Ginobili non lascia e radddoppia

Ironicamente potremmo, e forse dovremmo, dire: aveva ragione Diego Armando Maradona.

Qualche tempo fa il pibe de oro aveva detto a una tv locale che il suo amico Manu Ginobili avrebbe giocato in NBA ancora due anni e poi sarebbe tornato in Argentina con lui e avrebbe intrapreso la carriera politica per fare il presidente.
Sulla seconda parte non possiamo giurarci, anche se in realtà l’appartenenza del popolo argentino al Ginobili pensiero potrebbe garantirgli sicuramente una corsa competente alla vetta dello stato, ma sulla prima dobbiamo dare atto a Diego di averci visto lungo e soprattutto di averci azzeccato.

Manu Ginobili infatti nella notte scorsa ha ufficializzato il prolungamento del suo contratto con i San Antonio Spurs, non solo per la classica singola stagione d’ordinanza, ma andando oltre e siglando un accordo biennale da cinque milioni di dollari che regalerà a tutti i tifosi texani e non solo, ancora tante gesta dell’uomo da Bahia Blanca.

Il profilo Twitter dei nero argento dice: “It’s officialy official, Manu is back”.

La storia del gioco invece comunica il fatto che Manu è l’ottavo giocatore in assoluto a giocare per sedici stagioni con la stessa maglia e non è un caso trovare negli altri nomi Tony Parker e Tim Duncan, assieme a Kobe Bryant, Reggie Miller, Dirk Nowitzki, John Stockton e John Havlicek.

La dinastia Spurs ha i volti di questi tre giocatori, Manu ha portato a casa quattro titoli con gli Spurs nella sua splendida carriera e vorrebbe chiudere con un altro, anche se ovviamente nulla cambierebbe in caso contrario.

Alla veneranda età di 40 anni, Manu è uno dei giocatori più vincenti della storia in senso globale con quattro anelli NBA, due volte All-star, una medaglia d’oro olimpica, e un MVP di Eurolega. Ha giocato 992 partite NBA e 212 di playoffs, dimostrando molto spesso come in quelle 212 quando la palla scotta e tutto conta molto di più si sia sempre fatto trovare pronto diventando ancor più spesso decisivo anche nella squadra di Duncan e Parker.

Nelle ultime finali di conference, all’età di 39 anni, è diventato il giocatore più vecchio della storia a segnare 20 o più punti entrando dalla panchina in una partita di playoffs dal 1970-71.

Prima o poi dovrà succedere che appenderà le scarpe al chiodo e sarà un giorno triste, ma per ora lo procrastiniamo di un po’.

In collaborazione con basketissimo.com

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