Caso Baraye: la ricostruzione di Boni

Il caso che ha coinvolto Yves Baraye, che ha riferito di essersi visto negare la concessione di una casa in affitto a Parma dalla volontà del proprietario dell’immobile di non concedere la locazione ad un extracomunitario, ha colpito non poco i tifosi crociati, che vedono nel senegalese uno dei propri idoli dai tempi della ripartenza dalla Serie D dopo il fallimento.

La vicenda, stigmatizzata dall’intervento a Sportal.it del sindaco Federico Pizzarotti (“Episodi di questo genere non rispecchiano le idee di Parma, una città che ha sempre fatto dell’uguaglianza tra le persone un suo fondamentale principio”), si tinge però di giallo dopo che lo stesso Baraye ha prima confermato l’accaduto (“È davvero triste che nel 2019 si debba ancora assistere a certi episodi” si legge su Repubblica), ma poi non lo ha ribadito all’Ansa poco dopo dal Senegal dove si trova in vacanza: “Non so nulla”.

Enrico Boni afferma di essere stato testimone oculare dei fatti, essendo l’intermediario che si è preoccupato di avviare la trattativa, e ha detto di avere avuto un alterco con la proprietaria dell’immobile.
“Dopo quello che è successo mi stanno chiamando tutti. L’incaricato da Baraye di cercare la casa ero io. Sono stato io a dire ad Yves che gli serviva un’abitazione come hanno tutti i calciatori. Yves ha fatto venire qui il fratello Edgar, che ha 16 anni e che andrà a giocare in Serie D e al quale alla fine la casa potrebbe servire anche di più rispetto al fratello maggiore. Trovare appartamenti in affitto anche nella ricca Parma è difficile, alla fine ci eravamo orientati su una casa ben precisa”.

“Dopo quanto successo abbiamo deciso di contattare il responsabile di una testata giornalistica online. Io ho confermato tutto e da quel momento la notizia ha preso piede uscendo dappertutto. Fa specie invece che Baraye abbia prima confermato e poi no – ha concluso Boni – Il fatto è molto grave, ma anche molto strano per come si è sviluppato: questo è razzismo, non due buu negli stadi”.

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