Hornets addio playoff, Belinelli sul mercato?

Gli scenari della NBA cambiano rapidamente, come i cieli d’Irlanda. E nel giro di 24 ore alle soglie di una specie di tragedia greca in riva alla Baia di San Francisco,  sul punto di crollare, cioè sull’orlo della nona sconfitta nelle ultime 14 gare, con la testa sott’acqua per tutta la gara i Warriors sono riusciti a rimontare  12 punti  e vincere di 1 contro  Sixers in casa. Dopo 5 mesi e mezzo  di dominio incontrastati, raggiunti in classifica dagli Spurs (52/14), poteva essere un crollo clamoroso. La vittoria invece  è stata una specie di dono insperato e l’indomani la situazione si è completamente rovesciata. Gli astri ci hanno messo lo zampino. Per un sol giorno in vetta  al Power Ranking, fugato il pericolo di un lungo stop  di Aldridge per un’aritmia cardiaca scoperta ai tempi dell’Università, latente da una decina d’anni e nostante la bella notizia del ritorno in campo del giocatore, gli Spurs reduce da 11 vittorie su 12 gare  hanno perso inopinatamente  in casa da Portland in formazione decimata (assenti Ed Davis, Festus Ezeli e Evan Turner). E quindi mercoledì notte ecco il controsorpasso della squadra di Kerry che adesso ha un vantaggio di 1,5 su texani (53-14, 52/15)   e potrà rimettere in campo, dopo il brutto infortunio, Kevin Durant che ha ripreso gli allenamenti.

E’ stata la peggior partita della stagione per gli Spurs e la migliore invece per Portland che con questa vittoria propiziata da Damien Lillard (36 punti) e  la sua spalla di lusso McCollum (26 punti)  oltre l’innesto indovinato del bosniaco Jusuf Nurkic (16 punti, 9 rimbalzi)  resta in corsa (con 30/37)  per l’ottavo posto dei playoff  assieme a Dallas (29/30) che a sua volta  ha fatto il colpo a Washington che dal secondo passa al 3° posto all’Est. Denver che fila come un treno, 3 vittorie nelle ultime 3 e 32/35,   aveva l’occasione di scavare un bel solco  fra il suo 8° posto e le due inseguitrici e invece dovrà tenere gli occhi aperti  fin da stasera coi Clippers  reduci dalla sconfitta casalinga di ieri notte con Milwaukee per il tiro fallito nel finale da Blake Griffin.  Al Pepsi Center coach Rivers farà riposare Griffin e DeAndre Jordan. Il calendario per la squadra di Mike Malone è un pò infingardo, con 9 gare esterne (nell’ordine Houston, Indiana, Portland, Charlotte, Miami, New Orleans, Houston, Dallas e Oklahoma) e 6 casalinghe (Clippers, Houston, Cleveland, New Orleans, New Orleans, Oklahoma). Ci sono ben 3 gare con Houston di cui 2 esterne e 3 gare con  New Orleans che hanno preso Cousins e cullano ancora una piccola speranza,  e finiscono la regular season  con un calendario tremendo:  5 trasferte  e 2 gare casalinghe in 10 giorni fra il 2 aprile e il 12. Un  tour de force pazzesco che nel caso di infortuni potrebbe riservare una beffa immeritata.

Perdendo a Indiana di 26 punti (scatenatissimo Paul George, 36 punti, record stagionale) per l’assenza di Batum (dolori alla testa) Charlotte  praticamente non ha ormai più niente da dire in una stagione iniziata al galoppo e che con un promettente 4° posto sembrava la continuazione del playoff dello scorso anno. Poi gli infortuni, il più grave dei quali è stato Cody Zeller, punto di riferimento della difesa e il calo di Kemba Walker dopo aver toccato il cielo col suo primo All Star Game e mosse di mercato peggiorative.

Niente playoff per la seconda stagione consecutiva per Marco Belinelli il quale però nel passaggio dai Kings agli Hornets  si è meritato la sufficienza nell’ingrato ruolo  di cambio delle guardie segando  10 punti di media in 26-28 minuti e migliori cifre nei rimbalzi e assist nell’ormai quasi decennale carriera. Anche a Indiana, ha fatto meglio con 11 punti degli starter Marvin Williams (4 punti, 2/8) Cody Zeller ( 7 punti, 3/8), Jeremy Lamb (8 punti, 3/9) e della star Walker (7 punti, 3/11 0/3 da 3).  Dopo questo passo indietro il  presidente Jordan dovrà rivoluzionare la squadra, Steve Clifford potrebbe non essere più l’allenatore e Marco Belinelli co la sua fama di “usato sicuro” potrebbe essere utilizzato per scambi di mercato e completare in altri lidi il terzo anno del suo contratto da 6 milioni di dollari.

Per finire,  Ricky Rubio è ormai assurto al ruolo di star. Per la terza volta consecutiva, ieri notte a Boston ha segnato più di 20 punti, anche se i Celtics alla fine  hanno di misura. Palpabile l’effetto della “cura Thiboudeau”  che ha elevato il livello della personalità. La trasformazione oltre che nella sicurezza del tiro da fuori si riflette anche negli assist, vedi il record personale e della franchigia con 19 assist contro Washington dove di fronte aveva John Wall. Ricky è uscito dalla dimensione dell’eterno “Peter Pan”, incarna il salto di qualità della squadra con le sue ambizioni per diventare nel giro di due stagioni una squadra da playoff.

RISULTATI – Washigton-DALLAS 107-112 (26 J.Wall 11a; 22 H.Barnes 9r); INDIANA-Charlotte 98-72 (39 P.George; F.Kaminsky, 11 M.Belinalli 2/6 da3 1tl1/2 3a 2re, assente N.Batum); BOSTON-Minnesota 117-104 (20 Horford 9r; 23 R.Rubio 8/14 3/5 da3 3r 7a); MIAMI-New Orleans 120-112 (33 G.Dragic 5r 2a; 27 A.Davis 8r); Detroit-UTAH 83-97 (12 A.Baynes 12r, 6 A.Drummond 5r; 25 G.Hayward 9r 6a, 12 R.Gobert 5/6 9r 5a 4st); Chicago-MEMPHIS 91-98 (17 Rondo 6r 6a; 27 M.Conley 9r 7a); San Antonio-PORTLAND 106-110 (34 K.Leonard 9r 6a, 19 L.Aldridge 9/24; 36 D.Lillard 12/22, 26 JC McCollum, 16 J.Nurkic 9 r);  HOUSTON-LA Lakers 139-100 (30 L.Williams 4r 7a; 32 J.Randle); Phoenix-SACRAMENTO 101-107 (24 TJ Warren 9r; 32 S.Labissiere 11 r); LA Clippers- MILWAUKEE 96-97 ( 22 D.Jordan 17r, 16 G.Antetokounmpo 5r 5a)

A cura di ENRICO CAMPANA

Articoli correlati