59 e 29 rimbalzi, show di Anthony Davis

Fece scalpore la sua convocazione quattro anni fa per il Dream Team, era il n1 del draft – d’accordo – ma  aveva  19 anni, era ancora fresco di università e comunque il cucciolo ai Giochi di Londra si fece rispettare. Nel frattempo ha contribuito a rilanciare New Orleans e anche se sarà difficile ripetere i playoff perchè la stagione dei Pelicans ha risentito di vari contrattempi  nonostante l’ingaggio di coach Alvin Gentry, l’assistente di Steve Kerr, che avrebbe dovuto recare con sè i segreti su come costruire una squadra da titolo giovane e divertente.
 
I Pelicans difficilimente  riusciranno nelle 27 partite da qui alla fine della regular season a infilarsi fra le prime otto dell’Ovest, ma certamente hanno in cassaforte  un giocatore che in questa stagione ha lavorato per migliorarsi e riuscire , magari nei prossimi anni, a rivoluzionare il trend del gioco della lega che in questo momento vive delle prodezze dei tiratori stellari di Golden State. 
 
Questo giocatore si chiama Anthony Davis, non è il centro classico col fisico da culturista come Dwight Howard , non indugia nell’esplosione atletica, ma le  sue mani hanno una sensibilità quasi musicali di un pianista. Gioca post e centro, faccia a canestro più che spalle a canestro. E arriva al tiro con tecnica, intelligenza, tempismo, razionalità. Una testa da ingegnere.  
 
E domenica, contro i Pistons, per avendo contro il re del rimbalzo Andre Dummond, nella giornata con 10 gare (e 6 vittorie esterne fra le quali spicca quella dei Cavaliers a Oklahoma  di Durant e Westbrook tradita da un mediocre 22,7 da 3 punti) ha tenuto banco il suo show: 59 punti con due soli triple tentate (e segnate), 24 canestri  su 34,  e 20 rimbalzi. 
 
“Un giorno magari  il referto della gara, il pallone e la mia maglietta di questa gara saranno dentro una vetrina di un museo, non posso crederci…” , ha detto quasi arrossendo. E’ partito con 19 punti nel primo quarto. “A un certo punto ho pensato che i canestri fossero più grandi… tutto proprio tutto, mi riusciva facile e i compagni nei time out mi incitavano a tirare per arrivare a 60 punti”, ha raccontato attribuendo questo risultato al lavoro di squadra, un tasto toccato anche da coach Gentry sottolineando i passaggi di assist di Jrue Holiday a sua vota vicino alla tripla .
 
Nessuno, alla sua età, è stato capace  fino ad oggi, di una simile impresa; solamente Shaquille O’Neal   e Wilt Chamberlain vantano un simile record ma n età atura. E ha battuto anche quello di punti, 48 di LeBron James , di Auburn Hills, un tempo la terra dei gloriosi e scorbutici Bad Boys, nella finale di Conferene del 1° giugno 2007.
 
L’Ingegner Davis è di Chicago, come Obama,  compirà 23 anni l’11 marzo, segno zodiacale pesci. Scelto dai Pelicans nel 2012 che vinsero la lottery-draft  per il n.1 , un segnale che il progetto per rilanciare una piazza despressa ma carica al commissioner Stern nasceva sotto una buona stella , con un propretario di 80 anni, il Golden Boy ha creato un feeling con l’ambiente unico, come per le grandi star. Ama anche difendere, non scatena polemiche, è quel che si dice il ragazzo perfetto. Il nuovo All Boy di colore della società americana, bravo anche negli studi (Kansas Unversity).  Questa stagione ha migliorato le sue cifre, da 20,6, 9,6 rimbalzi e 2,5 stoppate  del primo triennio a 24,3, 10,1 rimbalzi, 2, stoppate.
 
Il suo guadagno è di 7.070,730 dollari, la metà di Gallinari e un terzo  di Kobe Byant o Joe Johnson. Ma la sua maglietta è fra le più ambite fra i giovano e si vende a 110 dollari. Nelle due gare post-All Star Game ha segnato 94 punti. Fatti e non parole.
 
Immancabile la filippica di Mike Malone davanti alla terza sconfitta di Denver nelle ultime quattro (e la quarta consecutiva contro i Boston di cui la squadra del Gallo vorrebbe essere la replica…). “La nostra difesa è ancora da qualche parte nei Caraibi…E’ stato molto di più che mancanza di energia. È stata una mancanza di lotta, una mancanza di compattezza… Ho creduto di allenare una squadra molto egoista, ho visto cose che odio vedere da qualsiasi squadra, speriamo  proprio di trovare il modo per raddrizzare il nostro futuro”.
 
Solitamente chi  è escluso dalla festa dell’All Star Game quando ricomincia la pugna mostra il dente avvelenato, vedi la paga che Portland ha dato ai Warriors (+32) dopo Toronto e ha avuto un seguito domenica col successo con Utah – che si giocano il 7 e 8° posto all’Ovest con i Rockets – con 33 punti di McCollum (3 liberi decisivi nel finale: è lui il giocatore più progredito dell’anno?) e 30 di Damien Lillard.  Dam-Dammy  ha coronato una serie di   quattro gare oltre 30 punti  -con i 51 punti segnati contro Curry! – eguagliando il record della franchigia di un certo Clyde Drexler inserito da Kobe nel Quintetto Ideale dei propri tempi.
 
Senza Jameer Nelson da otto gare (problema al polso), con Faried che dopo 13 minuti senza toccare la palla (1 rimbalzo, nessun tiro, da qui il 36/46 sotto i tabellni) ha chiesto di uscire dicendo che non stava bene, Denver si è trovata  insaccata dal moto perpetuo dei bostoniani.
 
