Destro vuole una Fermana da battaglia

Flavio Destro è l’allenatore della Fermana, una delle società più rappresentative per storia del campionato di serie D e inserita nel girone F. Uomo di campo, dai grandi trascorsi in serie A e B da calciatore oggi è chiamato a riportare la gloriosa squadra marchigiana nei professionisti puntando su un gruppo di giovani affamati di successo e su esperti di categoria.

Che Fermana è quella 2016/2017? Che aria si respira nell’ambiente? “La Fermana di questa stagione, costruita insieme al direttore generale Fabio Massimo Conti, dovrà lottare partita dopo partita con tutta se stessa, cercando di mettere in campo quei valori alla base di ogni grande team. Sacrificio, volontà e voglia di raggiungere gli obiettivi saranno i pilastri del nostro campionato. Un torneo sicuramente nuovo e difficile, con tante squadre attrezzate e pronte a farsi la guerra ogni domenica. Ho grande fiducia nel nostro gruppo, è sano e compatto: siamo consapevoli di rappresentare una città e una tifoseria importanti. Ci si aspetta molto da noi, che dovremo cercare di restare sempre concentrati e pensare al campo, senza farci distrarre dall’esterno”.  

Lo scorso marzo subentrò a Jaconi portando un grande cambio di mentalità e trasportando la Fermana da un rischio play-out  a una splendida semi-finale play-off. Userà lo stesso approccio per questa seconda avventura sulla panchina canarina? “Il mio approccio con i ragazzi, sia vecchi che nuovi, è sempre il medesimo. ll mio obiettivo principale è far capire loro che, nella vita, quello che è stato fatto in passato oggi non vale più niente. Settimana dopo settimana i sacrifici, la tenacia e la voglia di raggiungere i risultati si devono trasformare nel lavoro quotidiano e nella prestazione domenicale”. 

Che allenatore è Flavio Destro? Ha un modello a cui si ispira? Il ricordo più bello della carriera da giocatore e da allenatore? “Credo di essere un allenatore che fa dell’intensità, dello spirito di sacrificio e del lavoro di gruppo le colonne portanti del suo mestiere. Questo è ciò che cerco di trasmettere. Mi aspetto che i ragazzi mi seguano e che tutti insieme possiamo dare il massimo. Di modelli ce ne sono tantissimi, ma ognuno è se stesso. Tra i ricordi più belli senza dubbio l’esordio in Serie A: credo che per ogni giocatore sia una data che resta scolpita nel cuore. Da allenatore, gli applausi dell’ultima partita a Fano nella scorsa stagione mi hanno commosso e mi hanno veramente fatto capire che in ogni campo se uno dà tutto alla fine non può che venire apprezzato”. 

Mattia sta recuperando dopo un lungo infortunio, alla prima di campionato con il suo Bologna c’è già stato un gol decisivo. Come è il suo rapporto con lui? Vi sentite, vi confrontate? “Ci sentiamo tutti i giorni, quindi spesso si commentano le cose. Difficilmente però ci dilunghiamo a parlare di lavoro. Quando ci sentiamo cerchiamo più che altro di parlare di tutto il resto. Ormai sono anni che non ci vediamo spesso, Mattia è partito da casa che era veramente poco più che un bambino. Tra noi il focus è più sugli affetti e non sul calcio, come è giusto che sia”.

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