Amauri: “Ecco il mio Juve-Toro”

Dato l’addio al calcio dopo la fine dell’avventura ai Cosmos, Amauri è stato intervistato da ‘Il Posticipo.it’ alla vigilia del derby tra Juventus e Torino, due delle tante squadre della carriera del centravanti brasiliano naturalizzato italiano, che con la maglia azzurra riuscì anche a disputare una partita, nell’agosto 2010 in amichevole contro la Costa d’Avorio.

I ricordi della doppia esperienza torinese non sono negativi: “Prima di arrivare in Italia ero uno sconosciuto, poi dopo otto anni di gavetta sono arrivato a indossare la maglia della Juve, uno dei club migliori al mondo. Il primo anno fu fantastico, c’era un grande spogliatoio, nel secondo invece è iniziata una crisi profonda. Fino a dicembre eravamo una squadra, ma dopo l’eliminazione col Bayern in Champions sono spariti tutti, società compresa. In alcuni momenti difficili non c’era nessuno, ci siamo sentiti soli. Anche le leggende della squadra sapevano che non c’era niente”. 

L’errore fu esonerare Ranieri – prosegue Amauri – Il mister voleva certi giocatori, la società ne impose altri. Non ho mai capito perché lo mandarono via. L’ultimo anno mi hanno minacciato dicendo che mi avrebbero messo fuori rosa ed è ciò che è successo. Feci un braccio di ferro con chi comandava e fu un errore”.

Così invece sul biennio in granata: “Io avevo qualche perplessità sul tornare a Torino. All’inizio fu dura anche lì, la gente era contro di me. Al primo allenamento fui insultato dai tifosi, mi dissero che non ero il benvenuto perché avevo giocato nella Juve e perché avevo sempre segnato contro di loro. Gli spiegai che ero arrivato per dare una mano e che anche io avevo avuto problemi con la Juve… Sono stati due anni tranquilli, durante i quali ho sentito un grande appoggio”.
 

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