La NBA è il re Mida dello sport

Possibile titolo di un besteller socio-economico ispirato dal travolgente fiume di denaro che scorre nella NBA essendo il salary cap grazie ai 24 billioni di dollari dei contratti Tv schizzato all’insù, da 74 a 96 milioni di dollari: “Come diventare multimilionari in pochi mesi con molti centimetri”. Uno (Tyrron Lue, Coach dei Cavaliers)  prende la squadra perchè il suo capo allenatore col  73 per cento di successi e vice-campione della NBA (David Blatt) non piace alla star della squadra e viene messo alla porta  e vince il titolo. Questo grazie al Superman del basket (LeBron) e alla squalifica (opinabile) dell’avversario più importante (Draymond Green) – provocato da Superman – e di colpo guadagna 35 milioni all’anno per 7 anni. Tanto vale in soldoni vincere l’anello, ma se ne vinci 5 come Gregg Popovich (Spurs) ne guadagni  ben 55 milioni  sempre per un lustro.

In realtà Tyrron è nato (a Mexico, Missouri, 39 anni fa) con la camicia e la sua presunzione debordante, più che  l’abilità tattica – ancora da mettere a fuoco –  nella gestione della squadra che ha vinto senza nessuna particolare innovazione se non quella di dare il giochino in mano a LeBron James. Il quale, con la popolarità dei Stephen Curry alle stelle, rischiava di passare fra le fila degli illustri sconfitti. E questo non poteva permetterselo a 31 anni, con un fresco contratto a vita con la Nike (del valore di 500 milioni di dollari), e il costo della produzione che graverà tutto sulle sue spalle immense,  di Space Jam n.2, la pellicola della Walt Dysney che diede un valore aggiunto a Michael Jordan e che lui vuole imitare.

LeBron con le parole non è meno bravo che con la palla in mano, ma  il suo capolavoro è stato anche quello di gonfiare i meriti del giovane head-coach-fantoccio che lui ha soprannominato Il Generale. Vedremo come andrà a finire, in ogni caso Tyrron è uno che sa farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Giocatore di Nebraska ha disputato le Finals NCAA con una delle peggiori squadre, nell’89 è stato scelto da Denver al n.23 e girato ai Lakers coi quali ha vinto due titoli in tre stagioni con soli 5, 6 e 3,4 punti di media. Poi ha girato  alcuni anni per la NBA, miglior stagione con gli Hawks con 13,5 punti.  Attaccate le scarpette al chiodo diventa uno degli assistenti di Doc Rivers ai Boston Celtics e ai Clippers. E’ uno che non sta  mai zitto mette becco su tutto, tanto che  Rivers, a sua volta un bisbetico indomabile, non sa come levarselo di torno. E lo raccomanda al suo amico general manager di Cleveland  che lo prende  come l’assistant coach più pagato dalla NBA, 3,2 milioni di dollari per stagione. Il resto è storia vedremo il seguito: il piccolo The General diventerà The Admiral o sarà una delle tante nuvole di passaggio sospinte dalla fortuna che la NBA premia in milioni e milioni.

Un capitolo del best-seller potrebbe anche aver per protagonista lo spagnolo Alex Abrines Redondo.  Un ragazzo  maiorchino, terra dove nascono  grandi star sportive. In realtà lui non ha fatto ancora niente di speciale, oltre ad aver vinto il titolo di MVP europeo U18. Lanciato dall’Unicaja Malaga,  è passato al Barcellona dove da anni non ne azzeccano una che una. Forse è per questo che Juan Carlos Navarro (alias La Bomba) deve continuare a giocare. Quest’anno Alex, 23 anni, ha migliorato le sue cifre fino a 19 punti per gara, ma il Barcellona ha deluso su tutta la linea, Copa del Rey, Liga, Euroleague. Alla fine coach Pascual è stato messo alla porta e i due giocatori sui quali i blaugrana avevano impostato il futuro. Alex a il ceco Satoransky, i due gioielli, hanno preferito abbandonare la barca (o il Barca) nel mezzo del naufragio e passare nella NBA.

