Kobe Bryant, una notte da all star

C’era anche Jack Nickolson in una delle sue rare apparizioni allo Staples Center negli ultimi tempi a sostenere i Lakers. La vita e la storia sono fatte di cicli, i tempi dello showtime sono ormai antichi ricordi, i fedelissimi si accontentano anche di traguardi più modesti, come evitare l’umiliante record di 11 sconfitte consecutive. Sarebbe un’offesa nella storia per una delle franchigie più titolate (16 vittorie) nella storia della NBA, delle celebrità come Mikan, Alcidor e Magic Johnson e di Kobe Bryant, il “quasi Jordan” più che “anti-Jordan”, l’ultimo grande protagonista che a 37 anni ha deciso il ritiro. E dopo un mese travagliatissimo per vari acciacchi, ecco la sua improvvisa resurrezione: 38 punti in 33 minuti, 7 triple su 11, la miglior gara dell’anno, uno spot per il prossimo All Star Game di Toronto per il quale è stato il più votato (1,6 milioni)  che lo invita quasi a ripensare al suo addio, previsto per il 13 aprile, se riesce ancora a essere quello visto ieri notte. E che gli hanno suggerito una frase cinica: “Maledetti 20 anni, cosa mai posso aspettarmi ancora?”.
 
Per uno scherzo del destino questo last but not the least-show inatteso è avvenuto a 10 anni esatti dalla famosa partita degli 81 punti coi Raptors. L’allenatore dei Raptors, Sam Mitchell, è oggi il coach di Minnesota e l’unico a non voler trovare mai più sulla propria strada Kobe. Quando i giornalisti gli hanno chiesto, prima della gara, un ricordo della notte degli 81 punti, ha risposto con una frase lapidaria: “Per favore, non potreste farmi un’altra domanda?. Per cinque anni almeno mi sono posto questa domanda e ci sto ancora pensando”. All’appuntamento con la storia, i suoi Wolves, hanno fatto un doveroso inchino a Kobe nonostante i 15 assist di Rubio, il trentello di Wiggins e la buona gara del n. 1 del draft Towns e la crescita del senegalese Georgui Dieng che ha praticamente negato la possiblità di mostrare le sue qualità a Nemanja Bjelica, il miglior europeo della scorsa stagione. Anche se Markieff Morris ha segnato 30 punti con  11 rimbazi e  Devin Booker (27 punti) e Archie Goodwin (18 e 12 assist) hanno offerto coi Raptors, pungolati dalla tirata d’orecchi di coach Casey dopo la sconfitta della notte precedente a Denver,  la scossa forte del  cambio di allenatore (fuori Jeff Hornacek e dentro il suo vice Earl Watson)  non ha evitato a Phoenix la 20esima sconfitta su 22 gare.  Vero che Hornacek, storico giocatore dei Suns, era in bilico e un mese fa aveva ricevuto l’ultimatum da suo club, vero che Morris, il più motivato ieri notte, gli aveva tirato una salvietta in faccia durante una gara, ma ha soprattutto pagato caro i gravi infortuni  di Brandon Knight e Eric Bledsoe, la dinamica trazione posteriore, e da ultimo anche di TJ Warren. Ma questa è la realtà della porta girevole della NBA, non occorre essere bravo ma “profit” e fortunato.
 
