De Raffaele: “Milano, fu uno scippo”

Giovedì sera prenderà il via la semifinale scudetto tra Milano e Venezia, sfida su cui pochi avrebbero scommesso qualche settimana fa.
 
“Come è avvenuto questa metamorfosi? Ci sono due premesse da fare – spiega alla Gazzetta dello Sport il coach dei lagunari De Raffaele, subentrato a Recalcati – All’inizio abbiamo subìto la pressione delle eccessive aspettative riposte da tifosi e addetti ai lavori sulla squadra dopo la semifinale dell’anno passato. Poi abbiamo patito i tanti infortuni che a turno ci hanno tolto giocatori importanti, una problematica che non siamo mai riusciti a risolvere fino agli innesti di tre giocatori nuovi che hanno cambiato il volto della squadra insieme all’aspetto tattico. Peraltro le difficoltà ci hanno compattato spingendoci a vincere la trasferta di Trento, che ha svoltato la nostra stagione, con gli uomini contati».
 
De Raffaele ha un conto in sospeso con Milano che gli tolse uno scudetto da giocatore in quella famosa gara-5 del 27 maggio 1989, quando gli arbitri a gara finita annullarono in canestro vittoria di Forti: “A quasi 27 anni da quella partita, sarebbe grottesco cercare una vendetta personale. Il tempo lenisce ogni ferita anche se quella fu molto profonda. Ancora adesso ricordo tutto come fosse ieri, giocai 5’ per dare fiato al titolare Fantozzi. Subimmo uno shock che ci portammo dietro per molto tempo. Un disagio psicologico per tutti. Fu una partita particolare, quel canestro fuori tempo, annullato quando eravamo nello spogliatoio a festeggiare, è stato uno scippo che ha condizionato le carriere di alcuni di noi meno esperti e meno talentuosi. Io avevo 20 anni e bene o male sono andato avanti, giocando in
serie A1 e A2 per altri 7 anni. Ricordo ancora che dopo quella finale continuammo ad allenarci perchè c’era in ballo un ricorso per la posizione irregolare di Albert King, americano di Milano, rimasto in campo dopo il quinto fallo. Ma non successe nulla. Fu una grande amarezza. L’unico aspetto positivo è che ancora oggi vengono ricordati i nostri nomi come perdenti, nello sport succede di rado”.

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