Prandelli ora stronca la Nazionale

Cesare Prandelli, intervistato, in esclusiva, nella puntata odierna di Sport 2000 (ore 18.55), il programma sportivo di Tv2000, condotto da Giampiero Spirito ha dichiarato:
 
La Nazionale. Io l’ho sempre detto in quattro anni che della Nazionale non gliene frega niente a nessuno, se non nei momenti in cui ci sono gli Europei o i Mondiali, ma durante il tragitto non interessa niente a nessuno. Mi riferisco anche alle squadre, ai dirigenti, alle società. È inspiegabile che una Nazionale come la nostra non debba avere un lasso di tempo per preparare determinate partite e quindi questo significa che in Italia ci sono altri interessi.
Io faccio un po’ di fatica a vedere le partite della Nazionale, ma tiferò Italia perché quando c’è l’inno mi hanno insegnato che bisogna alzarsi in piedi e cantare l’inno. Ancora oggi lo faccio senza vergognarmi e dovrebbero farle anche tanti italiani. Ho impiegato anni a vedere le partite della Fiorentina, mi auguro di non impiegare così tanti anni anche per la Nazionale.
 
Fede e oratorio. Nasco da una famiglia cattolica, la mamma veramente cattolica e quindi ho avuto insegnamenti cristiani fin da piccolo. Poi, man mano che passa il tempo, hai la facoltà di ragionare con la tua testa, c’è il libero arbitrio, uno può decidere se continuare o prendere un’altra strada. Io ho continuato a credere, ho continuato a vivere la mia religiosità nella tradizione.
La fede non è mai diminuita, ti accompagna giorno dopo giorno. Aiuta a essere più sereni, a trovare un po’ di serenità, soprattutto in certi momenti.
Io nasco in un oratorio, il mitico don Vanni lasciava usare l’oratorio come se fosse casa nostra, ma dovevamo rispettare l’oratorio come se fosse casa nostra, quindi pulizia, educazione, rispetto, ed era il centro di aggregazione, il punto di ritrovo di tutti i ragazzi. Quando ci dovevamo incontrare, ci si diceva: “Ci vediamo all’oratorio”. E la gestione dell’oratorio era quasi familiare: se volevi qualcosa, dovevi ottenerla attraverso i comportamenti, quindi già un codice di comportamento in quel periodo. Nasco con questa educazione: tu puoi chiedere, ma devi anche dare.
 
La visita della Nazionale ad Auschwitz. Mi sembrava normale, dal momento che eravamo in Polonia, fare una visita dovuta. Secondo me tutte le scolaresche del mondo dovrebbero andare ad Auschwitz. Lì puoi veramente riflettere, puoi capire dove può arrivare l’assurdità delle persone. Noi, come squadra, siamo partiti come se fosse, diciamo, una gita, tra virgolette, poi, man mano che ci si avvicinava al posto, d’incanto è arrivato un silenzio che era toccante, un silenzio ricco di significati. Questo mi è piaciuto molto. Poi abbiamo ascoltato i testimoni e vissuto quelle ore con grande emozione.

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