Allarme per Gallinari, Denver ko casalingo

Seconda sconfitta consecutiva per le squadre dei due italiani che rimangono  ormai all’8° posto come le foglie sugli alberi a novembre, per dipingere il momento critico. Charlotte ha trovato Golden State un Curry in edizione spaziale che per l’ottava volta ha segnato più di 10 triple (11 in tre quarti, 39 punti), un record pazzesco assoluto nella NBA. Ha preso un ventello nei primi 10 minuti (41-21) ed è stata brava a salvare almeno la faccia contenendo il passivo (126-111, -15)  con 16 punti di  Marco Belinelli, il migliore negli assist (7) nella serata-no di Kemba Walker (7 punti, 1/5 0/3 dall’arco), il faro della squadra, che rischia di perdere  voti per entrare nella squadra dell’All Star Game. Con la sesta sconfitta gli Hornets (23/27)  si trovano sul collo il fiato dei Pistons (22/27), situazione delicatissima affrontata da Michael Jordan, il proprietario di maggioranza, con un’esplorazione di mercato.

Se Sparta piange Atene non ride. Oltre alla terza assenza consecutiva di Nicola Jokic per infortunio e ai problemi fisici di Will Barton, il positivo rientro di Mudiay (14 punti, 6 rimbalzi e 7 assist) non ha bilanciato altre due tegole  frutto dell’imprevisto nella gara casalinga che Denver ha perso nettamente (99-119) coi lanciatissimi Grizzlies  che hanno messo sigillo sulla settima vittoria consecutiva (e terza on the road) con Marc Gasol, rammaricatosi fra il serio e il faceto di non aver potuto duellare non Jokic del quale è un estimatore. Dopo 12 partite consecutive che hanno portato Denver nella griglia dei playoff, la squadra è stata sotto i 100 punti e le cause principali del brutto stop , senza togliere merito al formidabile sestetto dei Grizzlies ispirato dalla sua star Mike Conley son state l’espulsione dopo 4 minuti di Jameer Nelson per un doppio fallo tecnico per protesta e il dolore all’inguine sinistro di Gallinari. Un problema col quale ha lottato riuscendo a dare comunque il suo contributo (14 punti, 4/12, 0/3 da3 tl6/8, 3r,2a) per tre quarti fino a quando capito l’inutile sacrificio coach Malone l’ha messo in panchina. Oggi il Gallo sarà sottoposto a risonanza magnetica. Queste pubalgie non si sa, come tutti i problemi muscolari, come iniziano e quando finiscono  soprattutto le cause, a volte si tratta di  cambiare le scarpe da passeggio… Non ci voleva questo guaio che cade proprio in un periodo di crescita interessante e particolarmente fervido per il Gallo fra il suo puntiglio nel tentare di giocare il suo primo All Star Game e al centro di attenzioni di mercato in grado di sradicarlo da Denver dove è diventato il giocatore-franchigia. Come è accaduto  nelle ultime stagioni dopo le feste, a gennaio tocca il picco di rendimento e poi arriva la brutta notizia. L’anno scorso si è trattato della caviglia, adesso si trattiene il fiato aspettando il verdetto dei medici.

Nel maxi-turno di mercoledì notte vittorie esterne di Indiana a Orlando, dei Knicks nel derby con Brooklyn, la peggiore squadra della stagione (9/40, 0/9 nella sua Division), dei Clippers in Arizona.  Con 9 vittorie consecutive la sempre più sorprendente Miami  trascinata da Goran Dragic è la squadra di gennaio all’Est anche se ancora al 12° posto.  Boston ha battuto nuovamente Toronto ringraziando sempre Isaiah Thomas per l’immancabile show nel 4°quarto (19  punti su 41 totali) e con 31/28 la squadra di Brad Stevens che guiderà l’Est nell’All Star Game di New Orleans lascia indietro i Raptors (28/20). La svolta di questo prepotente sorpasso sta in un dato speculare, il 7/3 contro il 3/7 nelle ultime 10 gare.

La serata è stata illuminata dalle stars europee: 24 punti Marc Gasol, 27 di Goran Dragic con 5 rimbalzi e 5 assist, 26 punti di Rudy Gobert, il miglior stoppatore della NBA (2,05) con 26 punti, 15 rimbalzi,  8/10 ai liberi contro Antetokounmpo (104-88 per Utah contro i Bucks). E una citazione è d’obbligo per Belinelli per i 14 punti e soprattutto i 7 assist contro i suoi ex Warriors: per 30 minuti ha retto la barca evitando che affondasse.

A cura di ENRICO CAMPANA

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