Donare: uno sport da campioni

Il buco in vena non può essere un problema. E donare sangue non salva solamente la vita di chi lo riceve. A volte anche quella di chi lo dona, basti pensare alle patologie che possono emergere nel corso di un prelievo di routine: epatiti pregresse, marcatori virali, alterazioni tiroidee, giusto per fare qualche esempio. E non è vero che la pratica possa ostacolare l’attività sportiva, quale che sia il suo livello. “I campioni dovrebbero fare da traino – rileva anzi Gino Bernuzzi, medico del centro trasfusionale dell’ospedale di Parma -: un testimonial che si impegni in maniera concreta farebbe di sicuro la differenza, soprattutto tra i giovani. Dobbiamo essere realisti: un’icona potrebbe togliere un po’ di tempo ai propri impegni per andare nelle scuole a spiegare perché donare sangue non può solamente essere considerato un atto di generosità nei riguardi del prossimo”. 
 
La donazione non è da ostacolo allo sport, anche senza essere per forza campioni. E’ ‘no’ la risposta a chi si chiede se svolgere un’attività sportiva possa tagliare fuori dalla donazione. Ed è ancora ‘no’ la risposta a chi pensa che donare sangue possa influire negativamente sulle proprie prestazioni. Certo, bisogna prendere delle precauzioni, perché il prelievo venoso (la quantità varia a seconda del peso del soggetto, ma corrisponde a 1/15 circa dell’intera massa sanguigna circolante) non ha alcun effetto particolare in condizioni di riposo ma sotto sforzo sì e porta ad affaticarsi più celermente. Però lo sanno tutti che un atleta non si comporta come tale per 365 (o 366, come nel 2016) giorni all’anno, lo strappo alla regola si potrebbe fare in ambulatorio, mettendosi sul petto una ‘medaglia’ diversa. Di norma, comunque, chi svolge un’attività sportiva piuttosto intensa dovrebbe limitarsi a un paio di donazioni (al posto delle quattro che sono consigliate) per evitare che possano insorgere problemi legati all’anemia. Le alternative, comunque, non mancano, anche in pieno periodo agonistico. Nel quale si può donare il plasma, anziché il sangue intero: l’ematocrito, in questo caso, non si altera in maniera rilevante e le prestazioni restano a livello standard.
 
Lo sport è anche donna e l’Adas-Fidas di Parma ha deciso di puntare sul gentil sesso per fare proseliti: le ragazze del Parma 1913, calcio femminile (serie C), hanno aderito in massa all’iniziativa sottoponendosi alla donazione. “Hanno dimostrato di essere delle campionesse, hanno segnato il gol più bello”, ha commentato soddisfatta Ines Seletti, presidente dell’Adas-Fidas locale.
 

Articoli correlati