Marco Tajana: un presidente col quale faremo i conti?

L’Arcitaliano ha intervistato  il dottor Marco Tajana, presidente dei Knights Legnano, dopo una domenica importante. La mattina a Milano è  stato votato  dagli esponenti dei club lombardi (come indipendente) per rappresentare la Regione  di spicco dalla quale è passata la storia del basket nel governo del basket che uscirà dall’assemblea elettiva del 17 dicembre. Il pomeriggio era a Roma per cogliere il secondo successo in trasferta significativo che proietta la sua squadra per la prima volta al vertice del Girone Ovest della A-2. Il club dell’industrioso Alto Milanese ha bruciato le tappe con un progetto pieno di passione sportiva e contenuti innovatori , di marketing e tecnologia, che rappresenta non solo la nascita di un ancor giovane nuovo polo, di una comunità social ma anche un risveglio cittadino. L’intervista serve anche a conoscere meglio certi aspetti di questa variegata e pulsante realtà  del campionato di A-2 che con 32 squadre copre la Penisola rappresenta  Basket City e forse oggi non è solo il suo laboratorio ma riflette forse la sua dimensione.

Come è andata questa faccenda che la Fip voleva cancellare la A-2 e  poi dopo tre anni ci ha messo  ben bene il cappello sopra perché aveva bisogno di
riempire la sua Tv, costata una fraccata di soldi e di cui non si sa più nulla, e adesso può  essere il polmone del suo futuro se ben gestito?

La volontà era quella di accorciare la catena dei campionati accorpando A2 e B1 e ne è nato un ottimo prodotto.
 

Le caratteristiche peculiari di questa A-2 rispetto alla precedente di Bonamico?

Giocano per l’80 per cento elementi italiani, i due stranieri sono molto spesso di livello garantendo atletismo  e spettacolarità, copre tutto il
territorio italiano con 32 squadre creando un perfetto secondo livello rispetto alla A-1.

Le criticità che oggi vengono a galla?
L’unica promozione che crea poco ricambio con la A-1 è un collo di bottiglia per chi vuole salire.
 

Gli impianti obsoleti e che in molti casi non arrivano a 5000 posti strozzano un possibile nuovo boom del basket italico, in A-2 la situazione migliora o
peggiora?

Il problema non è la capienza, ma il fatto che gli impianti molto obsoleti non permettono uno sfruttamento dell’evento a livello commerciale adeguato.

Il rischio è quello di essere entusiasti ma poco alternativi, specie  con questa gestione politica e autoreferenziale della piramide di LNP che piace alla Fip
e troppo ossequiosa, fin da appiattirsi.

Ormai il nostro campionato si è affrancato e deve scegliere orari e collocazioni più funzionali alle proprie esigenze.

A voler essere almeno un pochino alternativi, cosa proporrebbe?

Intanto una cosa semplice: inizio della stagione a metà settembre, giocare a Santo Stefano e inizio alle partite alle 17.

E cosa sarebbe meglio abbandonare?

Non lo so.

Siccome la FIBA raccomanda alle federazione di puntare  più sulle arbitresse, che ne direbbe di una donna fissa nella terna di A-2, sarebbe anche un elemento per stimolare un interesse capillare delle donne e magari creare dei posti di lavoro?

Il problema è avere un congruo numero di donne, ma la cosa importante è avere metodi di arbitraggio omogenei.

Come è composto il pubblico della A-2, età media, sesso, tendenze da una regione all’altra?

Da noi 65% uomini e 35% donne, con età media attorno ai 40 anni.

L’attuale dirigenza LNP invece che sull’originalità e una penetrazione sui media ha puntato sulla seconda promozione col placet di Petrucci grato di avere questa sponda dalla sua, anche perché si tratta di una mossa politica per provocare panico o tensioni nella A-1 o dividerla.

Secondo me servirebbe fare sistema con la A-1 per generare più interesse intorno al nostro sport e non andare ognuno per la sua strada. Abbiamo la necessità di
avere una massa critica più grande per sviluppare certi progetti.

Ma è davvero  matura la A-2 al solo secondo anno di vita per una seconda promozione, o un mezzo suicidio?

E’ matura e farebbe bene anche sopra (LBA o Fip?, nda) per avere un maggior scambio di partecipanti tra i due campionati.

Negli ultimi anni chi sale dalla A-2 si assesta alla grande, ultimo esempio Trento: merito della A-2 o dalla qualità del singolo club come progetto e
organizzazione?

Merito sia della squadra sia del nostro campionato che ha inserito una serie di accorgimenti che permettono alle società di crescere.

Quale è il budget minimo e massimo della A-2 senza fare nomi e quello medio?

Minimo 600/700 mila, 1,5 milioni per vincere.

Siete dilettanti, questo vi agevola fiscalmente o vi incoraggia a stare a bagnomaria invece di fare vera impresa?

Il problema fiscale rimane e andrebbe gestito con una pressione insieme agli altri sport e al CONI sul Governo per una riforma di tutto il sistema sia sul costo
atleti, sia sulla deducibilità dei contributi pubblicitari per le aziende  sponsor.

La maggioranza dei 32 club è in mano a imprenditori e di quale fatta?

Non so rispondere.

I presidenti di A-2 in genere sono più tifosi, quanti conoscono il gioco e quanti sono arrivati per caso?

Non rispondo.

Avanza anche in A-2 l’idea dei consorzi?

Può essere un’ottima idea  ma deve esserci sempre un socio forte di riferimento che traina la società assumendosi determinate responsabilità.

Si sente levare frequentemente il lamento che qualche club fa il passo più lungo della gamba e poi inadempiente o irregolare negli stipendi, a discapito di quelli in regola: s’impone per combattere questo vizio un sistema di controllo?