Il suo club  ha interrotto il rapporto con “Horny” a pochi mesi dalla scadenza del triennale per un calo progressivo di risultati, da 48 vittorie nella prima stagione a 39 nella seconda al 14/36 di questa spiegando, per bocca del general manager, che la squadra non gli rispondeva più. E promosso  Earl Watson, il più giovane coach della NBA con i sui 36 anni, ex giocatore NBA per 13 anni, studente a UCLA con John Wooden, chiamato a Phoenix da Hornacek. Prima di essere presentato alla stampa ha chiesto rispettosamente  il permesso  all’ ex capo ricevendo la benedizione per l’incarico,  per  prima cosa  il cub gli ha messo alle spalle un senior coach, Bob Hill, 68 anni il coach  che ha allenato Watson agli inizi di carriera nei Kasas Jayhawks. Si tratta proprio  il coach della Virtus Bologna, un bello della panchina, preso dall’avvocato Porelli  nell’estate del ’98 e reduce da un’eserienza coe assistant coach ai Knicks, una figura di militante cristiano membro della Chiesa della Fraternità. Vinta la Coppa Italia non vene però confermato perchè Porelli decise di dare la squadra a Ettore Messina che vinse la Coppa Italia e la Coppa delle Coppe. Tornato in America il bel Bob ha avuto diversi incarichi, con diversi flop.  Diresse i Pacers, passò agli Spurs, licenziato da Gregg Popovich  he s’insediò in panchina nonostante fosse reduce da una grande  stagione degli Spurs con 62 vittorie, ai tempi di David Robinson e Sean Elliot.
 
La serie di 3 sconfitte che ha messo in preallarme Houston è stata interrotta col successo con Miami nonostante la sospensione da parte della NBA di  Dwight Howard per aver allontanato bruscamente l’arbitro che tentava di dividerlo da una discussione animata col brasiliano Nene a Washington. Se l’è cavata invece con una multa coach JB Bickerstaff he aveva criticato l’arbitraggio.
 
Josh Smith, il figliol prodigo che si è ripreso a stagione in corso, non ha fatto rimpiangere Superman con 19 punti e alcune triple d’oro. Mancava anche Clint Capela per uno stiramento ai flessori. Record di assist in carriera eguagliato da Harden con 14. Miami senza Whiteside  ha avuto ben 7 giocatori in doppia cifra, e dominate ai rimbalzi (51/34)  con una doppia doppia di Stoudemire ex centro di New York ai tempi di Mike D’Antoni.
 
SKY SPORT TV-  La programmazione prevede dopo Rockets-Heat  (oggi replica ore 14 e 22.30 2HD) la  diretta Wizard-Warriors alle  2 di giovedì 4 febbraio SS 2HD (differita 14.30 e 21.30 2HD) e  sabato ore 23  la diretta Houston-Portland su SS 2 HD (differita domenica 7 ore 10 3HD e 18 2HD).
 
RISULTATI 2 febbraio –  HOUSTON-Miami 115-102 (26 J.Harden +14 r 10/19 3/8 da3 tl3/4 2re, 19 Josh Smith 8/13 3/5 da3, 18 M.Thornton; 17 L.Deng  8r, 16 D.Wade, 14 A.Stoudemire +14r); New York-BOSTON 89-97 (18 A.Afflalo, 17 R.Lopez +13r tl5/6, 16 C.Anthony +14r 4/16 1/5 da3 tl7/10 3pe 6f; 20 I.Thomas 1/5 da3 5r 8a, 16 T.Zeller +10r, 14 E.Turner +10r); Phoenix-TORONTO 97-104 (30 Markieff Morris +11r 1/3 da3, 27 D.Booker 6/14 da3, 18 A.Goodwin +12a 7/12 2/2 da3; 26 K.Lowry 5/10 da3, 22 D.DeRozan 1/5 da3, 7 B.Biyombo +12r); PORTLAND-Milwaukee 107-95 (30 CJ McCollum 10/18 3/6 da3 tl 7/9, 14 D.Lillard +12a 6/15 0/6 da3 5r, 16 AF Aminou; 21 G.Monroe 8r, 19 G.Antetokounmpo 8r 5a 2re); LA LAKERS-Minnesta 119-115 (38 K.Bryant 10/21  7/11 da3 tl11/12 5r 5a 2re 33′, 20 L.Williams, 18 D.Russell, 15 J.Randle 12r; 30 A.Wiggins, 19 G.Dieng 6/9 6r 5a, 14 KA Towns 6/9 9r, 10 R.Rubio +15a 4/10 0/2 da3 2r).
 
A cura di ENRICO CAMPANA

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