attenzione delle squadre che oggi vi partecipano. 
 
“Una riforma simile creerebbe tanti problemi, col rischio di abbassare il livello del campionato. Oltretutto l’A2 è il campionato più nazionale che c’è: copre tutta la penisola e ha un suo fascino anche per questo – ha affermato Filippo Vergnano, presidente del Fenera Chieri ’76 e consigliere del CdA di Lega, al Corriere di Chieri -. Non è ancora chiaro con quale criterio verrebbero creati i due gironi. Se venisse fatto come nel maschile, il criterio sarebbe non geografico ma in base al ranking, quindi senza nemmeno produrre risparmi economici per le trasferte. A maggior ragione se la riforma fosse questa ne sarei sempre più perplesso. Avevo avuto sentore di rapporti non semplici fra Lega e Federazione – continua Vergnano -, ma non credevo fino al punto di ignorare completamente le richieste dei club, che a mio modesto avviso non esprimono né rigidità né battaglie sui principi, ma semplicemente buon senso”.
 
Un mercato delle giocatrici al rialzo per l’aumento della domanda, l’abbassamento del livello tecnico – sia per l’aumento delle squadre e delle atlete in arrivo da serie inferiori, sia per la riduzione o addirittura il blocco delle retrocessioni nella stagione 2016-17 -, la disparità tecnica dei due gironi, la notevole incidenza dei club promossi per la stagione 2017-18 rispetto al percorso orientato alla solidità organizzativa e finanziaria delle Società: la lista delle negatività causate dalla riorganizzazione del Campionato di A2 è lunga. Senza considerare come le esperienze passate di allargamento dell’organico non depongano a favore di tale soluzione.
 
“Già all’attenzione dell’ultimo Consiglio Federale avevo portato la testimonianza dei miei colleghi Presidenti di Società di A2, i quali come me considerano scellerata l’ipotesi di allargamento del Campionato a 20 squadre divise in due gironi – spiega Antonio Matozzo, presidente del Volley Soverato e vicepresidente per l’A2 della Lega Pallavolo Serie A Femminile -. E pensavo sinceramente che la Federazione, prima di deliberare un simile stravolgimento dell’ordinamento attuale, avesse la bontà di convocare e sentire le opinioni dei presidenti delle Società e degli investitori, anche solo in ragione del fatto che di questi tempi è difficile per qualsiasi Club reperire risorse economiche”. 
 
“Ad oggi abbiamo un grande Campionato, con grosse squadre e competitività all’avanguardia, con una fisionomia nazionale, visto che abbraccia tutta l’Italia, da Trento a Soverato  – continua Matozzo -: valori che con tale riforma verrebbero indiscutibilmente meno, e con essi gli stessi investimenti, come peraltro dimostrano simili esperimenti del passato, tutti falliti. Un amico presidente mi ha confidato: ‘Se non ci saranno retrocessioni, chi mi obbliga a comprare giocatrici forti? Costruisco una squadra di giovani, tanto la ribalta dell’A2 è comunque garantita anche l’anno prossimo’. Invito insomma la Federazione a fare un passo indietro e a convocare un’Assemblea in cui le Società, gli attori principali del movimento di vertice, abbiano la possibilità di esprimere le loro riflessioni”.

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