Brocchi, i dubbi di Jacobone

Il leader dei ‘Non Evoluti’, Alessandro Jacobone, intercettato dalla redazione di Sportal.it, commenta il recente esonero di Sinisa Mihajlovic e le strategie della società rossonera.
 
Alessandro, eccoci qui a commentare l’epilogo di un rapporto in bilico da diversi mesi, quello tra Sinisa Mihajlovic e la proprietà rossonera. Qual è il pensiero di colui che ha lanciato il celebre hashtag #IoStoConSinisa?
 
A proposito di hashtag, dopo aver inutilmente promosso quello in difesa di Clarence Seedorf, anche questo in favore del tecnico serbo non ha portato molta fortuna. Diciamo che a scanso di equivoci, dovessero davvero portare risultati opposti a quelli sperati, sono prontissimo a coniarne due freschi freschi, #BerlusconiPerSempreAlMilan  #IlCondorNonCiLasceràMai. Non si sa mai.
Battuta a parte, la decisione era stata presa da tempo. Se ricordate, il 17 dicembre scorso dichiarai proprio alla vostra redazione che a Cristian Brocchi, contattato dalla Lazio per sostituire Pioli, fu chiesto di temporeggiare e rimanere a disposizione della società rossonera. 
Con questo atteggiamento prevenuto era comunque inutile continuare.
Non ci resta che ringraziare Sinisa Mihajlovic per il massimo impegno profuso e per i segnali di grande attaccamento alla causa e ai nostri colori, nonostante fosse partito con l’etichetta di “grande nemico”. Meritava di giocarsi la finale e magari vincerla. I segnali di speranza ce li ha dati la sfida di campionato contro i bianconeri, forse proprio quello che ha accelerato le decisioni societarie.
 
Accolto con scetticismo e da sondaggi che vedono definire dai tifosi il cambio di panchina un grosso errore, l’ex centrocampista rossonero sembra aver iniziato immediatamente ad imporre le sue idee. Quali sono le tue aspettative sul nuovo mister rossonero?
 
Premetto una cosa. Cristian Brocchi è una bravissima persona e un ottimo professionista. Da 48 ore è l’allenatore della prima squadra e per questo va supportato da tutti, senza che si parta prevenuti. Non farebbe il bene del Milan. Certamente, dovrà dimostrare di avere il carattere per guidare un gruppo che non lo guarderà con timore reverenziale come poteva accadere con i ragazzi della Primavera rossonera. Carattere che dovrà dimostrare anche nei confronti della società. In questo caso però si inizia giù a zoppicare.
 
Alludi alle accuse che gli rinfacciano di essere stato messo in panchina in qualità di “Yes Man” immaginiamo. Sei anche te di questo avviso?
 
Questo è il timore diffuso in tutta la tifoseria, evoluta e non. Di certo non mi ha fatto particolarmente piacere le inzaghiane dichiarazioni rilasciate durante la presentazione. “Non mi offendo quando mi chiederete cose di questo tipo. Non è questione di essere uno ‘yes man’. Parte della crescita deriva anche dal confronto. Il rapporto che ho col presidente è di confronto e di scambio di vedute. Da tutti c’è da apprendere”. Parole sagge ma prive di una chiosa necessaria, ovvero “… ma alla fine decido io chi mandare in campo”. Se poi dovessero essere confermate le scelte relative a Locatelli a centrocampo, Mexes al centro della difesa e Bonaventura trequartista, difendersi dall’accusa di essere un avatar del Presidente, risulterebbe difficile. Per fortuna Borghi si è ritirato da tempo.
 
Che Milan ti aspetti per il match contro la Sampdoria? Ci sarà una reazione positiva da parte della squadra al cambio di panchina?
 
Pretendere “giuoco” e prestazioni da grande squadra dopo poche ore dall’arrivo del nuovo allenatore, è un esercizio sadico al quale non voglio farne parte. Dirò di più, non chiedo neppure che ciò avvenga da qui alla fine del campionato. Ho da sempre ritenuto questa rosa non all’altezza degli obiettivi prefissati dalla società e rimango di quest’idea. 
All’annuncio dell’esonero di Sinisa, avevo reagito con un post dove “esigevo” 21 punti e calcio spettacolo. Ma a pensarci bene, risulterebbe un’ingiusta sfida per un ragazzo al quale non può essere certo data la colpa di aver accettato la panchina rossonera. A patto che le conferenze stampa non si concludano con un “Grazie Presidente” come accaduto in un recente passato.

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