Alex poco ha vinto e meno ha convinto, fisicamente è leggerino, non arriva ai due metri, è un’ala bassa,  non sarebbe proprio  un tipo da NBA come fisico e carattere, non  gli è riuscito ancora a entrare in pianta stabile nella nazionale spagnola,ha avuto guai fisici, però grazie alla scelta di Kevin Durant di passare ai Warriors è stato trattato come ua star da Oklahoma. Sam Presti, il gm, dei Thunder, ha indorato la pillola ai tifosi e anche il conto in banca di Alex il bello che guadagnerà 5,944.764 dollari per ciascuna delle prossime tre stagioni.  Una cifra simile per tre anni non ha fatto scattare l’up-grade di Belinelli ai Kings e deve sbattersi la stagione prossima a Charlotte, nè ha “risparmiato” un declassamento brusco a un  quasi coetaneo del decimo spagnolo della NBA (contro i 3 dell’Italia)  col quale ha giocato nel Barcellona.  Il greco Kostas Papanikolau, MVP dell’Euroleague, era considerato anche più forte di Abrines tre anni fa, quando lasciò il “Barca” illuso dai 6 milioni all’anno dei Rockets: dopo un anno e mezzo, completamente disilluso,  è tornato via Denver in patria e oggi ha bisogno dello psicologo per riaversi.

Altra storia di un travolgente e improvviso successo quella di JC McCollum al quale Portland, euforica (forse troppo?) per la bella stagione “favorita” (o meglio provocata)  dall’addio di LaMarcus Aldridge, ha  rinnovato il contratto  di 4 anni. Si tratta di un’operazione simile alle speculazioni di borsa tipo i futures, dove si scommette sul futuro dei raccolti di grano e cereali, perchè parte  dal termine della prossima stagione, con una cifra da capogiro: 106 milioni. Se superi i 100 milioni sei considerato una star NBA, e lui, grazie al premio di Most Improved Player (o..Payer, o Payed…) lo è diventato.

N.10 del draft 2014, nelle prime due stagioni, di lui si è parlato all’inizio della stagione scorsa  più per la sua laurea in giornalismo (ottenuta in una piccola università) e l’attività di DJ di una radio di Portland. Nella sua terza stagione in Oregon, Terry Stott, incoraggiato dal club, decide di lanciare i giovani e CJ diventa starter e gioca per la prima volta 80 partite. Però l’attenzione è solamente per Damien Lillard, la pulce atomica. Succede che un brutto giorno Lillard s’infortuna, ma lui non lo fa rimpiangere segnando più di 30 punti di media in 6 gare. Quando torna Lillard son in molti a pensare che non sarà più così, invece i due rivaleggiano a chi segna di più, e chiude l’annata con 20,8 punti, 3,2 rimbalzi  e 4,3 assist. Senza aver strappato, il duo “bum bum” da 60 punti a gara, la convocazione per  l’All Star Game,  Portand è la sorpresa dell’anno, e fa sì che anchegli altri giovani (Alan Crabbe, Myers Lenard)  passino alla cassa.

L’ultimo capitolo del best seller è doverosamente riservato  a una persona che conosco molto bene, David Stern,  e  ai tempi in cui scrivevo per la Gazzetta dello Sport  mi invitava a pranzo nel ristorante dell’ultimo piano dell’Olympic Tower, uno dei grattacieli più prestigiosi di New York dove ha sede la NBA. L’ultima volta l’ho incontrato al Forum in ottobre, a fianco del suo amico Toto Bulgheroni per la preseason dei Celtics con l’Armani, e mi ha fatto il verso: “Ah, Enrico Campana, Gazzetta dello Sport…Milano la 24esima squadra NBA”. In quei tempi Milano, la Milano di Gianmario Gabetti,  poteva essere davvero la 24esima squadra della NBA, e poco tempo dopo poteva ambire a tanto Gilberto Benetton i cui affari andavano tanto bene da poter pensare ad attraversare l’Atlantico e acquistare una franchigia. Arrivato alla NBA nel punto più basso della sua storia, l’avvocato David Stern senza il quale nessuno muoveva foglia, ne ha fatto la multinazionale dello sport più ricca e conosciuta al mondo, premiato ai tempi con un contratto senza precedenti, 24 milioni di dollari. Quando due anni fa infatti si è ritirato con lo stesso stipendio di Kobe Bryant. Si tratta, per capire, due volte l’incasso totale  della Spaghetti League  per tutta la stagione. Fra i suoi colpi celebri, l’aver mandato Chris Paul ai Clippers per avere a Los Angeles una squadra forte, aver inventato il Dream Team, e di fronte alle offerte di Seattle per acquistare una franchigia, ha convinto Vivek Ranadive, imprendtore asiatico di Silincons Vlley,  ad acquistare i King per 543 milioni nel 2013. Un affarone!. Anche se il club dove Belinelli ha trascorso l’ultima stagione,  non è arrivato ai playoff, la franchigia di Sacramento vale circa 3 volte. Per questa ragione, in riconoscimento di questo dono,  la Municipalità della capitale della California,  ha deciso di intitolargli la strada che porta alla nuova Arena ultrateconologica dei King che verrà inaugurata a ottobre.

A cura di Enrico Campana

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