Una sconfitta salutare

Meglio adesso, che dopo. Il Parma prova a leccarsi le ferrite per l’inatteso ko subito sul neutro di Sansepolcro contro il Gubbio nella prima partita della poule scudetto. La sconfitta doveva prima o poi arrivare e allora è meglio essere caduti nel mini-torneo per lo scudetto, traguardo prestigioso fin che si vuole, ma pur sempre platonico, piuttosto che nell’avventura in Lega Pro. Dove ovviamente sarà difficile arrivare alla fine senza mai perdere, ma quantomeno bisognerà provare a farlo il meno possibile se come pare l’obiettivo sarà approdare subito in Serie B.
 
La speranza di arrivare a lottare fino alla fine per lo scudetto è quindi quasi svanita e pare quindi concreto il rischio di dover aprire le porte del Tardini, dove si giocherà la finale in calendario il 5 giugno, per celebrare il trionfo di un’altra squadra. Magari il Piacenza, a questo punto favorito d’obbligo, o il Venezia.
 
Per sperare di arrivare in semifinale infatti il Parma dovrà battere domenica la Sambenedettese e poi augurarsi che i marchigiani superino il Gubbio. A quel punto, a parità di scontri diretti, deciderà la classifica della Coppa Disciplina, ma solo per il primo posto, perché è improbabile, per la definizione della migliore seconda, che negli altri due triangolari si formi una parità a 3 punti
 
Eppure la sconfitta subita contro una squadra che con ogni probabilità il Parma ritroverà nel prossimo girone B di Lega Pro può anche servire da insegnamento. In primo luogo perché, numeri alla mano, vincere lo scudetto dilettanti non ha mai portato molto bene: su 16 edizioni finora disputate, infatti, solo tre squadre (Paganese 2006, Cuneo 2011 e Venezia 2012) hanno poi centrato la promozione al termine della stagione successiva.
 
Ma soprattutto possono essere utili le modalità del ko. Pur con l’alibi delle tante assenze, il Parma ha deluso sul piano dell’intensità, sorpreso dall’aggressività dei giocatori del Gubbio, superiori sul piano atletico per 60’.
 
Le caratteristiche dei giocatori di Magi erano note, ma evidentemente i crociati hanno pagato la scarsa abitudine ad essere pressati alti, dopo un campionato intero giocato contro squadre rinunciatarie. Un messaggio da mandare a memoria, quindi, anche in ottica campagna acquisti.
 
Per vincere in Lega Pro serve la qualità, ma anche tanta corsa, quindi forse più esperienza e conoscenza della categoria piuttosto che nomi illustri. E forse più over in campo a costo di rinunciare ai contributi che la Lega fornisce a chi schiera più giovani. Dopo un anno di “prova”, è arrivato il momento delle scelte.

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