Ad oggi ci sono i sistemi di controllo, il problema è che andrebbero utilizzati con maggior rigore e senza deroghe.

Come sono i prezzi della A per biglietti e abbonamenti, e che incidenza ha la biglietteria sul budget?

Per noi il botteghino incide per il 10%, per altre società arriva anche al 30%, parlo di piazze storiche come Bologna o Treviso.

Gli sponsor sono sempre più difficili da trovare, voi cosa gli potete offrire?

E’ fondamentale trasformare la partita in evento con un principio ben saldo, ossia che il tifoso è il nostro cliente e quindi dobbiamo fare tutto ciò serve per farlo divertire e stare al meglio perché è colui che paga. Lo sponsor deve a sua volta  essere coinvolto al massimo per rendere attiva la sua sponsorizzazione all’interno del progetto. E’ finito il tempo delle sponsorizzazioni passive.

Non avete trovato un accordo con la Rai per una partita fissa alla settimana, magari in una giornata con poco sport, come il venerdì sera?

Non ho seguito io la trattativa, penso che il meglio per noi è andare su Sky che oggi è il top per lo sport con km di vantaggio.

Legnano è una realtà paradigmatica, è partita dal basso, dopo un azzeramento e il ricordo di una grande tradizione nella A femminile, e con un progetto articolato: si tratta di un mood che si può replicare in altre realtà?

Penso proprio di sì ma alla base deve esserci un progetto e tanta passione con orizzonte temporale di medio periodo.

E’ stata dura partire con un impianto scolastico, come avete rimediato?

Cercando di farlo diventare il nostro Madison Square Garden, con attenzione a tutti i dettagli.

Voi avete anche 400 ragazzini e un accordo con un altro club per rappresentare l’Altomilanese, spicchio del nord dal punto di vista produttivo interessante e non una bassa periferia milanese.

Il progetto ABA (Associazione Basket Altomilanese) è la dimostrazione provata di come due squadre antagoniste a livello sportivo possono gestire un progetto in comune molto valido che ha prodotto 5 finali in 6 anni.

Una cosa bella l’azione scoppietante di co-marketing coi vostri 70 sponsor, ma anche con la città, ad esempio il legame forte per il Palio e la storia cittadina
che fa di voi una sorta di contrada.

Fondamentale è il radicamento con il territorio e le sinergie con tutte le eccellenze dello stesso per creare sempre di più volano di interesse.

Ogni lunedì mattina lei manda una newsletter via web ai propri tifosi che dicono la loro anche in materia tecnica.

Sì, è un’usanza che ho introdotto 10 anni fa e che permette a tutti i miei consiglieri di vivere da vicino la nostra società, compresa le partita della domenica e
diventa un ottimo punto di confronto.

Il consenso si acquista solo coi risultati e il tempo, oppure con operazione di marketing e comunicazione su elementi sensibili della società  che sta cambiando antropologicamente e culturamente e allo sport dà più importanza?

Il consenso si conquista con una programmazione a medio termine che mette la società e la sua crescita al centro, è ovvio che i risultati sportivi sono importanti
ma non devono essere troppi influenti sul processo di crescita perché diventa troppo pericoloso.

Quando le hanno offerto la presidenza, quale è stata la molla per accettare?

La passione per lo sport e l’amore per il basket.

Adesso vi trovate coinvolti all’improvviso, dopo 2 vittorie in trasferta di un ventello, in un discorso di promozione, o ne siete distaccati per il momento?

Per noi è il campionato dove dobbiamo stabilizzarci, l’esserci è una sfida complicata  e non facile rimanerci visto il lotto delle concorrenti.

Potreste diventare la seconda squadra di Milano?

Io penso che dobbiamo rimanere molto attaccati al nostro territorio e orgogliosi di questo.

Con la sua passione scalderebbe il cuore grande dei canturini: se le offrissero la squadra, sarebbe indifferente?

La passione per una squadra non si compra e senza passione non si va da nessuna parte.

La Lombardia ha fatto le primarie e lei è stato indicato come il  rappresentante delle 600 società lombarde, il 25 per cento del basket italiano, cosa le chiedono e cosa percepisce?

Percepisco  un grande senso di responsabilità perché andrei a rappresentare il 20% delle squadre italiane che appartengono e una regione che ha fatto la storia
del basket, se eletto sarò a disposizione per farmi ambasciatore delle esigenze delle squadre lombarde e di ogni centimetro del territorio.

Dalla spartizione ineffabile delle poltrone “Manuale Cencelli” a occhio e croce potrebbe uscire un consiglio federale inesperto, ma sempre meglio di eventuali maneggioni di professione.
Non conosco ancora i candidati.

La battuta facile: “Cosa va a fare un quotato e giovane commercialista a Roma? A fare i conti!.. “

Vado a cercare di dare un contributo fattivo per la crescita del movimento perché il basket secondo me ha grandi potenzialità inespresse.

In cosa potrebbe dare nello specifico il suo contributo?

Il poter rappresentare laddove si decide e si comanda le esigenze dei club, in altre parole le istanze di chi vive sul campo e quindi percepisce direttamente
di cosa ha bisogno.

Lei ha sempre sostenuto che i club sono troppo tassati e che i costi dei cartellini(NAS) introitati dalla Fip schiacciano i club e sono ingiusti, perché si deve pagare anche per il cartellino degli stranieri?

Condivido il sistema dei NAS ma andrebbe rivisto e corretto dopo 10 anni dall’entrata in vigore, ci sono molti aspetti migliorabili.

Proposta: non sarebbe meglio riconoscervi un cartellino per gli stranieri al momento che li prende un altro club, soprattutto in Europa, o almeno di quelli che portate per primi in Italia?

Non rispondo.

A cura di ENRICO CAMPANA

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