L’Eurolega denuncia la FIBA alla Commissione Europea

L’Eurolega, emanazione dell’Uleb (Unione delle Leghe Europee Basket) organizzatrice anche dell’Eurocup (in totale 60 fra le migliori squadre europee, ma solo 11 licenze,fra cui l’Armani Milano, sono state acquistate), ha denunciato alla Commissione Europea la FIBA e FIBA Europa che spingerebbero i club a rinunciare alla manifestazione.
 
“Questo – si legge nel comunicato emesso da Barellona – in seguito alle ripetute pressioni che i club europei ricevono da parte della Federazione internazionale e le sue affiliate nazionali (leggi Federazioni) a rinunciare alla competizione che dal 2000 i club europei gestiscono attraverso  l’Euroleague. Con questa denuncia l’Euroleague intende garantire che i club, giocatori e arbitri possano decidere liberamente di scegliere il torneo che considerano opportuno, senza essere oggetto di minacce o pressioni”.
Per rafforzare la sua tesi l’Euroleague  ha raccolto e allegato notizie, articoli e servizi pubblicati nell’ultimo mese in cui “i rappresentanti della FIBA minacciano o insinuano possibili sanzioni e penalizzazioni  a differenti  gruppi professionali condizionando la partecipazione a una competizione piuttosto che un’altra”.
 
L’Euroleague ha ricordato anche “che dal 2000 le competizioni organizzate dalla FIBA e dall’Euroliga hanno coesistito in maniera positiva per lo sviluppo del basket fino a quando la FIBA nel 2012 ha rotto unilateralmente l’accordo sottoscritto nel 2004”.
L’Euroliga ha confermato da parte sua che “continuerà a sviluppare il progetto annunciato nel novembre 2015 di un restyling dell’Euroliga e dell’Eurocup allo scopo di migliorare il livello della competizione”.
 
Il nuovo format prevede la riduzione da 24 a 16 squadre, con 11 licenze già assegnate: Real Madrid, Barcellona, Laboral per la Spagna, Panathinaikos e Olympiacos per la Grecia,  Fenerbahce e Efes per la Turchia, Cska Mosca per la Russia, Maccabi per Israele, Armani Milano per l’Italia e Zalgiris Kaunas per la Lituania. Gli altri cinque posti saranno assegnati  a tre wild card di Francia, Germania, alla vincitrice del torneo di qualificazione a settembre e alla vincitrice dell’Eurocup. Questo significa che i vincitori dei due maggiori campionati, Spagna e Italia, non avranno diritto di partecipazione. Niente più gironi eliminatori, girone unico a 16 squadre di andata e ritorno, playoff per designare le quattro  delle Final Four.  Si parte dalla prossima stagione. Sull’evento è stato annunciato un investimento degli americani della IMG che saranno responsabili del marketing e dei diritti Tv di circa 900 milioni per 10 anni (il partner potrebbe essere Fox, che vanta la rete mondiale più capillare?), con un fisso di 3 milioni minimo per stagione più incentivi su ogni singola vittoria e il piazzamento finale.
 
La FIBA ha annunciato invece per il  2016-2017 l’European Champions League che sarebbe appoggiato da 13  leghe fra cu Francia, Italia, Turchia, Grecia, Israele, Lituania, Belgio, Polonia e Repubblica Ceka.La formula prevede la partecipazione di 32 squadre per merito sportivo  con gironi eliminatori e gare di andata e ritorno e la Final Four per la conquista del trofeo. L’investimento è di 35 milioni all’anno (attraverso premi di risultato) contro i quasi 90 dell’Euroleague, per chi fa impresa  la scelta non si pone nemmeno.
 
C’è poi ci sono due altri aspetti per cui una frattura netta non conviene a nessuno dei due duellanti: il calendario e la disponibilità dei giocatori. In mancanza di una pax  l’Euroleague potrebbe giocare due volte la settimana e occupare anche la domenica, il giorno dei campionati nazionali che ne avrebbero un danno. Per quanto riguarda i giocatori dal 2017 la FIBA ha previsto una serie di 9 finestre per le qualificazioni alla World Basketball Cup  dl 2019 in Cina e i proprietari dei club di Euroleague potrebbero non concedere i propri giocatori, come farà la NBA. E e Federazioni e il CIO nazionale se la sentirebbero di squalificarsi, andare contro una causa e e leggi europee e l’impopolarità degli appassionati?. Lo scenario è simile a quello del tennis quando negli anni settanta un gruppo americano (WTT) mise sotto contratto i migliori giocatori al mondo boicottando Wimbledon. Il torneo ebbe un vincitore modesto ma anche nuovi picchi di affluenza, però dopo alcuni mesi intervenne un accordo e fu la nascita del boom del tennis   oggi  controllato dalle associazioni dei giocatori professionisti (ATP per i maschi e WTA per le donne).
 
