I Warriors allungano, Denver frena

Gregg Popovich rimette in campo Tony Parker ristabilito dalla botta al ginocchio dopo le tre vittorie consecutive col semisconosciuto argentino Laprovittola in regia, scoperto alle Olimpia di Rio, e sorprendentemente scelto per il roster ufficiale e tenuto in panchina coi Bulls. Il ritorno all’antica col play delle tre anelli NBA, è parte dei motivi della stretta sconfitta a Wind-City  (95-91) che da parte sua era in prolungato semaforo rosso dalla vittoria coi Cavs. L’altro motivo che ha impedito agli Spurs (18/5) di allungare la striscia di 13 vittorie e di avvicinare il record assoluto è il non eccelso rendimento di LaMarcus Aldridge nella due ultime partite (16 punti, ieri notte coi Bulls 10 

punti,  5/15 al tiro, 6 rimbalzi per 15 minuti) mentre Leonard è stato alla sua altezza (24 punti, 10/19 9 rimbalzi) e così Pau Gasol contro la sua ex squadra (13 puti, 10 rimbalzi) che non fa rimpiangere il Tim Duncan dell’ultima stagione dando incisività all’attacco tirando da fuori. Gli Spurs hanno pagato il 9/20 nelle triple (32 per cento) e la panchina poco reattiva (27 punti) quando c’era bisogno di spinta per il break decisivo dopo l’intervallo, quando la squadra lavorando bene in difesa è stata avanti di 13 (45-32)  conducendo nel terzo quarto ancora di 9 punti (59-50). Alla distanza i Bulls hanno vinto con 50/44 ai rimbalzi e 24 assist a 21 e con l’esperienza  dei senatori Wade (20 punti) entrato nel club degli immortali con 20 mila punti e 5 mila assist e il ritrovato Rajon Rondo che sfiorato per un assist una delle non rare triple-doppie (12 punti, 10 rimbalzi, 12 assist, 6/2 per l’ascetico re degli assist).

Le squadre dell’Est hanno fatto cassa anche con i Raptors (15/17) che tallonano i Cavs col miglior attacco  della Conference occidentale,124-110 con 24 punti e 11 assist  contro Minnesota (6/19) che cresce col nuovo coach Thibodeau ma non abbastanza perché Rubio resta Peter Pan e il tiro resta uno scoglio mentale, Washington (8/12) ha battuto 92/85 Denver (8/15) in uno scenario ovattato per i soli 12.465 spettatori  scontenti della loro squadra e il black out del tabellone per un sovraccarico della linea elettrica perché Capitol City assomiglia sempre più a Roma senza avere la stessa storia e il Potomac è meno nobile e sinuoso del Tevere, e Filadelfia (5/18) è andata a vincere 99-88 a New Orleans (7/16) e in un anno e mezzo di cura Gentry, l’ex vice di Kerr,ha fatto un passo indietro dai playoff ottenuti da Monty Williams sparito dalle cronache perché dopo Oklahoma e il lavoro psicologico su Durant ai Giochi è tornato a San Antonio come vicepresidente per preparare il new deal della prossia stagione che decreterà anche il futuro di Messina la cui speranza è di avere l’investitura di head coach che ritengo poco probabile in un sistema tradizionalista come quello texano.

Mike Malone, il coach di Denver che spesso  dopo le sconfitte dice una parolina di troppo, stavolta ha dettato ai giornalisti la sua invettiva per spigare il calco finale: “Niente di buono da ricordare,  ci siamo fregati con le nostre mani (self-inflicetd) per le palle perse, perché quando sei stanco comincia a non essere più mentalmente lucido”. A Washigton la sua squadra è stata nettamente superiore (35/45 i rimbalzi, 21/24 negli assist), ha iniziato a tutta andatura (22/8 nel primo quarto approfittando del gelo dell’ambiente e dell’arrendevolezza di Wall che la sera precedente aveva segnato 52 punti contro i 15 soli di cui però 9 nel quarto finale ma poi ha ridotto il ritmo (52/17 all’intervallo) e si è fatta sentire la fatica del back-to-back. Assente Mudiay, il,regista titolare, per un infortunio alla caviglia, inspiegabile invece la panchina per tutta la gara  a Faried, il miglior rimbalzista.

Come un mozzicone di candela,  Denver s’è spenta segnando soli 12 punti nell’ultimo quarto tempo. Per i primi 5 minuti e mezzo la squadra non ha più segnato spadellando senza pietà, è stato il culmine della apoteosi delle palle perse. E lo stucchevole autodafè ha raggiunto la cifra record di 27 palle perse, ben più delle 25 del precedente indesiderabile  primato. Si è salvato il serbo Jokic con un’altra doppia-doppia (17 punti, 11 rimbalzi), per Gallinari 14 punti in 32 minuti, 3/11, la peggior serata dall’arco (1/8) e per palle perse, 5 come il pivello Jamal Murray. Ne hanno perse anche 4 Nurkic, Nelson, però c’è stato anche di peggio: irriconoscibile “sir” Winston Chandler, 5 punti 2/16, 1/8 da 3 8 rimbalzi, -24 di +/-.  I playoff si allontanano perché all’Ovest c’è una miglior selezione di squadre, e difatti i Warriors approfittando dello scivolone degli Spurs  hanno battuto senza gloria maramaldeggiando all’inizio (29-1) contro  Utah (106-99) che mancava di ben tre giocatori (il top-scorer Hayward, George Hill e Rodney Hood).  Vista la prestazione del centro francese Rudy Gobert  (20 punti, 17 rimbalzi) magari penseranno a lui per il prossimo mercato, mentre Kerr ha dato spazio al suor rookie Patrick MCaw, il 21enne arrivata via Milwakee dal draft che si è fatto notare segnando 10 punti (4/5 con 2 triple)che aspira al ruolo di seconda point-guard dietro Curry .

La squadra di Kerr allunga il passo  toccando per prima le 20 vittorie con 11 esterne e una sola sconfitta. Da parte sua Memphis (16/8) è la quarta forza dopo aver battuto 88/86 Portland (12/12)  con una spettacolare rimonta (17-7 nell’ultimo quarto) e dal 2009 nessuna squadra aveva vinto 5 partita consecutive  sotto i 5 punti. I successi di questa squadra thrilling portano a Marc Gasol (36 punti,nuovo record personale con 9 rimbalzi)  e attualmente “Mister Europa” della NBA e dell’allenatore Davide Fizdale, ex assistente a Miami e Atlanta, che ha superato il problema dell’infortunio di Mike Conley, la principale star, per il quale si è svenato (173 milioni di dollari)  con una serie di successi che fanno intravedere anche quest’anno di transizione i playoff. Firmato lunedì per rafforzare la panchina in seguito agli infortunio, Toney Douglas 3 giorni dopo ha firmato i due tiri liberi della vittoria. E non è finita qui: dai padroni dei Grizzlies è venuta la riconferma per il general manager Chris Wallace e tutto il front-office.

Per la brutte notizie, Matt Barnes e Demarcus Cousins sono stati denunciati per aver aggredito  lunedì notte in una discoteca di New York una donna e l’uomo intervenuto in suo aiuto. Ci sono andati sul pesante, non è la prima volta, la NBA dovrebbe mettere fuori dal Barnum questi ricchi superman dello sport.

A cura di ENRICO CAMPANA

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