Campana e le prospettive future dell’Olimpia Milano

Un fattore che sta creando grandi problemi in casa Olimpia è l’ingordigia di mercato di stampo minucciano. Oltre al trio della nuova leva azzurra Pascolo, Abass, Fontecchio, fonti informate mi dicono che doveva arrivare anche Della Valle non fosse che all’ultimo momento i 400 mila euro vennero considerati una spesa  troppo alta. Mi chiedo se Petrucci e Messina faranno ancora i complimenti all’Olimpia a fine stagione quando si tratterà di ricostruire la personalità di questi giocatori del tutto spersonalizzati per la nazionale? Soprattutto in questo prossimo Europeo da utilizzare come una tappa utile al ricambio senza pensare alla medaglia, in quanto l’evento non serve da qualificazione per europei, mondiali e Olimpiadi e bisogna invece ragionare saggiamente in previsione delle qualificazioni dei mondiali del 2018-19 dove la NBA non manderà Gallinari e Belinelli.

Per la nazionale azzurra verrà allo sconto anche la posizione di Messina, oggi in uno strano limbo. Il contratto scade a giugno, come quello del suo mentore Popovich che si deve occupare della nazionale USA che coi  nuovi meccanismi olimpici per la prima volta farà le qualificazioni e utilizzerà anche giocatori non-NBA sparsi per il mondo. Con l’arrivo a San Antonio di Monty Willams, il supercoach paludato per ora da vicepresidente, si potrà capire fra qualche mese se Messina potrà avere la sospirata panchina. Difficile, da anni non allena più e inoltre vanno di moda gli assistant in carriera ma quarantenni. Ragionando per logica, siccome non ho la pretesa di essere un oracolo, credo che Messina abbia accettato di tenere un piede nella nazionale sapendo benissimo che però, se pretendesse un compenso economico, dovrebbe fare i conti con la esclusiva con gli Spurs. Aspetta quindi una proposta dagli Spurs, dopodichè da buon manager nel caso non coronasse il suo sogno di essere il primo allenatore europeo ad allenare nella NBA è chiaro che cambierà  prospettiva. Per chiudere, a 57 anni, la sua carriera in bellezza in Europa e quindi sarà lui il coach dell’Olimpia della prossima stagione.

Il feeling fra “P & P” (Petrucci e Proli) è saldissimo, addirittura ostentato nonostante la loro popolarità sia in ribasso, e sfocerà in un triangolo matrimoniale scontato, prestigioso, salvo poi a verifica del campo. Paradossalmente proprio per questo Repesa è in una bolte di ferro. A Proli conviene tenerlo per non dover cercare un altro allenatore che certamente c’è e si chiama Recalcati, ma sapendo che Jasmin potrebbe essere un utile parafulmine  e per scaricare l’ira dei tifosi e i buffetti della critica dice che non si tocca. Sarà vero? Continuerà a marciare sul piano inclinato?

Intanto Jasmin nella bufera sembra il fante “giap” uscito dalla foresta, si guarda attorno e non si accorge di essere in una realtà che più non conosce. Basta difatti leggere i suoi commenti post-partita soporiferi, sono spariti l’invettiva e l’anatema contro i “lavativi” e difende persino l’indifendibile Raduljica soverchiato della sua sensibilità… Alle critiche risponde che non capisce, sono esagerate, che bisogna affrontare la situazione con la dovuta calma e lui lo farà.

“E’ una sconfitta frustrante per tutti –  ha detto il serbo-croato sul sito di Euroleague – perché ci abbiamo provato, ma la vittoria non è arrivata. Sono ancora determinato a uscire da questa situazione ma abbiamo bisogno di mantenere la calma. La pressione è alta, perché l’Olimpia è una grande organizzazione e le aspettative sono molto alte. La pressione è enorme, alcuni dei nostri ragazzi la sentono e  Raduljica probabilmente più di chiunque altro, perché ovviamente non è certo il giocatore che stiamo vedendo”

E perciò ripeto, col dovuto rispetto, per la persona e il tecnico con la sua storia, quando un allenatore non si rende conto di quelli che sono i problemi tecnici, come ad esempio che lo scollamento è totale, che queste 10 sconfitte nell’ultimo mese e mezzo, sono dovute principalmente alla difesa-colabrodo (88 punti di media, la peggiore dell’Euroleague), la coperta di Linus non basta per rianimarsi, ed è venuto meno anche l’attacco, “un allenatore che non capisce non serve a niente”. E, aggiungo oggi, men che meno piace ai giocatori la cui caduta del valore di mercato con altri insuccessi e critiche significa perdita economica fra premi mancati e minori possibilità di trovare altre società generose come quella di Re Giorgio.

A cura di Enrico Campana

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