La posizione dell’Italia  in prima linea in questa che per ora è un sorta di “battaglia navale”, con Petrucci nei panni di Orazio Nelson, è la seguente: la FIP in due occasioni ha emesso un comunicato a margine del Consiglio federale su questa materia (alla voce comunicazioni del presidente, niente voto) precisando che le squadre italiane potranno partecipare eclusivamente alle manifestazioni della FIBA, nel rispetto delle norme del CONI. In realtà non c’è stata mai una nota ultimativa in tal senso del CONI stesso: la materia legale comunitaria  è complessa delicata, soprattutto dopo il caso Bosman e il diritto al lavoro  anhe in questo caso potrebbe essere impugnato da qualsivoglia sconosciuto gocatore e c’è anche l’aspetto del diritto d’impresa e il conflitto con la legge anti-trust tanto più quado il soggetto  monopolista è un’organizzazione sportiva finanziata dallo Stato, come le Federazioni e i Comitati Olimpici nazionali che dipendono dal Governo.
 
Nella comunicazione ufficiale FIP, inoltre,   non si è invece mai fatto cenno alla posizione particolare  dell’Armani, anche se Gianni Petrucci in un’intervista ha parlato di rispetto di un contratto preesistente fra il club milanese e l’Euroleague fino alla sua scadenza (sembra fra due anni). Come è possibile fare un’eccezione, ancor più nel caso che il gruppo Armani vestisse nuovamente la delegazione italiana a Rio?
 
Il presidente di Lega Marino che ha accompagnato Petrucci  alle riunioni con la FIBA nelle scorse settimane ha valutato invece positivamente il progetto della FIBA  auspicando però in un’intervista alla Tv di San Marino di aver scritto una lettera nella quale “invito  Baumann e Bertomeu (segretario generale della FIBA e executive Eroleague) quali persone intelligenti a trovare un accordo davanti a un bicchiere di vino o di birra (sic…) per il bene del basket” e proponendo –  sua sponte-  le wild card per gli arbitri oltre i 50 anni. Iniziativa del tutto incomprensibile e fuori dall propria sfera d’azione.
 
All’assemblea di Milano nelle giornate di Coppa Italia la sua posizione però non è stata messa ai voti, ma su questo aut aut spinosissimo i club hanno deciso di prendersi il giusto tempo per valutare i progetti. Marino sa di essere in scadenza,  indebolito da una frattura interna (8 voti favorevoli, 8 contrari) e al doppio-incarico di presidente di club e dell’organismo con un compenso di 120 mila euro  che non ha precedenti. Per questo raccontano che potrebbe lasciare nei prossimi giorni. L’ha fatto intendere forse ai microfoni della Rai dopo la finale Armani-Avellino: “In questo momento parliamo solo di basket, godiamoci la bellezza di questo sport,  da martedì parleremo di politica al ritorno a Brindisi”.
 
 L’imprenditore del ramo auto (con 90 dipendenti, sottolinea lui) sembra proprio deciso a scendere in campo per la poltrona di sindaco  della sua città dal momento  che il commissariamento prefettizio ha deciso di gestire la situazioni di crisi del Comune di Brindisi e la politica auspica elezioni a breve termine nel segno di un dialogo sociale per risolvere i molti problemi urgenti e dare impulso allo sviluppo. Ovviamente a Marino mancherebbe il  tempo per occuparsi della presidenza di Legabasket   e si concentrerebbe  però quella della sua squadra (Enel Brindisi)  con un palpabile problema di conflitto di interessi, anche se le norme non sono chiare e il sindaco di Venezia vota in Lega per la sua Umana Reyer e Gianni Petrucci presidente Fip è sindaco di San Felice del Circeo.
 
A cura di Enrico Campana
 

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