Ha vacillato anche la cresta del  Gallo (17 punti, -15 di plus/minus) che, si racconta, sarebbe stato oggetto di trattativa “tiepidina”con Boston – che avrebbe poi  tentato una sortita con i Pelicans per Anthony Davis –  e alla fine le consolazioni sono venute dai due rookies, il centro serbo Jokic (23 punti e 13 rimbalzi) e il  play congolese Mudiay, oltre che da DJ Augustin (13 punti), arrivato da Oklahoma dov’era la riserva di Westbrook,  per Foye assieme al veterano Steve Novak che dovrebbe però sistemarsi a Milwaukee  allenata dal  suo ex compagno Jason Kidd.
 
Il mercato riserva una propaggine da raccontare. Scaricato da Boston  dopo 5 mesi, David Lee  svenerà a Dallas avendo accettato un contratto da veterano (2,1 milioni), lasciata con una fitta nel cuore Cleveland, la torre brasiliana Varejao contattato da almeno cinque squadre sta per firmare   con i Warriors che hanno al momento il problema del centro. 
 
 
Nel derby coi Clippers si è fermato Andrew Bogut e ha dovuto inserire nel quntetto  Brandon Rush, un’ala, mentre permane l’assenza di Festus Ezeli, il cambio di Bogut, per cui manca un terzo centro.
 
Torna invece in alto mare il “trade” fra i Rockets e i Pistons perchè Donatas Motiejunas, il Kukoc lituano, non ha passato le visite mediche e Detroit ha chiesto e ottenuto dalla NBA una coda di 24 ore he scade stanotte per regolarizzare l’operazione. Le perplessità  riguardano  la schiena di “Moti” mandato il 3 dicembre dai Rockets in D-League. Dopo l’operazione sarebbero sorte complicazioni e i Pistons rimanderebbero a Houston il lituano e Marcus Morris, un incauto acquisto che fra l’altro ha provocato un’incauta cessione di due giocatori sicuri quali Ilyasova e Brandon Jennings. E senza i quali sono arrivate due sconfitte  che allontanano i playoff.
 
In ogni caso, i giocatori che hanno alimentato il pallido interesse di questo mercato invernale “lies e videotape”, bugie e videotape, vedi la messinscena della cessione di Howard per rivalutare il figlio prodigo, hanno avuto al primo impatto un effetto tipo – come dire? – palla avvelenata: ad eccezione di Channing Frye (Cavs),    le squadre del presunto rafforzamento hanno perso, come i Thunder di Foye in casa con Cleveland, i Nuggets, i Pistons, i Suns, i Magic, i Wizard.  Anche questa  è una bella storia da raccontare… Cme quella delle 7 sconfitte consecutive casalinghe dei Suns.
 
Domenica s’è fatto onore anche la vecchia guardia con Nowitzki: con 18 punti è entrato nel club dei 29.000 punti dove sono assisi Jabba-Alcindor, Karl Malone, Byant, Jordan e Chamberlain. Chi fra gli europei potrà battere un giorno il tedesco di ferro?
 
RISULTATI turno domenica 21 febbraio –  Detroit-NEW ORLEANS 106-111 (34 R.Jackson, 21 A.Dtummond 14r; 59 A.Davis + 20r 24/34 2/2 da3 tl9/10 4a 1st 2pe 43′,  20 J.Holiday 9a 7r); Oklahoma-CLEVELAND 92-115 (26 K.Durant 4/8 da3 5r 3a, 20 R.Westbrook 9r 11a; 29 K.Love +11r 0/4 da3, 25 L.James +11a 7r, 14 T.Thompson +14r); Denver-BOSTON 101-121 (23 N.Jokic +13r 10/15 4a 4pe, 18 E.Midiay 2/4 da3 5r, 17 D.Gallinari 5/11 0/1 da3 3r 2a 2pe ’31; 22 I.Thomas + 12a 3/7 da3, 20 A.Bradey 3/6 da3, 16 J.Sullinger +11r); Phoenix-SAN ANTONIO 111-118 (23 A.Len +13r, 14 M.Teletoic 3/8 da3; 23 T.Parker, 21 P.Mills 6/9 da3, 19 L.Aldridge +10r); Orlando-INDIANA 102-105 (23 E.Fournier 3/6 da3, 19 N.Vucevic +13r, 17 V.Oladipo 7r 8a 0/5 da3; 21 M.Ellis 5/7 da3, 20 P.George,  13 
J.Hills +10r); Brooklyn-CHARLOTTE 96-104 (17 Joe Johnson, 16 B.Lopez +10r, 3 Boj.Bogdanovic 1/9; 28 K.Walker, 18 Al Jefferson 7r, 16 N.Batum 3/8 da3 7r 8a); TORONTO-Memphis 98-85 (21 D.DeRozan, 18 K.Lowry, 10 J.Valanciunas +12r; 18 Z.Randolph, 17 M.Chalmers, inf. M.Gasol); DALLAS-Filadelfia 19-103 (21 W.Matthews, 18 D.Nowitzki 5/9 da3 7r, 9 Z.Pachulia +10r; 31J.Okafor tl7/10 8r, 3 I.Smith 1/7); CHICAGO-LA Lakers 126-115 (24 E.Moore 4/4 da3, 24 D.Rose, 21 P.Gasol 7r 5a; 22 J.Randle +12r, 22 K.Bryant 1/7 da3 4r 1a); PORTLAND-Utah 115-111 (31 CJ McCollum 4/6 da3, 30 D.Lillard 4/12 tl6/9 4r 5a, 17 Harkless 6ro; 21 G.Hayward, 20 D.Favors, 18 R.Hood).
 
A cura di Enrico Campana

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